Si parla di legge elettorale proporzionale, e bisogna andare oltre – di Giancarlo Infante

Si parla di legge elettorale proporzionale, e bisogna andare oltre – di Giancarlo Infante

Si torna a parlare di legge elettorale proporzionale. Come previsto, e come più volte da noi scritto, i partiti escono dal loro torpore in vista delle elezioni politiche generali che, speriamo, si tengano alla scadenza naturale e non prima. Sì perché nella maggioranza che sostiene Mario Draghi c’è molto fermento. Troppe cose si avvertono dietro le sfumature con cui, dopo le diversità emerse in relazione alla strategia anti-pandemica, si valutano le prese di posizioni del Paese in merito alla guerra d’Ucraina.

E’ probabile che, se non avessimo vissuto le terribili vicende belliche di questi giorni, l’atteggiamento del Presidente del Consiglio sarebbe stato diverso nei confronti di una maggioranza che ogni giorno ha confermato lo stato di necessità con cui si è assemblata e, soprattutto, ha continuato ad andare avanti.

Come tradizione, la ripresa del ragionamento sul cambio delle regole elettorali è proprio degli ultimi passi della legislatura. Nel periglioso frangente in cui viviamo, è reso ancora più impellente dalla constatazione che  il sistema su cui si è retta la vita politica italiana negli ultimi trent’anni è definitivamente superato. E questo rende difficile anche il solo credere di poter tornare davvero alle urne con la presentazione di soli due poli contrapposti, così come li abbiamo conosciuti finora. Alla luce di quello cui abbiamo assistito ed assistiamo, quanto sarebbe fondato e credibile, in particolare considerando le conseguenze  che la guerra in Ucraina produrrà inevitabilmente sui futuri assetti europei e all’interno di ciascun singolo componente la Ue? Mai come in questa occasione emerge un elemento su cui abbiamo sempre insistito e cioè la profonda interconnessione, se non addirittura dipendenza, delle nostre vicende domestiche con quelle dei mutamenti in atto a livello internazionale. E’ il momento di andare oltre le posture da “Italietta” che ancora ci perseguitano e ci rendono assai poco credibili. Anche se questo resta assolutamente poco chiaro a chi continua a parlare di sovranismo.

Noi abbiamo sempre sostenuto che il sistema politico italiano abbia bisogno d’imboccare la strada della trasformazione. Il che significa l’inevitabile superamento del bipolarismo. E che questo sia possibile raggiungerlo attraverso la necessaria, se non assolutamente indispensabile, adozione di una legge elettorale in grado di farci ottenere tre risultati. Il ribadire la piena e fattiva collocazione del Paese nell’area europea. Il ridare voce alle reali articolazioni della vita sociale, del pensiero culturale – politico, delle rappresentanze economiche e delle categorie cui finora sono state tarpate le ali da un sistema prefigurato in blocchi radicalmente contrapposti destinati, poi, a destrutturarsi e a decomporsi. Il ricomporre la divisione tra eletti ed elettori, quella che ci fa oggi trovare con circa il 50% dell’elettorato astensionista.

Il centrodestra ha sostanzialmente al proprio interno tre proposte diverse e in competizione tra di loro. Il centrosinistra mette insieme cose che si sono dette alternative, le une con le altre, per anni e anni. In entrambi gli schieramenti, si sono, sì, scoperte posizioni “centrali”, ma tutte destinate a non portare ad alcun risultato concreto, bloccate com’erano, e come sono, dalla pregiudiziale di restare, in ogni caso, interne a questo o a quello schieramento. La conseguenza è stata che il quadro politico e istituzionale, e soprattutto quello gestionale dell’apparato pubblico, finissero con l’ingessarsi ed impoverire, così, l’intero Paese.

Allora, quel che oggi conta è l’impegnarsi per una rigenerazione complessiva. La pandemia ha dimostrato tutti i limiti del nostro sistema sanitario; le vicende ucraine la pochezza della presenza internazionale del Paese, in stretta connessione con gli inscusabili ritardi nel definire un piano energetico in grado di metterci in maggior sicurezza pratica e geostrategica. Sullo sfondo restano, poi, altre questioni strutturali tra le quali spiccano quelle del Mezzogiorno, della Giustizia e del sistema educativo – formativo. Tutti ambiti che, mai affrontati in modo efficace, rischiano di rendere oggettivamente impossibile persino la piena utilizzazione del Pnrr.

Se questo è il vero nocciolo della questione, al cui interno s’impone la riforma del sistema dei partiti e della rappresentanza, è chiaro che una nuova legge elettorale d’impostazione proporzionale potrà aiutare più di quanto non abbia fatto finora il maggioritario. Si tratterà di vedere se si giungerà a definire questa o quella soglia di sbarramento e se, finalmente, si potesse anche prevedere la reintroduzione delle preferenze in modo che chi siede in Parlamento non sia un nominato dai “leader” di partito, o dai capi correnti, bensì scelto sulla base delle indicazioni degli elettori.

In ogni caso, tutta una serie di voci, abbiano esse oggi presenze parlamentari o meno poco conta, possono emergere per costruire un’autentica alternativa al bipolarismo destra – sinistra che INSIEME ha sempre indicato come assolutamente necessaria per il bene del Paese (CLICCA QUI), indipendente dal sistema con cui si andrà al voto. Non conta infatti la tecnica elettorale, troppo spesso utilizzata per forzare, manipolare e distorcere il consenso popolare, bensì la volontà di avviare una “trasformazione” generale destinata a partire dalla politica e dalle scelte di fondo da compiere, sulla base di una piena applicazione dell’art 49 della Costituzione.

Oggi, a maggior ragione, nel contesto economico e politico internazionale di questi giorni, ma i cui effetti sono ancora imperscrutabili e oscuri, è necessario fare assoluta chiarezza sulle prospettive portate all’attenzione degli italiani da parte di ciascuna forza politica. Altrimenti, torneremo ad appiattirli sulla scelta forzatamente riduttiva da compiere tra i due soli schieramenti conosciuti negli ultimi trent’anni. Tra quelle pieghe, infatti, si nascondono ambiguità significative su questioni fondamentali quali quelle relative alla nostra collocazione a favore della libertà e di una piena scelta democratica.

Giancarlo Infante