Molti nemici, molto onore

Molti nemici, molto onore

Pubblicato su www.politicainsieme.com

Ergersi vittima di ventilati complotti, evocati allusivamente, senza mai dire nulla di più nel merito, è una modalità costante nella comunicazione di Giorgia Meloni. Il che, provaci una volta e poi l’altra e poi l’ altra ancora, sa molto di retorico. E profuma di auto-compiacimento.

Per un verso la si può ritenere una postura di comodo, un modo per mettere le mani avanti ed additare, fin d’ora, sfuggenti, opachi e nebulosi nemici come causa di possibili défaillances dell’ azione di governo. Cosa che le permette, altresì, di atteggiarsi ad “amazzone senza macchia e senza paura”, osteggiata da poteri oscuri che non osano sfidare apertamente la sua autorità per cui strisciano viscidi nell’ ombra. Eppure vittimismo e complottismo non sono – o almeno, non sono soltanto – costruzioni studiate ad arte per una determinata strategia comunicativa. In un certo senso, riecheggiano uno di quei motti che la liturgia della “mistica fascista” dipingeva sulle facciate degli edifici, come monito per il nuovo italiano spavaldo e guerriero che il regime preparava per l’ ardimentoso cimento della pugna: “Molti nemici, molto onore”.

Non che oggi, nessuno, tanto meno Giorgia Meloni, sia incline a pensare idiozie del genere. Eppure, ci sono sfumature che persistono nel sentimento di una determinata memoria storica e se, pur non vengono più espressamente concettualizzate in termini di cultura politica in un tempo che le troverebbe ridicole, restano lì appese nell’ immaginario collettivo di una certa tradizione, come la coda sfuocata di una cometa che, pur tramontata, lascia una traccia di sé nel cielo.