I partiti fanno rientrare i “peones”

I partiti fanno rientrare i “peones”

Giuseppe Sacco aveva giustamente rilevato ieri come i cosiddetti “peones”, cioè i parlamentari sconosciuti ai più e abituati a prendere solamente ordini dalle segreterie dei loro partiti, avevano “cominciato a sparare sul loro Quartier Generale” (CLICCA QUI). Tre votazioni iniziali, un numero impressionante di voti dispersi e, mano a mano, sempre più indirizzati a favore di Sergio Mattarella. E’ l’apprezzamento per il settennato che ha brillato per pazienza, capacità d’ascolto e una non generica predisposizione a sollecitare l’impegno a favore del Paese inteso nel suo complesso. Questi voti  sono anche sostenuti dalla difficoltà della stragrande maggioranza dei deputati e dei senatori ad accettare qualunque soluzione il cui sbocco possa essere quello delle elezioni anticipate.

Ma altri “peones” si sono attaccati alla candidatura di Guido Crosetto. L’ennesimo tentativo di Giorgia Meloni di sganciarsi dal resto del centrodestra, quello che sostiene il Governo Draghi per intenderci, e in particolare, come accade nelle corse ciclistiche, spezzare i cambi di quel treno  che Matteo Salvini sta cercando di mettere in fila, con lui in testa, ovviamente.  Così, nello spazio di pochi minuti si è dissolta la candidatura multipla di bandiera composta da Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio.

Fratelli d’Italia può contare poco più che 50 Grandi elettori. Su Crosetto c’è stata, invece, la confluenza di oltre il doppio delle schede ragionevolmente da attendersi, a conferma che votandolo molti dissidenti hanno chiaramente detto di aver voglia di prendersi almeno alcune ore di libera uscita.

Se da un lato, i capi del centrodestra dovevano continuare a sostenere l’idea di compattezza proclamata per giustificare la richiesta perentoria di esprimere una propria autorevole candidatura al Quirinale,  dall’altro, non è certo sfuggito loro il senso di “sciogliete le fila” che, di fatto, si stava producendo all’interno di tutti i gruppi parlamentari. Pure a sinistra non sono mancate le smagliature e i voti indirizzati a favore di cantati, personaggi televisivi e, quant’altro, e così si è finito per veder scrivere una pagina non proprio onorevole dai componenti di un consesso da cui gli italiani si aspettano una continua prova di serietà e di compostezza.

Era necessaria, allora, una stretta. Che è venuta. Il centrodestra non ha fatto l’Aventino, ma quasi,  non facendo votare i propri Grandi elettori. Finalmente, si è tornati alla compattezza e all’unità d’intenti. La sinistra e 5 Stelle hanno insistito con la scheda bianca. Ma molti non hanno resistito, comunque. Una parte si è unita ai sostenitori di Sergio Mattarella e così si sono visti crescere ancora i consensi a suo favore; un’altra è andata a favore del giudice Di Matteo che ha di fatto sostituito in alcuni cuori  l’ex Vice Presidente della Corte costituzionale, Paolo Maddalena.

Oggi è un altro giorno. E vedremo quali novità ci porterà. La situazione è talmente liquida che tutto è possibile. Anche che i “peones” ripartano con le loro iniziative autonome se i capi bastone continueranno a dimostrare l’incapacità a gestire il gioco e a portare a casa un risultato.

Cassandra M. Verticchio