I prezzi degli alimentari cresciuti in tutto il mondo

I prezzi degli alimentari cresciuti in tutto il mondo

Secondo una ricerca delle Nazioni Unite, i prezzi dei prodotti alimentari sono enormemente aumentati in tutto il mondo nel corso dell’ultimo decennio .

E’ questa una questione che anche gli italiani avvertono senza che la classe politica si ponga il problema di come il costo della vita sia diventato una preoccupazione centrale da parte dei cittadini. Così, si finisce per confrontarci con un paradosso d’ordine culturale e comunicazione, prima che politico. I grandi sistemi della produzione, della trasformazione e della commercializzazione degli alimenti, ma anche del vestiario e della fornitura di servizi divenuti oggi essenziali, a seguito della progressivamente digitalizzazione della vita in larga parte del mondo, perseguono  esclusivamente il loro profitto, ma così facendo spostano a destra il baricentro degli elettori che, invece anelano a politiche più solidaristiche ed eque.

E’ una dinamica che abbiamo ben visto svilupparsi già a seguito della cosiddetta finanziarizzazione dell’economia, cosa che ha finito per favorire la vittoria elettorale, il caso di Trump è emblematico, di chi persegue politiche niente affatto solidali, cioè quelle che, per semplificazione e comodità espressiva, definiamo di destra.

Questo non è un fenomeno nuovo: è stato a lungo studiato da chi ha indagato, ad esempio, sulla nascita dei movimenti fascisti e populisti, in Europa e fuori. Sicuramente, è frutto delle incapacità delle forze più autenticamente democratiche e popolari d’indicare e costruire un’alternativa socio economica che, nel rispetto della libertà d’intrapresa e delle regole di mercato, abbia comunque la capacità di assicurare la responsabilità sociale da parte degli operatori del mercato. Quella responsabilità sociale che, del resto, è alla base anche dei primi assunti teorici del capitalismo.

Un ceto politico, il caso dell’Italia lo evidenzia in maniera evidente, che non si fa carico della perdita di valore degli stipendi, della riduzione della capacità d’acquisto degli italiani, dell’aumentato incidere dei costi abitativi è destinato alla sconfitta  a favore di quanti in modo spregiudicato soffiano sul malcontento popolare pur perseguendo politiche oggettivamente non eque.

L’inflazione ha sempre finito, in modo diretto o indiretto, per favorire politiche conservatrici e, persino, reazionarie e alti sono rischi che il mondo entri in una fase inflattiva a seguito degli ingenti impegni di spesa pubblica che gli stati sono stati costretti ad assumere per contenere il Coronavirus e per mitigare gli effetti perversi portati all’economia reale.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) fornisce un indice dei costi alimentari che tiene ovviamente conto dell’andamento dei prodotti di maggior consumo quali cereali, semi oleosi, latticini, carne e zucchero. I prezzi degli alimentari nel corso dello scorso maggio sono aumentati del 4,8% in più rispetto ad aprile, registrando la più grande crescita mensile nel corso degli ultimi dieci anni e con un balzo addirittura del  39,7% a confronto dello stesso mese di maggio dello scorso anno.

Le previsioni parlano di una crescita dell’inflazione di almeno il 2 % e il timore che la reazione al blocco della domanda e di quello della produzione ulteriormente possa innalzare questa percentuale.