2021 e la vergogna per l’Afghanistan … che continua

2021 e la vergogna per l’Afghanistan … che continua

Bella l’iniziativa di Giampiero Leo e del Comitato interconfessionale del Piemonte che si svolgerà oggi, Primo dell’anno, (CLICCA QUI). Mai frenare l’anelito alla Pace, mai reprimere il naturale impulso umano alla fratellanza e alla solidarietà. Bello che questi amici di tutte le fedi religiose abbiano deciso d’iniziare il nuovo anno pensando anche all’Afghanistan.

Questo lontano e martoriato paese asiatico, infatti, continua a farci pesare il senso della vergogna. Anzi, ce lo rinnova in questo drammatico finire del 2021 destinato a restare nei libri della storia come uno dei più crudeli abbandoni di ideali e di intere popolazioni lasciate in balia dei propugnatori di ideali opposti contro i quali per almeno un paio di decenni ci siamo rappresentati con un fulgore ed una prosopopea, in realtà, cancellati nel volgere di poche ore.

Abbiamo a suo tempo parlato del ritiro degli occidentali da una terra in cui si è voluto esportare la democrazia (CLICCA QUI) e da cui ci si è ritirati precipitosamente senza preoccuparsi delle conseguenze che un tale ritiro avrebbe significato nel concreto e sul piano dell’immagine dei valori, anche quelli della democrazia e della libertà, che tanto retoricamente sbandieriamo a cospetto del resto del mondo.

E’ inutile ritornare sulle responsabilità che sono numerose ed ampie, antiche nel tempo. Esse non riguardano solamente Donald Trump con i suoi accordi con i Talebani, da cui furono tagliati fuori le autorità di Kabul. Al momento del ritiro abbiamo ben visto come fossero mantenute in vita solamente grazie alla presenza in armi dei nostri contingenti militari. Non riguardano neppure solamente Joe Biden che volle rispettare l’accordo del predecessore ricordando quanto egli avesse, già nel corso della propria campagna elettorale, annunciato il rispetto delle scadenze che l’accordo sottoscritto da Trump prevedevano. In molti si fece finta di non ascoltare e, ovviamente, non vi fu preparazione alcuna.

L’Afghanistan resterà, dunque, anche senso di vergogna per noi europei che di quel ritiro sapevamo per tempo e per il quale niente abbiamo fatto affinché avvenisse in altro modo.

Rimproverare l’altrui ipocrisia non riesce a salvare la propria coscienza. Serve a poco, in ogni caso, se non evolve in assunzione di responsabilità e non viene portata su di un piano politico, di presenza pubblica, d’impegno collettivo di pressione perché si rimedi, almeno un po’, ai danni provocati pure dai nostri governanti. Ai quali noi, altrimenti facendo, collaborando con loro nel partecipare al solo asciugarsi lacrime di coccodrillo, consentiamo di cullarsi in un sentimentalismo struggente, ma inefficace; appena appena mitigato dall’aggrapparsi all’ineluttabilità delle cose e alle responsabilità altrui.

A quattro mesi dall’ignominioso ritiro, più di metà della popolazione afghana è segnalata in preda alla fame. Stando ai dati in possesso della Cia, gli afghani erano 37,466,414 al luglio del 2021 (CLICCA QUI). Il che significa che la mancanza di cibo affligge circa 19 milioni di persone, di cui almeno un milione intero sono bambini. Secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati, UNHCR, oltre 3,5 milioni sono stati gli afghani costretti a lasciare le proprie case, 630 mila circa solo quest’anno, ma rimanendo all’interno del paese. Sempre l’UNHCR informa che i profughi afghani rifugiati all’estero, ma solo quelli recensiti ufficialmente, sono più 2 milioni e 600.mila di cui il 90% circa, al momento, nei paesi più immediatamente confinanti; tra cui il Pakistan (oltre 1,4 milioni) e l’Iran (780 mila). Gli afghani rappresentano il singolo gruppo più esteso di richiedenti asilo arrivati in Europa dove ne è ufficialmente segnalata la presenza di 550 mila.

Alla luce della catastrofe in corso in Afghanistan, così, l’ex Primo ministro britannico Gordon Brown, che della presenza britannica nel paese asiatico ne sa bene qualcosa, parla oggi di “sonnambulismo verso la più grande crisi umanitaria dei nostri tempi” da parte dei suoi connazionali e dell’intero mondo occidentale (CLICCA QUI).

Brown, a fronte delle migliaia di miliardi spesi nell’arco di vent’anni da Usa ed europei per il controllo militare del paese da sempre conosciuto come la “tomba degli imperi”, si chiede quanto sia davvero difficile raccogliere i 4,5 miliardi di dollari necessari a rispondere all’attuale crisi umanitaria dell’Afghanistan.

L’Italia si è fortemente impegnata a favore dell’Afghanistan. Approfittando del fatto di aver assunto la Presidenza del G20, lo scorso ottobre ha organizzato un incontro straordinario proprio per definire un piano d’interventi per l’Afghanistan. Il risultato è stato che si è deciso di demandare alle Nazioni Unite il mandato per il coordinamento delle iniziative multilaterali d’aiuto. Stando al grido d’allarme di questi giorni è evidente come il risultato, almeno quello emergenziale, sia lontano dall’essere raggiunto, visto che complessivamente la somma raccolta internazionalmente è rimasta appena al 30% di quella prudenzialmente ritenuta necessaria almeno per sfamare momentaneamente metà degli afghani.

Ovviamente, anche noi italiani, tra Covid-19 e vicende politiche interne, siamo troppo presi per andare concretamente oltre … la vergogna.

Cassandra M. Verticchio