I cattolici democratici e popolari e il “nuovo” da portare in politica – di Giancarlo Infante

I cattolici democratici e popolari e il “nuovo” da portare in politica – di Giancarlo Infante

INSIEME crea imbarazzo. In particolare tra gran parte di quegli esponenti del mondo cattolico impegnati in politica che negli ultimi trent’anni hanno sposato completamente contenuti e metodi del sistema bipolare. Quello stesso sistema che ha segnato un grave arretramento dell’intero Paese. Anche sul piano dell’azione e del pensare politicamente. Giacché nessuno si è sottratto alla logica dello scontro muro contro muro, ad un “politichese” utile a guardare solamente alle posizioni di potere, a costituire una inconcludente presenza sia sui temi sociali, sia su quelli eticamente sensibili visto che ci si è accontentati quasi esclusivamente di svolgere il ruolo degli “ascari” di questo o dell’altro schieramento.

Anche molti dei “nostri” hanno contribuito a far crescere una quota d’astensionismo elevatissima, di cui una buona parte formata da chi si dice di formazione cattolica. Ma a questa fuga dai seggi, a questa deresponsabilizzazione dalla cosa pubblica si guarda sempre più stancamente senza che vi sia un’autentica riflessione e, soprattutto, una reazione segnata da una decisa inversione di marcia. In grado, cioè, d’indicare nuovi contenuti, nuove posture.

Politica Insieme, che è luogo di riflessione e discussione, e poi la forma partito INSIEME hanno dato corpo ad una possibile forma di “autonomia”. Lungi dall’indicare una visione elitaria o solitaria, essa vuole semmai rafforzare una partecipazione alla cosa pubblica uscendo dalla logica degli schieramenti precostituiti e, ancora adesso, riproposti nonostante quegli schieramenti si confermino mere alleanze elettorali. Come dimostrano anche le recenti difformi prese di posizioni e giudizi sul Governo Draghi, sul contrasto alla pandemia e, nei giorni che stiamo vivendo, sull’atteggiamento da tenere nei confronti del conflitto in Ucraina, innescato dall’invasione russa. Soprattutto, INSIEME si vuole porre come sollecitazione a far tornare la Politica, a partire da quella praticata dai cattolici, espressione di un intento progettuale. Una concretizzazione possibile di quello che dev’essere un impegno perché si pensi al Bene comune e non ci si limiti solo  a proclamarlo. L’elaborazione sviluppata dei dipartimenti di  INSIEME sta a confermarlo (CLICCA QUI).

L’Italia ha bisogno, e siamo stati tra i primi ad usare questa espressione, di ritrovare un “baricentro”. Cosa molto più sostanziale della costruzione di un generico centro che, carente di contenuti, nascerebbe dalla richiesta di sostegno ancora tutto da spiegare in un quadro politico in cui tutti, ma proprio tutti, giurano di voler andare al centro. Un “baricentro” costruito da nuove voci che devono essere lasciate libere di emergere dalle parti più vitali e significative della nostra società: dalle imprese, dal mondo del lavoro, dai giovani e delle competenze vere e non quelle decise dai vertici di partito.

INSIEME è una pietra d’inciampo perché accoglie, fa propria, e cerca di concretizzarla sul piano dell’iniziativa politica attiva, la riflessione sulla necessità di superare la divisione tra i cosiddetti cattolici “della morale” e quelli del sociale. Divisione che, per dire pane al pane e vino al vino, significa quelli che, da una parte, stanno con Matteo Salvini, accontentandosi del bacetto che ogni tanto egli dà al rosario, e quelli, dall’altra parte, che fiancheggiano o fanno parte di un Pd in profonda crisi d’identità proprio sulle questioni sociali e per l’incapacità di presentare al Paese un progetto di trasformazione.

Lascio in ombra altri aspetti che spiegano questi interessati posizionamenti perché la cifra della polemica potrebbe prevalere su quello che vuole invece restare ragionamento costruttivo e non astioso. Mi limito a dire che l’impegno politico, soprattutto se se ne trova una ragione e una giustificazione in un’ispirazione, qual è quella costituita dal Pensiero sociale della Chiesa, non può poi essere fatto dipendere dalla salvaguardia di interessi personali o di gruppi, oppure dalla difesa di consolidate organizzazioni impegnate socialmente. Per queste il vero alleato dovrebbe sempre, e soprattutto, essere costituito dalla Provvidenza.

E’ inevitabile che dopo trent’anni di smarrimento politico, d’inconcludenza, d’irrilevanza, la cui più diretta conseguenza è stato il far crescere un inevitabile, diffuso senso d’indifferenza, si possa intravedere quel pericolo che sia don Luigi Sturzo, sia Alcide De Gasperi e poi Aldo Moro hanno sempre visto serpeggiare in talune parti della Gerarchia e del popolo cattolico: quello dello sviluppo di una deriva integralista e confessionale.

Emerge sulla base di una sensibilità che parla soprattutto di pre -politica e che rischia di perdere di vista taluni elementi consolidatisi  nella società italiana e di quella sua parte che, comunque, al di là della riduzione del sentimento religioso a mero conteggio matematico di chi regolarmente si avvicina ai sacramenti o frequenta le funzioni religiose, si sente ed è profondamente animata da una visione superiore del senso della Vita e dalla solidarietà di stampo evangelico. Così ci si adagia sull’idea di fare una pre -politica potenzialmente ridotta a farci ritrovare tra pochi intimi e al ribadire dei principi che, poi però, devono essere portati sul piano pubblico più generale. A partire da quello legislativo, consapevoli del fatto che la nostra è una società pluralista. Per intercettare la quale non basta l’innalzare un vessillo, mentre è necessario convincerla e conquistarla sulla base di una capacità progettuale che non può essere solo unidimensionale, etica contrapposta a quella sociale, o viceversa.

E molti cattolici sarebbero interessati ad una politica “nuova” se questa segnasse un precisa presa di distanza, a destra, come a sinistra, da gran parte di quello che ha significato la Politica italiana degli ultimi trent’anni. Se vedessero che essa torna ad essere scelta come luogo in cui c’è gratuità, generosità e, quindi, disinteresse personale. Non la ricerca di uno scranno il Parlamento approfittando di quella occhiuta e soppesata alchimia in cui si cimentano tutti i partiti tradizionali con la tecnica di cercare il “cattolico” da presentare in modo da abbellire il piatto proposto in cui comunque manca la sostanza che serve al Paese.

Giancarlo Infante