I popolari, il Terzo polo: come segnare una novità per la politica italiana? – di Giancarlo Infante

I popolari, il Terzo polo: come segnare una novità per la politica italiana? – di Giancarlo Infante

Matteo Renzi ha ricevuto il segnale che attendeva da tempo. Con l’elezione di Elly Schlein alla guida del Pd, ritiene ci siano “delle praterie” da percorrere. E lui intende batterle con Azione con cui dovrebbe diventare ulteriormente più stretta la collaborazione fino a giungere alla costituzione di un partito unico. Si tratta di vedere come andare al di là della logica del mero posizionamento per schieramento. Per quanto riguarda Azione, Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Iv alla Camera, parla di un allargamento possibile al mondo dei popolari, ai liberali e a +Europa, per andare verso un congresso di fondazione. Ma mentre Renzi adesso, improvvisamente, accelera, quelli di Azione parlano del prossimo autunno per l’avvio vero: quello verso le europee.

Ma c’è una più ampia area che guarda a qualcosa “d’altro” che superi lo schema del bipolarismo. Come abbiamo dato ampio resoconto nei giorni scorsi, i  popolari finalmente raggiungono l’idea dell’autonomia per cui è nata INSIEME. Prendono atto della “radicalizzazione” del Pd e, persino anticipando le conclusioni del congresso dei democratici, è nata l’idea di dare vita ad una Piattaforma Popolare (CLICCA QUI). Tutto dev’essere costruito. Possibilmente bene e, davvero, mettendo insieme continuità e novità. Sfida ardua, ma non impossibile.

Sembrano arrivare a maturazione quei tempi in cui, e a questo abbiamo sempre lavorato, è possibile veder ritornare sulla scena i grandi pensieri politici dell’Italia pluralista e democratica finora emarginati  a causa di un sistema “bipolare” giunto definitivamente alla sua fine. E questo nonostante il sistema sopravviva per il momento solo grazie a leggi elettorali inique. Come tali sono percepite da quel 59 % degli aventi diritto al voto che si esprimono attraverso l’astensione, le schede bianche e quelle nulle.

Quasi quattro anni fa (CLICCA QUI) cominciammo, in una certa solitudine, a parlare della necessità di partecipare alla creazione di un’area centrale in grado di costituire quel baricentro in grado di assicurare quel processo di trasformazione istituzionale, politica, economica, e persino antropologica, di cui ha bisogno questa nostra Italia.

Sin da quando nacque per le elezioni del 25 settembre scorso, abbiamo per questo ritenuto utile ed opportuno interloquire con gli amici del Terzo Polo di cui abbiamo colto una funzione utile al fine di muovere i primi passi necessari a portarci al superamento del sistema binario proprio dell’attuale politica italiana. Consapevoli che qualunque progetto politico, soprattutto quello realmente in grado di mantenere il Paese con coerenza e completezza nell’alveo costituzionale ed europeo, deve diventare un fatto non elitario, ma di popolo. E questo necessita di un forte impegno solidale verso il ceto medio, verso i gruppi più deboli; di un’altrettanta forte vicinanza con le entità sociali intermedi, con il sistema delle autonomie amministrative e con tanto autentico impegno civico sollecitato dalla ricerca di un impegno pubblico con una più stretta “vicinanza” con i cittadini.

Nel documento sottoscritto, anche da INSIEME per dare sostanza alla Piattaforma popolare, si usa il termine “unitario” e non “unico”. E questo vale anche per quanto potrebbe riguardare un possibile rapporto con quello in cui evolverà il Terzo polo di oggi. Nel senso che si tratta di verificare l’esistenza delle condizioni per lavorare ad un qualcosa “d’altro” che aiuti a superare alcuni dei mali che hanno caratterizzato e stanno caratterizzando la politica italiana. Pure per ciò che riguarda l’impostazione “leaderistica” della politica e il ridurre il confronto a mere questioni di schieramento.

Il popolarismo è cultura politica non ideologica e postura programmatica. Tutti i processi cui partecipa chi è autenticamente popolare, pertanto, richiedono la definizione di una serie di aree di proposta e di progetto.

INSIEME ha individuato alcuni grandi temi su cui verificare concretamente la possibilità di un confronto e di una collaborazione. Tra i popolari e tra questi e i rappresentanti di altre aree comunque interessate ad un processo di rigenerazione del Paese. Il documento uscito dalla riflessione fatta lo scorso 25 febbraio da INSIEME (CLICCA QUI) definisce alcuni di questi temi che qui ricordo per titoli rimandando ad una lettura più approfondita:

  • la risposta da dare all’affievolimento della sovranità popolare di cui patisce la rappresentanza e che porta ad un oggettivo indebolimento della governabilità del sistema politico-istituzionale;
  • la necessità di un impegno per giungere ad una nuova legge elettorale;
  • il contrasto alla proposta d’introduzione dell’autonomia differenziata;
  • ribadire la ferma affermazione della vocazione europea;
  • pensare ad un nuovo Statuto del lavoro, “considerato non solo come fonte di reddito, ma anche affermazione della dignità del cittadino, diritto sociale primario che, accompagnato dal diritto alla casa ed alla salute, all’istruzione ed alla cultura, costituisce il fondamento che rassicura la vita della famiglia e le garantisce la condizione necessaria a costruire il proprio ruolo di inalienabile fondamento della collettività”;
  • ribadire e concretizzare l’integrale rispetto della vita, cioè, dal concepimento alla sua conclusione naturale, il pieno riconoscimento della dignità della persona, in quanto valore originario, ontologicamente fondato e, dunque, incontrovertibile.

Non si può che partire dall’impegno per la piena applicazione della Costituzione e dal contrasto all’idea di modificarla minandone l’assetto parlamentare e il sistema di equilibrio e di garanzie di cui abbiamo goduto finora per puntare, invece,  definitivamente sul trionfo di una linea elitarista e dirigista. E’ altrettanto necessario delineare una nuova politica economica in grado di assicurare la ripresa di una cultura anche dell’imprenditorialità come fattore d’innovazione e sviluppo e che, per il Mezzogiorno, vada oltre la mera logica assistenziale. E non può certamente essere trascurato un deciso impegno per una visione di neo – umanesimo in grado di contrastare quell’idea del trans-umanesimo che intende superare l’idea di Persona.

Giancarlo Infante