Manzoni e Mattarella: un messaggio per il presente

Manzoni e Mattarella: un messaggio per il presente

Il Presidente della Repubblica non si ascolta e basta. Soprattutto quando il suo messaggio richiama allo spirito profondo e alla sostanza di ciò che tiene insieme la comunità nazionale, così come ci sollecita la Costituzione. E ciò è tornato ad essere più che mai attuale con il discorso di ieri sul Manzoni che fa parte di quella lunga cultura civile che fa della Persona il punto più alto di riferimento .

Rimandando al testo integrale (CLICCA QUI), l’intervento merita di essere ripreso nei suoi passaggi più essenziali e per ciò, che nel riferimento più stringente anche alla nostra attualità, trova una sua importante ragione d’essere e occasione di precisazione.

“Nulla, per l’autore dei Promessi Sposi, – ha detto Mattarella-  è più nefasto delle teorie politiche astratte che immolano sull’altare della ragion di Stato i diritti di uomini o di intere popolazioni. Nulla, per lui, è più sacro della vita umana. La verità deve prevalere sulla menzogna, la tolleranza sull’odio, la pietà sulla violenza, la morale sul calcolo di convenienza. A differenza di molti suoi contemporanei, che vagheggiavano improbabili ritorni a ere classiche e pre-cristiane, scrive che non bisogna provare alcuna nostalgia per “la barbarie degli antichi”, un’epoca caratterizzata da guerre di conquista, stermini, distruzioni, sopraffazioni, riduzione in schiavitù”.

E ha aggiunto il Presidente della Repubblica: “Ma – nella sua visione – è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti”.

Per poi così proseguire: “Nell’idea manzoniana di libertà, giustizia, eguaglianza, solidarietà si può scorgere una anticipazione della visione di fondo della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948. Una carta fondamentale, nata dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale, che individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, come soggetto portatore di diritti, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza, sull’appartenenza, e, in definitiva, sulla sopraffazione, sulla persecuzione, sulla prevalenza del più forte. Concetti e assunti che – come ben sappiamo – sono espressamente posti alla base della nostra Costituzione repubblicana.

Dai diritti dell’uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati, dove si ritrova una critica lucida e serrata al nazionalismo esasperato. Perché la moralità, la fraternità e la giustizia devono prevalere sugli odi, sugli egoismi, sulle inutili e controproducenti rivalità”.

Tutto questo serve ad avere una Grande Italia e non un’italietta che, come avrebbe detto Aldo Moro, non rischi di ridursi solo ad “abnegazione ed opportunismo”.