Ballando tra i banchi di scuola – di Giuseppe Careri

Ballando tra i banchi di scuola – di Giuseppe Careri

E’ accaduto in un Liceo scientifico di Roma. Una liceale di 16 anni e un suo compagno di classe ballano al centro dell’aula durante l’intervallo delle lezioni. Secondo il racconto dell’Ansa e del Corriere.it, la ragazza danza con la maglietta tirata su che mostra l’ombelico agli alunni presenti in aula. Si parla anche del video da pubblicare poi su uno dei social. Entra la professoressa, supplente del Liceo Righi che, appena resasi conto della scena goliardica, apostrofa la ragazza che sta ballando con una battuta fulminante: “ma che stai sulla salaria? La salaria, una strada a Nord di Roma frequentata notoriamente da prostitute.

Gelo in classe. Riunione poi in direzione per chiarire l’episodio davanti alla Preside. Dall’incontro con la Preside viene decisa una possibile sanzione alla Professoressa per la frase “infelice e fuori luogo” indirizzata alla ragazza. Nessuna punizione invece per la giovane studentessa. Nell’incontro tra i protagonisti, si parla anche di possibili scuse della Professoressa alla giovane studentessa.

Per contestare la frase pronunciata dall’Insegnante, i ragazzi del Liceo Righi di Roma promuovono il giorno dopo una manifestazione di protesta. Alcuni alunni, maschi e femmine, si presentano al liceo con gonna corta e pancia scoperta.

L’episodio del ballo in classe con l’ombelico al vento e la frase “spregiativa” pronunciata dalla professoressa ha avuto grande risonanza nei mass media e nei video social. Al di là dell’episodio specifico, ci si chiede quale dovrebbe essere il comportamento degli alunni nella scuola, e quale ruolo debbano avere i professori per insegnare non solo la materia letteraria, ma anche quello comportamentale.

Dacia Maraini, la famosa autrice di Bagheria, l’età del malessere e di numerosi altri libri, giudica così l’episodio del liceo: “Interrompere ogni tanto una lezione per mettersi a ballare non mi sembra una cattiva idea. Soprattutto in questi tempi di mascherine e immobilità davanti ai computer. Ma ogni luogo ha la sua sacralità da rispettare. Non si va in chiesa in costume da bagno; non si va in Parlamento in infradito, così non si dovrebbe andare a scuola come si va in discoteca.

Dunque la scuola come centro di sacralità da rispettare. Purtroppo troppi esempi ci portano lontani da una scuola che prepara i giovani al futuro, alla fratellanza e al rispetto reciproco. Sono ormai troppi gli episodi di contestazione e di violenza rivolti contro gli Insegnanti che fanno solo il loro dovere di educatori, a costo di sacrifici e con stipendi quasi sempre miserevoli.

Uno dei tanti episodi di violenza contro gli insegnanti è accaduto proprio in questi giorni in una scuola di Napoli. Un insegnante precario, uno dei tanti professori in attesa di una ruolo definitivo, ha ripreso la propria classe di alunni di una scuola media di fare silenzio, di non uscire dall’aula, non sedersi sui davanzali. Insomma una classe a dir poco turbolenta. In classe i ragazzi hanno poi continuato a disturbare la lezione”. spiega il Professore “Li ho richiamati più volte e li ho anche avvertiti che se avessero continuato avrei fatto rapporto a tutta la classe, spiegando la gravità del loro comportamento. Alla fine non ho avuto alternative».

Il pomeriggio, dopo la lezione della mattina, suonano alla porta di casa del Docente precario. Ignaro di tutto, l’insegnante scende dalla sua abitazione per sapere di cosa si tratta. Uno dei cinque uomini presenti, dopo avergli chiesto l’identità, gli immobilizza mani e piedi e gli altri cominciano a picchiarlo dove capita. Infine, il più agguerrito fra i cinque, gli sbatte la testa sul portone lasciandolo tramortito a terra. Dice il giovane insegnante, precario di 42 anni: “Ho ricevuto tantissima solidarietà, anche da colleghi di altre città e alcuni mi hanno raccontato di essere stati vittime di episodi analoghi. E’ come se ci trovassimo davanti a una generazione incattivita e arrabbiata, con genitori che non riescono a trasmettere il valore del rispetto delle regole”.

Il professore racconta la sua amara esperienza anche alla televisione pubblica. In una delle tante interviste dice: Ho ricevuto tantissima solidarietà, anche da colleghi di altre città e alcuni mi hanno raccontato di essere stati vittime di episodi analoghi.

E’ molto probabile che due anni di pandemia, essere costretti all’isolamento, frequentare le lezioni a distanza, abbiano in qualche modo inasprito i contatti sociali e interpersonali. Rimane però la gravità di un’aggressione ad un professore, e non è l’unico, da parte di genitori di una scuola media che fanno addirittura una spedizione punitiva contro un docente ignaro di quanto sarebbe accaduto. E’ giusto ascoltare le istanze dei ragazzi, di tutti coloro che reclamano i loro spazi e i loro diritti.

Come è sacrosanto difendere i diritti degli educatori impegnati con i loro sacrifici e i loro insegnamenti a trasferire il loro sapere a ragazzi che domani saranno uomini che guideranno una società che, forse, noi non siamo sempre stati in grado di guidare sapientemente.

Per il momento sarebbe già un passo avanti se le migliaia e migliaia di insegnanti precari siano, dopo tanti anni di attesa, assunti finalmente a ruolo.

Giuseppe Careri

 

 

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