Giorgia Meloni: i saluti romani e la fiamma che pesano

Giorgia Meloni: i saluti romani e la fiamma che pesano

“La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche”. Così Giorgia Meloni ha parlato attraverso un video ai giornalisti rappresentanti in Italia della stampa estera. Una dichiarazione importante che fa il paio con quella di Fiuggi di tanti anni fa di Gianfranco Fini, poi gettato alle ortiche per tante cose, inclusa l’abiura di quel che, come Giorgia Meloni, credette in gioventù.

Temiamo che l’essersi affidata ad un video che non consente una vera interlocuzione con gli interlocutori abbia impedito a Giorgia Meloni di dare conto delle espulsioni effettuate nel frattempo di tutti i nostalgici del fascismo che sotto le sue casacche continuano a fare il saluto romano, persino nel corso di riunione pubbliche dei consigli comunali di cui fanno parte. Certo, se davvero la Meloni procedesse così dovrebbe essere pronta a perdere una fetta dei suoi quadri intermedi e, inevitabilmente, un pezzetto di elettorato. La fiamma tricolore del Movimento sociale italiano che continua a campeggiare nel simbolo del suo partito ci dice che non accadrà!

In ogni caso, prendendo per buono quel che al momento dice la Meloni, non possiamo non considerare quanto sia proprio necessario superare le dispute ideologiche, o semi-ideologiche come quelle che hanno costituito la vera e propria “distrazione di massa” della stagione del bipolarismo. Resta fermo l’esclusivo riferimento adesione alla Carta Costituzionale che è antifascismo applicato alla vita politica, sociale ed economica, ma che di ideologico non ha proprio niente se non il fissare i principi popolari e solidali di una Repubblica parlamentare con tutte le conseguenze che ne discendono.

Noi non voteremo la Meloni, o un altro dei partiti che fanno parte della sua coalizione, non perché lei sia una “nipotina” autoredentasi dai nonni fascisti e neo fascisti, ma perché la sua collocazione europea è sbagliata, ed è inutile che provi a coprirla con un riscoperto atlantismo dell’ultim’ora. Perché parla di stravolgere la Repubblica parlamentare con la proposta di un presidenzialismo che, per ora, è solo mera propaganda. Si presta ad operazioni che finiranno per danneggiare il Sud, ad esempio attraverso l’introduzione delle autonomie differenziate. Favorirà i ricchi con l’introduzione della flat tax. Finirà, alla Orban, per entrare in collisione con l’Europa per la sua idea del “blocco navale” contro i migranti, nell’illusione di fermare un fenomeno di dimensione epocale per cui c’è bisogno d’inventarsi ben altro, a partire da un superamento degli squilibri tra le diverse parti del mondo. Così come contro l’Europa andrà a sbattere se davvero proverà ad introdurre provvedimenti del tutto insostenibili a livello di bilancio e di spesa pubblica partecipando a questa folle rincorsa a chi spara le promesse più grosse.

E’ bene misurarsi su questo piuttosto che con gli antefatti della sua formazione culturale e politica che restano questioni del tutto sue, fino a quando non avranno delle conseguenze pubbliche. Tra l’altro, così facendo gli italiani saranno in grado di vedere come dietro tanto “patriottismo” c’è davvero poco di realisticamente agibile per un paese moderno quale, nonostante tutto, resta e resterà l’Italia.

La prima cosa seria che dovrebbe fare in campagna elettorale potrebbe essere quella di spiegarci, se vuole recuperare qualche tratto di serietà almeno un po’ corrispondente alle sue ambizioni, come intende governare il Paese seguendo la strada tracciata per almeno tutto il 2023 da Mario Draghi e quel Pnrr che lei ha contrastato con una serie infiniti di voti contrari e con cui si dovrà fare i conti a lungo negli anni a venire.