La Meloni va presa sul serio sul premierato – di Domenico Galbiati

La Meloni va presa sul serio sul premierato – di Domenico Galbiati

Va presa sul serio Giorgia Meloni. E le va riconosciuta l’onestà intellettuale di chiamare il premierato, a chiare lettere, “madre di tutte le riforme”. Questo, per contro, implica che coloro che vi si oppongono, lo contrastino, a loro volta, in modo altrettanto diretto e radicale, come “madre di tutte le battaglie”. In altri termini, la Presidente del Consiglio dice con franchezza quale sia la matrice della cultura politica che le appartiene e da cui fa derivare la complessiva impronta della sua azione politica.

Insomma, è chiaro con chi abbiamo a che fare e quale sia la postura ideale che la Meloni avanza come “cifra” caratteristica dell’ egemonia culturale che la destra cerca di conquistare. Manca l’annuncio dell’ “uomo nuovo” che rappresenta il necessario complemento ed il punto d’ approdo di ogni ideologia, che, in quanto forma emblematica di “pensiero unico”, non può mai rinunciare a delineare un proprio paradigma antropologico. Ma di questo passo non tarderà l’appello all’ “italiano” tutto d’un pezzo, icona di una nuova Italia.

Senonché, siamo di fronte ad una cultura politica schiettamente di impronta autoritaria e sostanzialmente illiberale.
Il “premierato” viene reclamizzato come l’ occasione per rendere al cittadino l’ autorevolezza del suo voto, ma è, invece, vero esattamente il contrario. La delega quinquennale all’ “uomo solo al comando” rappresenta l’ umiliazione dell’ elettore, un palese atto di sfiducia nei confronti del popolo italiano, la concessione di una delega che, per quanto venga espressa anche sulla scorta di un programma, costituisce una concessione di credito unilaterale ad un “capo” che, di fatto, assorbe sostanzialmente in sé’ quella sovranità che la Costituzione assegna al popolo e, dunque, appartiene a ciascun cittadino e va esercitata entro un sistema bilanciato di pesi e contrappesi, secondo una logica di separazione dei poteri incardinata sulla centralità del Parlamento e sul ruolo di arbitro e garante del Presidente della Repubblica.

Ovviamente la nostra opposizione alla riforma costituzionale proposta dal governo Meloni è riferita al merito sistemico ed istituzionale della questione e, cioè, vale di per sé, a prescindere dall’ appartenenza politica di chi avanza la proposta o di chi, eventualmente, ne incarni il ruolo, fosse oggi la destra o domani la sinistra. Va, peraltro, osservato come sia del tutto illusoria la pretesa di governare contesti sociali fortemente integrati attraverso processi di centralizzazione del potere.

In altri termini, il premierato, come il cosiddetto “Sindaco d’ Italia” sono oggi soluzioni disfunzionali che pagano dazio ad una sostanziale incultura politica. Ma su questo si renderà necessario tornare.

Domenico Galbiati