Ucraina: la guerra è più vicina – di Giuseppe Sacco

Ucraina: la guerra è più vicina – di Giuseppe Sacco

I media ucraini hanno dato tutto lo spazio possibile alla stretta di mano tra Emmanuel Macron e Volody Zelenskiy martedì scorso, 8 Febbraio: uno spazio grande quanto il timore di Kiev di diventare terreno di scontro militare tra due parti avverse. Due parti piuttosto singolari: una delle quali si presenta come storica “sorella” dell’Ucraina, mentre l’altra – almeno a giudicare dalle dichiarazioni del Segretario della Nato – sembra amare la libertà degli ucraini e l’indipendenza del loro paese più degli ucraini stessi.

Una guerra guerreggiata è infatti quel che promette di essere il prossimo  episodio, in una sorta di film d’azione iniziato otto anni fa, e di cui gli Ucraini, che tengono più il ruolo delle comparse che quello dei protagonisti, incominciano dopo quattordicimila morti, a perdere la speranza, di vedere se non un lieto fine, almeno di una conclusione pacifica.

Sia la televisione pubblica Natsionalna Suspilne, quanto il canale privato “1+1” hanno ampiamente seguito la visita di Emmanuel Macron a Kiev , con immagini piene di bandiere e parole ben pesate e piene di complimenti reciproci. Ma hanno seguito anche la visita del il giorno prima, a Mosca, ed hanno ovviamente attribuito a quest’ultima un’importanza maggiore, in virtù dell’incontro con Vladimir Putin, che non a quello avvenuto nella capitale del loro paese. E’ indubbio che molti ucraini abbiano visto favorevolmente l’iniziativa diplomatica francese, e la promessa di un nuovo vertice da tenersi – come poi in effetti si è tenuto – nei giorni successivi tra diplomatici francesi, tedeschi, e polacchi. Ma hanno ciò non ostante continuato  a guardare con attenzione ancora maggiore alla NATO, agli Inglesi e agli Americani.

Nonostante sia durato ben cinque ore, l’incontro tra il presidente francese e quello russo, non è infatti andato bene. Le distanze tra i due uomini di Stato sono rimaste tanto grandi quanto era il kilometrico tavolo bianco, alla fin fine piuttosto ridicolo, cui i due sono stati visti sedere.

Putin – è stato notato – si è dimostrato assai freddo alle proposte di Parigi. E come poteva essere diversamente? Le ragioni le ha ben spiegate il leader della sinistra transalpina Lean Luc Mélenchon, che criticato esplicitamente – come condannata ad essere addirittura controproducente – la visita del presidente francese a Mosca. Dove infatti gli ambienti politici hanno avuto la sensazione che Macron cercasse di imbrogliarli con le sue offerte di negoziati e soluzioni diplomatiche. Queste non erano né infatti né credibili  né opportune quando si profilava un contemporaneo incontro, che poi ha avuto effettivamente luogo, tra Biden e il nuovo Cancelliere tedesco Scholz.

Perché se in quell’incontro Biden ha esordito asserendo di essere “pronto a continuare i colloqui in buona fede con la Russia” e che “la diplomazia è il modo migliore per andare avanti per tutte le parti”, il presidente USA ha  anche aggiunto che: “se la Russia attraversa il confine ucraino non ci sarà più un Nord Stream 2. Prometto che il gasdotto chiuderà”. E ha concluso che sarebbe un “errore gigantesco” per Vladimir Putin attaccare l’Ucraina.

Il cancelliere tedesco Scholz, dal canto suo, ha rincarato la dose: “La Russia deve capire che la Nato è unita” di fronte alla crisi ucraina. Ed ha sottolineato che “siamo uniti e faremo gli stessi passi. Abbiamo preparato una reazione” in caso di invasione. Poi a una domanda sul gasdotto Nordstream 2 ha replicato: “Prenderemo tutte le misure necessarie, insieme ai nostri alleati e partner”. Insomma, Usa e Germania sono “assolutamente unite”. E  non possono “restare in silenzio” sulla crisi ucraina, perché il rafforzamento militare russo al confine sarebbe “una minaccia alla sicurezza europea”.

“Se la Russia invade ulteriormente l’Ucraina, noi siamo pronti, tutta la Nato è pronta” a reagire e ci saranno “conseguenze rapide e severe” hanno insomma detto congiuntamente Americani e Tedeschi. E intanto a Mosca il presidente francese Emmanuel Macron perdeva ogni credibilità proponendo a Vladimir Putin un “dialogo” sempre più inverosimile.

La sua missione diplomatica finiva così per mettere in risalto solo la crescente irrilevanza della Francia oggi che a Berlino non c’è più un governo sostenuto da una coalizione composta da Democristiani e Social-democratici, bensì l’alleanza “tricolore” composta dai Socialdemocratici dello SPD, dai “Verdi” e dai liberali dello FDP, che l’8 Dicembre del 2021 ha preso il posto dell’esecutivo che per moltissimi anni ha sostenuto la Signora Merkel. Un’alleanza – quella odierna – che si dimostra assai più sensibile di quella precedente alle influenze che vengono dall’esterno della Germania, e della stessa Europa.

Giuseppe Sacco