L’ossessione dei confini – di Domenico Galbiati

L’ossessione dei confini – di Domenico Galbiati

La bagarre che ancora una volta si è scatenata sul tema dei migranti sta compromettendo i nostri rapporti con i cugini d’oltralpe, che in quanto a sciovinismo non si fanno mancare nulla e con noi, in modo particolare, ci tengono a tenere il punto, perfino in campo sportivo, immaginiamoci se si tratta di questioni attinenti l’interesse, l’immagine o il prestigio della “nazione”. Il che, peraltro, a maggior ragione, non giustifica che gli si offra il fianco, dando prova di dilettantismo sul piano diplomatico.

Se Salvini, dando il meglio di sé, si muove come un elefante in cristalleria, tocca a Giorgia Meloni trovare la misura appropriata, anziché dargli sostanzialmente corda. I francesi che sempre si sopravalutano e Macron, in particolare, cercano di fare i brillanti, secondo il loro tradizionale costume, e provano a scaricare su di noi le loro tensioni, ma ciò non toglie che, a quanto riferisce la stampa, la vicenda dei comunicati, così come si sono succeduti nell’ improvvisata “piece” di giovedì, abbia effettivamente qualcosa di surreale.

Verrebbe da dire che se Salvini vuol fare la parte del minchione, si accomodi, ma senza compromettere il governo e coinvolgere l’Italia in risibili figuracce. Peraltro, altri Paesi europei non hanno perso l’occasione per esprimere alla Francia una solidarietà non dovuta, pur di cogliere l’occasione di inviare un messaggio puntuto, forse un ammonimento al nostro governo. Ed, ovviamente, spetta alla Meloni non sottovalutare il contesto che si va delineando. Per fortuna Mattarella c’è.

Peraltro, se pur volessimo investire sul carattere “nazionale” della nostra politica, così come sta a cuore alla destra, anche a fronte del fenomeno migratorio, dovremmo metter in mostra la vera peculiarità storica e civile di tale carattere, visto soprattutto nella sua declinazione popolare. L’ Italia è un Paese aperto ed accogliente, che ha vissuto la sua storia, da almeno due millenni a questa parte, in faccia al mondo intero, accogliendo ed integrando culture provenienti da ogni lato dei suoi confini, in particolare dal bacino mediterraneo, ed, a sua volta, fecondando le altrui culture in ogni angolo del mondo.

Se c’è qualcosa che stride con il calore e l’umanità degli italiani è esattamente questo atteggiamento micragnoso, chiuso, iroso, diffidente ed ostile che vorrebbe essere spavaldo, ma, in effetti, tradisce una insicurezza, un timore, un atteggiamento difensivo, come se la nostra vantata identità nazionale, in fondo, la sentissimo così debole da essere compromessa ad ogni contatto con chi è “diverso”. D’ altra parte, non conviene alla stessa maggioranza tirare troppo la corda ed esagerare posture muscolari fuori luogo che creano linee di divaricazione anche al suo interno, come si può evincere da recenti prese di posizione dello stesso Berlusconi.

Se ad ispirare la nostra politica è il mantra: “Difendiamo i nostri confini” di matrice salviniana e, di fatto, assunto come tale dalla stessa Meloni, siamo destinati a non andare lontano. Neppure se immaginassimo di varare un nuovo linguaggio, sfoderando altri banali luoghi comuni – tipo: “Non accettiamo lezioni da nessuno” – recitati quell’ intonazione metallica e tagliente, determinata e volitiva che i duri adottano quando il gioco si fa duro.

L’ Italia ha sì bisogno dell’ Europa, ma abbia, dunque, a maggior ragione, l’orgoglio di mostrare come anche, e forse più, l’ Europa ha bisogno dell’Italia, della sua storia, della sua cultura, della maturità civile acquisita nei secoli e che – Salvini permettendo – le dovrebbe consentire di dare agli altri paesi una lezione di fratellanza e di solidarietà.