Le donne e il “patto” per l’ambiente

Le donne e il “patto” per l’ambiente

Stati generali delle Donne – Alleanza delle Donne – ADA odv associazione donne ambientaliste in collaborazione con Fenco – Federazione Nazionale dei Diplomatici e Consoli Esteri in Italia intervengono in occasione della Cop28 di Dubai dedicato ai cambiamenti climatici con il seguente documento.

La civiltà dei combustibili fossili è in crisi, ed è proprio in questa occasione che possiamo esprimere la voce delle donne impegnate in Italia e in tutti i Paesi del Mondo, a vari livelli di responsabilità, per costruire e diffondere ogni giorno azioni e nuovi stili di vita.

Occorre creare un’alleanza con le Istituzioni, gli Enti territoriali, il mondo associativo e formativo, i movimenti giovanili, gli Ordini Professionali, le organizzazioni dei consumatori, i gruppi di acquisto solidale, le organizzazioni che lavorano nel settore dell’agricoltura sociale e dell’accoglienza, i produttori locali del cibo, distributori e trasformatori, il sistema delle imprese, per promuovere azioni concrete e insieme dare priorità agli sforzi per accelerare la riduzione delle emissioni attraverso una pragmatica transizione energetica, riformare l’uso del suolo e trasformare i sistemi alimentari.

Il cambiamento climatico e l’uguaglianza di genere sono indissolubilmente legati, con le donne che spesso sopportano gli oneri maggiori. Raggiungere la giustizia climatica richiede il riconoscimento delle diverse esperienze e vulnerabilità insite nelle norme e nelle disuguaglianze di genere. Sta a noi difendere e costruire sistemi più equi in grado di trascendere le differenze e le disuguaglianze. È imperativo che i governi, le organizzazioni internazionali, la società civile, le aziende e gli individui lavorino insieme per affrontare il cambiamento climatico e l’uguaglianza di genere contemporaneamente per creare un futuro più equo e sostenibile. Solo così facendo possiamo garantire un futuro giusto e resiliente per le nuove generazioni e cercare di far fronte al dramma strutturale della violenza, che ha la stessa matrice nei riguardi delle donne e della Madre Terra.

La cura della Madre Terra è una sfida globale decisiva che, se non debitamente affrontata, finirà per rendere impossibile la vita sulla Terra così come la conosciamo. Viviamo infatti in un tempo segnato da una profonda crisi ecologica di origine antropica e solo cambiamenti drastici e radicali potranno mitigare gli effetti dell’inquinamento, il riscaldamento eccessivo, la crescente scarsità di acqua, lo scioglimento dei ghiacci, fattori che esercitano un notevole impatto sulla vita di milioni di persone e su territori fragili creando danni a vari livelli, influenzando fortemente e negativamente anche le attività economiche e la vita sociale. L’avanzare dei cambiamenti climatici ridurrà lo sviluppo economico e causerà danni rilevanti a città, imprese, produzioni agricole, infrastrutture.

La transizione verde è infatti un processo sistemico che interessa tutti i saperi, per questo è necessario promuovere soprattutto tra i giovani la consapevolezza e l’interesse attorno a temi che ci coinvolgono direttamente. Verso un cambiamento innanzitutto culturale.

Non c’è più tempo per una transizione ecologica graduale, occorre agire subito.

le nuove generazioni devono sviluppare quelle sensibilità più volte indicate da Papa Francesco e dal Presidente Mattarella come indispensabili per trasformare comportamenti individuali e sociali nel senso della conversione ecologica, così da evitare all’umanità i disastri che già vediamo accadere a causa dell’insostenibilità del sistema socioeconomico attuale.

Occorrono politiche pubbliche coraggiose e lungimiranti, volte a prendersi cura soprattutto di chi rischia di pagare il prezzo di una transizione non adeguatamente gestita.

Molto possiamo fare nelle nostre case, ad esempio, per ridurre gli impatti ambientali dei consumi alimentari delle nostre città e delle catene produttive e distributive. Cosa e come mangiamo, quanto sprechiamo, da dove vengono i cibi che consumiamo.

