Governare con arroganza

Governare con arroganza

Ha fatto fermare il treno a Ciampino perché andava “a lavorare”. Lo ha fatto per il popolo italiano, per “far sentire la presenza dello Stato”. Quella presenza che milioni di pendolari ogni giorno vorrebbero veder materializzare sugli affollati e ritardatari treni e, magari, formati da carrozze adeguate.

Purtroppo, la pezza che il ministro Lollobrigida ha provato a cucire sul buco ha avuto l’effetto opposto. Confermando che al Governo c’è gente che si nutre solo di sfacciataggine ed arroganza e a cui manca persino il senso del ridicolo. E non ricorda la massima: “un bel silenzio non fu mai scritto”.

Avremmo fatto volentieri a meno d’intervenire nuovamente su uno spiacevole episodio se non stesse diventando un motivo di ulteriore frizione nella stessa maggioranza. Strumentale, per carità, non siamo così schiocchi da pensare che ci sia un rigurgito di serietà. Si tratterà sicuramente di un fuoco di paglia. Ma mentre Tajani e i Fratelli d’Italia si e ci dicono che la vicenda è già archiviata, la Lega non si lascia scappare l’occasione per punzecchiare di nuovo Giorgia Meloni prendendo di mira il cognato ministro. E’ il capogruppo dei leghisti al Senato, Massimiliano Romeo, infatti a parlare di comportamenti da evitare. E lo fa ben sapendo che sulla questione dovrà essere Matteo Salvini a intervenire in Parlamento, da titolare del Ministero dei trasporti, dopo la richiesta di un’informativa urgente.

I sondaggi di queste ore parlano chiaro: questa storia non è stata gradita. Ma non se ne farà di nulla, mica siamo in un paese serio. Sarà in ogni caso “divertente” vedere se, e come, sarà sancito il diritto di chiunque a fermare un treno a seconda delle proprie necessità. Purtroppo, la sfacciataggine e l’arroganza non si ferma ai soli esempi che vengono dal Ministro Lollobrigida. E lasciamo perdere tutta la “parentopoli” che sta emergendo giorno dopo giorno in maniera impietosa. Una cosa davvero indecorosa, ma ovviamente giustificata dal Merito che, però, guarda caso, riguarda solo i “Parenti” d’Italia.

Un’altra conferma è venuta dalla iperbolica idea del Presidente della VII commissione parlamentare della Camera dei Deputati, che si dovrebbe occupare di Cultura, Scienza ed Istruzione, Federico Mollicone, di “convocare l’editore della 7 Urbano Cairo e Lilli Gruber in merito a supposte carenze di pluralismo da parte dell’emittente, in generale, e della trasmissione 8 e Mezzo, in particolare. peccato che Mollicone non possa convocare nessuno su questo tema. Almeno per ora, giacché Minculpop non è stato ancora rimesso in piedi ufficialmente. Semmai, ma anche in questo caso non è compito suo, andrebbero convocati i direttori dei telegiornali del servizio pubblico oramai diventati direttamente dipendenti, e quasi in maniera esclusiva, della Presidenza del Consiglio. Peccato che il canone è pagato dagli italiani. E sarà il caso di ricordare che per Giorgia Meloni ha votato quella che, pur sempre, resta una limitata minoranza degli italiani.

Tutto dipende dal manico e la conferma l’ha data ieri in Parlamento la stessa Giorgia Meloni probabilmente convinta di parlare ancora nelle sezioni del Msi, e poi di Alleanza Nazionale, della Garbatella o di Colle Oppio. Quando ha risposto alla domanda di Matteo Renzi su quel costo dei carburanti su cui la stessa Meloni prometteva fuoco e fiamme alla guida di una vettura mentre si riforniva ad un distributore. Ebbene, da Presidente del Consiglio, non può pensare di cavarsela tirando in ballo i rapporti personali del capo di Italia viva con il principe Bin al Salman quando sa benissimo che non è quello il punto. Non si è trattata solo di una stupida risposta a Renzi, ma anche un insulto alla intelligenza degli italiani.