Coesione sociale. Comunità locali. Autonomia impositiva – di Roberto Pertile

Coesione sociale. Comunità locali. Autonomia impositiva – di Roberto Pertile

(pubblicato su www.politicainsieme.com)

La crisi attuale è profonda, non si limita agli eccessi della iper-globalizzazione e agli squilibri non più congiunturali dei mercati . Sono messi in discussione gli assetti sociali con effetti non chiari sulle Istituzioni democratiche . E’ urgente intervenire con misure concrete che si fondino sui tradizionali valori del lavoro e della cooperazione tra le forze produttive, nonché sulla volontà ricostruttiva del miracolo economico.

Per un cammino di rilancio della nostra società appare indispensabile una  innovativa partecipazione della comunità locale alla ricostruzione degli assetti economici e sociali .

Se leggiamo  contro luce gli eventi di questi ultimi anni , in particolare la reazione popolare alla pandemia da Covid 19, si può ritenere che, nonostante la forte diffusione dell’individualismo nella nostra società, c’ è ancora un “ uomo sociale “.

I numerosi esempi di solidarietà , spesso di abnegazione verso il malato, che ci sono stati nelle aziende ospedaliere, esprimono un senso di appartenenza alla comunità locale e una condivisione di valori, ad iniziare dalla tutela della vita e dalla umanità di tanti esempi di altruismo, che hanno espresso una identità di valori su base territoriale.

Sul fronte dell’economia, si può rilevare che i mercati possono funzionare anche se non c’è una condivisone di valori riformatori del territorio, che non sia il fare profitti. Questa affermazione vale , anche se è sempre più diffusa la convinzione che un’impresa possa essere più redditizia con un clima di lavoro solidale e con una costruttiva identificazione dei lavoratori con la missione aziendale. Se è presente , in altre parole, un senso di comunità, l’egoismo degli interessi degli azionisti  può essere mediato da quelli  dei lavoratori.

Senza coesione sociale è molto difficile che vi sia solidarietà. Se l’identità  si basa unicamente sul fare denaro per il denaro e dal denaro, se la fiducia, la simpatia reciproca, la solidarietà vengono meno , prevale lo scontro , premessa per lo smantellamento dello Stato sociale e del conseguente crescere del  malessere sociale.

È indubbio che l’affermarsi del capitalismo globale ha messo in crisi un sistema di valori di convivenza sul territorio che , in passato, sono stati un punto di forza della solidarietà sociale.

Negli anni duemila , la ricchezza è continuata a crescere, nonostante la crisi del 2007 ; parallelamente sono aumentate le disuguaglianze tra i gruppi sociali e tra i singoli individui; all’aumento complessivo del reddito non corrisponde una pari crescita della soddisfazione sociale, anzi è rilevabile una correlazione inversa, anche se saper contenere lo scontento sociale significa accrescere anche la produttività del sistema, in particolare a livello locale può essere l’efficace risposta alla de-territorialità della globalizzazione .

A questo proposito , la destra economica e sociale,  secondo il dettato del neo-liberismo, mira allo smantellamento dello Stato sociale pubblico sia mediante una riduzione nella quantità dei servizi sociali resi dal pubblico , sia per effetto della privatizzazione delle aziende erogatrici. Specificatamente, la concentrazione della ricchezza locale nelle mani di grandi “corporation” , slegate dagli interessi del territorio e delle sue comunità, nonché il peso economico crescente della finanziarizzazione internazionale del sistema produttivo, svuotano di contenuti la democrazia locale,  finalizzando all’interesse egoista del singolo i processi di accumulazione capitalista e promuovendo  fenomeni di accentramento monopolistico, che riducono la libertà di mercato e le dinamiche sociali.

È la via opposta al  percorso auspicabile di  un ridimensionamento ragionevole della globalizzazione dei mercati .. Cresce, di conseguenza, il malessere sociale . La vita democratica, infatti, non è solo libera iniziativa economica , non è solo votare , è anche per tutti assistenza sanitaria, istruzione , una decente abitazione, un ambiente pulito .

La riduzione delle disuguaglianze economiche ,e quindi del dissenso sociale , può avvenire grazie alla lettura innovativa dei  valori tradizionali riformisti della comunità, che hanno le radici nella storia di libertà e di democrazia locale .

A questo proposito, l’economista tedesca Sahra Wagenknecht , in “ Contro la sinistra neoliberale “,scrive che:” senza un senso collettivo del “noi” e senza un’identità comune , la democrazia e lo Stato sociale perdono il loro fondamento più importante. E senza un senso della comunità non c’è nemmeno un bene comune.”

Il mercato crea ricchezza, aumenta i beni e i servizi a disposizione, ma dove finisce il mercato deve iniziare la solidarietà, che è anche la salvaguardia dello stesso, ed è uno scudo efficace contro il neo-liberismo. Nell’ attuale crisi,  la comunità è chiamata , con innovativi equilibri istituzionali, a proteggere la società dagli eccessi del mercato, società che, appunto, non può essere regolata solo dallo scambio di beni e servizi.

Dunque, l’obiettivo è di rafforzare la coesione sociale delle comunità locali , anche  attraverso la capacità dei cittadini di decidere in libertà la composizione dei beni e dei servizi pubblici territoriali, impiegando risorse proprie.

Nell’attuale congiuntura, infatti, è particolarmente necessario un nuovo protagonismo delle comunità locali, dando loro la capacità, d’intesa con i cittadini, di decidere , programmare e realizzare investimenti  in settori come la tutela dell’ambiente, la formazione professionale, la sicurezza sociale, in un contesto  di partecipazione diretta dei cittadini e di rifondazione dei valori riformatori di base. La   comunità si confronta con se stessa sulla sua capacità di gestire processi che trascendono, spesso, le stesse capacità dei Governi nazionali.

A questo proposito, si concorda con la proposta formulata, in più occasioni, da “ Insieme” di attribuire un’autonomia impositiva ai Comuni mediante l’imputazione integrale del gettito proveniente dall’Imu.

La realizzazione di questa proposta apre naturalmente molti problemi: dalla gestione del catasto, ai consorzi di piccoli comuni, alla rendicontazione almeno semestrale tra amministratori e cittadini in merito all’andamento degli investimenti, ai vincoli di destinazione delle risorse raccolte ( ambiente, formazione professionale, povertà ).Sono tematiche complesse da trattare specificamente, ad esempio in un seminario ad hoc.

Inoltre, si condivide quanto ha sostenuto “Insieme” nelle sue conferenze tematiche: è l’istituzione locale , oggi, che è in grado di intercettare la solitudine e il disorientamento , l’abbandono e la povertà reale; sa intercettare il vuoto del mondo del lavoro con le sue obsolescenze e le sue diseguaglianze.

Dunque, dalla trasformazione del tessuto sociale nelle Comunità si possono progettare nuove vie allo sviluppo  democratico del nostro Paese.

Roberto Pertile