Possiamo fare molto per migliorarci: ridurre gli sprechi alimentari, favorire il collegamento tra le produzioni agricole del territorio e l’offerta di cibo in città, promuovere stili di alimentazione sani, in particolare per i bambini/e e i ragazzi/e, i più esposti alla martellante propaganda del cibo lavorato, promuovere la produzione di cibo a chilometro zero destinato all’autoconsumo negli spazi urbani.

Possiamo fare molto nelle attività educative nelle scuole con le nostre associazioni e i nostri circoli per esplorare con i bambini e le bambine il mondo della natura in modo divertente e

educativo, mostrando entusiasmo e curiosità e coltivare valori importanti come la gentilezza, la solidarietà, la condivisione, il rispetto per l’altro/a e per tutti gli esseri viventi.

Possiamo fare molto sostenendo le sorelle e i fratelli che vivono nel sud del mondo. Il popolo indigeno rappresenta na piccola percentuale di persone che però custodiscono l’80% della biodiversità globale, un tesoro inestimabile per il futuro.

Eppure secoli di colonialismo e acculturazione forzata hanno fatto sì che i popoli indigeni venissero bistrattati, limitati in aree protette o peggio ancora uccisi.

Dobbiamo ribadire che la diversità di culture dei popoli indigeni è un diritto inalienabile che non è possibile trasgredire e i popoli indigeni devono poter avere il controllo della propria terra, coltivare, praticare caccia, pesca e raccolta secondo le proprie esigenze e decisioni perché hanno la chiave per un approccio più sostenibile alla vita, in quanto da sempre praticano l’economia della natura e della sussistenza dove risiede la risposta per nutrire il pianeta e la partecipazione di tutti per il bene comune.

I popoli indigeni ci insegnano da sempre che tutto è connesso e che prenderci cura di tutte le creature è il dono più grande che ci è stato fatto rispettando le diversità e le conoscenze tradizionali per creare un futuro migliore che non lascia indietro nessuno.

La proposta

Nel contrasto al cambiamento climatico dobbiamo agire sulla base dei dati scientifici sempre più accurati e attraverso la collaborazione tra tutte le parti interessate nonostante lo scetticismo dei consumatori generato dal greenwashing e dall’ l’ansia- soprattutto nei giovani – derivante dalla crisi climatica e la frustrazione per la mancanza di informazioni affidabili e pertinenti che guidino le azioni per il clima.

Molte di noi ritengono che l’effetto colibrì delle azioni individuali non sia più sufficiente di fronte alla portata dell’emergenza climatica odierna e che le imprese, percepite come responsabili di una parte del problema, abbiano più capacità di avere un impatto più rapido e su larga scala e quindi si sentono impotenti di fronte all’impatto del cambiamento climatico, al punto da scoraggiare qualsiasi azione.

Noi donne del Patto delle Donne per il Clima e l’ambiente, verso la Cop 28 ci ispiriamo al Manifesto “Potenziare il cambiamento: una petizione ispirata alla Laudate Deum e alla Laudato Si’ per la COP28” e riaffermiamo i seguenti punti:

  1. Accelerare la transizione verso l’energia pulita e renderla giusta
  2. Impegnarsi per accordi concreti e vincolanti
  3. Sviluppare e attuare un Trattato di Non Proliferazione dei Combustibili Fossili.
  4. Abbracciare la dimensione umana e sociale
  5. Evitare ritardi: si agisca ora
  6. Riconoscere la natura interconnessa della crisi
  7. Garantire trasparenza, finanziamenti per il clima e supervisione attraverso meccanismi per monitorare i progressi, le perdite finanziarie e i danni, finanziare i flussi per l’adattamento e la mitigazione e ritenere le nazioni responsabili dei propri impegni.

Il tempo sta finendo. La giustizia climatica si ottiene attraverso l’equa distribuzione delle fonti energetiche in processi territoriali democratici attraverso una vera conversione all’ecologia integrale che include, a partire da noi, cambiamenti nell’organizzazione, nella proprietà e nella distribuzione dei sistemi di produzione e consumo di energia.