Giorgia Meloni, i suoi e la responsabilità

Giorgia Meloni, i suoi e la responsabilità

Molto ci sarebbe da chiosare per la conferenza stampa di Giorgia Meloni. Ma viviamo ancora lo spirito natalizio e non è il caso di turbarlo. Certi comunque che non mancherà occasione di ritornare su taluni aspetti che non possono essere lasciati cadere per quanto riguarda i contenuti, il metodo di analisi e persino il linguaggio utilizzato in occasione di taluni passaggi davvero rivelatori, e troppo lontani da quell’idea di politica che noi abbiamo. Sorvoliamo sul sovrabbondare dell’IO e sull’abbandono a critiche personali che, francamente, stonano con l’appuntamento con la stampa di fine anno da parte del Presidente del consiglio la quale avrebbe ben altro cui pensare piuttosto che “togliersi dei sassolini dalle scarpe”. Restiamo lontanissimi dall’idea di politica cui siamo stati educati, ma sembra proprio che ce ne dobbiamo fare una ragione.

Intanto, limitiamoci a dire della condivisione del discorso di Giorgia Meloni allorquando ha parlato del senso di responsabilità che manca anche tra le sue stesse fila da parte. Noi andiamo oltre constatando, e non lo facciamo da oggi, che molto del personale politico, di tutte le posizioni, dà spesso la sensazione di non aver capito bene il carico civile e civico che si assume nel momento in cui è incaricato di svolgere una funzione pubblica.

E’ una lunga questione irrisolta quella delle qualità della classe dirigente italiana. Risale addiruttura nella nascita unitaria del Paese di oltre un secolo e mezzo fa. Soprattutto i grandi meridionalisti, tra cui Sturzo e Salvemini, ma anche personaggi come Gobetti, scrissero pagine profonde su una carenza endemica che ha finito per travalicare ogni dimensione regionale o locale e divenire una vera e propria emergenza nazionale, che ancora persiste.

E che non si risolverà fino a quando i più consapevoli, e le più consapevoli, tra chi ha funzioni di guida non riusciranno ad essere conseguenti, costi quel che costi.

Ora, nel caso dell’on Pozzolo era così evidente un comportamento sbagliato, e non confacente con le funzioni lui affidate, è stato facile sospenderlo dal partito e farlo diventare la “pietra di scandalo” esemplare. Ma in questo primo anno di governo alcuni altri, ed altre, avrebbero meritato provvedimenti altrettanto esemplari per confermare e consolidare l’intenzione di voler seguire un modo diverso di fare e di dimostrare con i fatti una visione politica altra differente da quella corrente. Così non è stato. Per tanti motivi, per carità. Ma giusti o sbagliati che fossero il risultato è che anche su alcuni chiamati da Giorgia Meloni ad assumere responsabilità ministeriali resta il quesito che ponevamo sull’applicazione dell’art 54 della Costituzione che chiede “disciplina e onore” ai chiamati alla gestione della cosa pubblica (CLICCA QUI).

Una qualche incoerenza, a proposito del modo di ragionare della Meloni, che lo ripetiamo sulla dichiarazione di principio è da condividere, è da ravvisare quando sostiene che il Ministro Salvini non sia tenuto a rispondere dello scandalo Anas in cui sono coinvolte persone a lui molto vicine. Proprio per quello, infatti, il Ministro dovrebbe rispondere. In considerazione, in più, che si tratta di vicende afferenti un ente pubblico da lui dipendente.

Infine, c’è da sperare che Giorgia Meloni riveda la decisione, annunciata anche un eccesso di tono di sfida per la rivale Schlein, di presentarsi alle prossime elezioni europee ben sapendo che dovrà continuare a svolgere le funzioni di Presidente del consiglio e di guida suprema del suo partito.

La responsabilità, soprattutto quella politica, consiste anche nel non prestarsi al poco commendevole comportamento di prendere il giro gli elettori. E questo, ancora una volta, vale per tutti.