Salario minimo e Sanità per un’esistenza dignitosa – di Massimo Maniscalco

Salario minimo e Sanità per un’esistenza dignitosa – di Massimo Maniscalco

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosa”.  Articolo 36 della Costituzione.

Questa dizione intende stabilire che, oltre a remunerare un fattore della produzione, la retribuzione deve essere sufficiente ad assicurare al lavoratore un trattamento atta a rimuovere “gli ostacoli di carattere economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (articolo 3 Costituzione); nonché a garantire “un dignitoso tenore di vita”.

Tale previsione Costituzionale detta i criteri ai quali necessita adeguarsi nella determinazione delle retribuzione dei lavoratori.

Il criterio della sufficienza impone una misura minima di livello retributivo, negoziata ex articolo 39 della Costituzione, idonea ad assicurare al lavoratore ed alla sua famiglia l’esistenza libera e dignitosa.

L’articolo 41, disponendo che l’attività economica privata sia libera, dispone altresì che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute,, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, ribadendo gli stessi limiti entro cui l’attività economica privata può legittimamente svolgersi di cui all’articolo 36, facendone carico all’imprenditore. Nel secondo capoverso, dispone che “la Legge determina i programmi ed i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”.

Questa disposizione riconosce, tutela e consacra il principio cardine su cui si basa l’economia di mercato.

Altro riferimento opportuno e doveroso per i cattolici è quanto suggerito dalla Dottrina Sociale della Chiesa tutte la volte che si scrive e si parla di Bene comune, Statuto dei Lavoratori, lotta alla miseria, lotta alle ingiustizie, restringimento dell’Indice Gini, migliore ripartizione della ricchezza che il Paese produce, da capofila dei paesi imprenditori e manifatturieri.

Il terzo riferimento: i nostri valori, visione, progetti, sempre da avere ben presenti quando si ragiona e diverse volte richiamati in precedenti riflessioni pubblicate in questo quotidiano.

I numeri:

Su un totale di 15.270.486 lavoratori dipendenti in Italia, 11.522.486 prende un compenso di 10 € o meno[1], che oggi certamente non rispetta le norme degli articoli 3, 36, 39, 41 della Costituzione.

A luglio 2023 i partiti di opposizione hanno presentato insieme un disegno di legge che ha l’obiettivo di introdurre in Italia un “salario minimo” di 9 € \H.

La Presidente del Consiglio, dopo il primo tavolo aperto per discuterne, ad agosto ha chiesto al CNEL di redigere una proposta da presentare prima della Legge di Bilancio. Il 12 ottobre, il CNEL ha rigettato l’idea, sostenendo che il “salario minimo” non risolverebbe la questione dei lavori sottopagati.

La UIL ha proposto di sperimentare il “salario minimo” per legge nei settori più fragili. Il 17 ottobre la proposta è tornata in Parlamento.

Il provvedimento è  stato rinviato alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, con soli 21 voti di scarto, rispetto ai 76 di cui dispone la maggioranza di centrodestra al Governo (evidente segno di malumori nella maggioranza e che anche nel centrodestra ci sono sensibilità diverse), ma essendo una legge di spesa non potrà più essere discussa quando, fra pochi giorni, sarà avviata la sessione di bilancio.

L’intenzione della maggioranza è di parcheggiare il “salario minimo” su un binario morto, per non scontentare quella porzione del proprio elettorato che lo vedrebbe recepito con favore: evidenti i malumori nella maggioranza.

Eppure nell’anno 2019, una proposta firmata dall’Onorevole Rizzetto, FdI, suggeriva l’istituzione del salario minimo orario nazionale.

Giuseppe Conte: “Così la risposta ai cittadini la daranno i giudici nei tribunali e la colpa sarà vostra”; riferimento ad una sentenza del Tribunale di Bari; poi, nessuno si lamenti allorquando la politica venisse scavalcata dalla Magistratura nello svolgimento delle sue funzioni.

Elly Schlein: “Il centrodestra sta dicendo a tre milioni e mezzo di lavoratori poveri (con retribuzione non rispondente ai criteri degli articoli 3, 36, 39, 41 della Costituzione, nota di chi scrive) che non contano alcunché.”

Più che una Premier sembra che serva un capo stazione.

2 suggestioni:

Poiché in economia non tutto è salario, nel tentativo di adempiere al dettato costituzionale, perché il PNRR non impegna parte delle sue imponenti risorse in un progetto di realizzare in tutto il territorio del Paese di 110 quartieri popolari, infrasrutturati congruamente, in ciascuno dei capoluoghi di provincia?

Perché non pensare ad un nuovo modello di Sanità, basato su polizze assicurative sanitarie? Per il rispetto del dettato costituzionale, i premi, per chi è al di sotto di certi livelli minimi di reddito (fonte ISEE), dovrebbero essere totalmente a carico dello Stato[2].

Massimo Maniscalco

[1]   Luca Monticelli, Il CNEL boccia il salario minimo, La Stampa,13 Ottobre 2023,

[2]  Da un ragionamento di Giovanni Scanagatta.