Giovanni Brusca il macellaio – di Giuseppe Careri

Giovanni Brusca il macellaio – di Giuseppe Careri

Giovanni Brusca, detto dai suoi “il porco”, è uscito dal carcere di Rebibbia. L’autore della strage di Capaci ha scontato 25 anni di reclusione per aver causato la morte di Giovanni Falcone, di sua moglie e dei tre uomini della scorta.

Il feroce Killer della mafia, arrestato nel 1996, era stato condannato a 30 anni, poi ridotti a 25 per “buona condotta”, con l’accusa di essere il responsabile della morte di oltre 150 persone. Ha evitato l’ergastolo, a differenza degli altri mafiosi come Totò Riina e Bernardo Provenzano, perché diventato “collaboratore di giustizia”, ma solo per usufruire degli sconti di pena che ha poi realmente ottenuto.

Maria Falcone, la sorella del Giudice, in una dichiarazione ha detto: “Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata”.

Il killer stragista, colui che premette il pulsante che fece saltare in aria a Capaci le auto di Falcone e della sua scorta, è anche l’autore di un omicidio raccapricciante, quando rapì il figlio tredicenne del pentito di mafia Santino Di Matteo, lo strangolò e poi lo fece sciogliere nell’acido. Rimane difficile, di fronte a notizie di così tanto orrore, rimanere indifferenti alla sua scarcerazione che ogni cittadino rifiuta.

Come rifiuta il perdono al “macellaio” la sorella del capo della scorta di Falcone, Tina Mortinaro;  a distanza di tanti anni dalla strage, la Mortinaro ha dichiarato che per lei non ci sarà mai il perdono per un assassino diventato un pentito solo per l’interesse a evitare l’ergastolo come in realtà è poi avvenuto.

Ora si apre un altro capitolo, la gestione relativa alla libertà e alla protezione del mafioso e della sua famiglia per evitare rappresaglie di coloro che lui ha accusato nel corso di numerosi processi.

In una dichiarazione ripresa dall’Ansa, Maria Falcone aggiunge: Mi auguro solo che magistratura e le forze dell’ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso.

La scarcerazione del mafioso di San Giuseppe Jato è un “pugno nello stomaco che lascia senza respiro e ti chiedi come sia possibile”, ha detto il Segretario del Partito Democratico Enrico Letta In una dichiarazione a Rtl 102.5.

Su Twitter La Sindaca di Roma Virginia Raggi commenta: “ Non voglio crederci. È una vergogna inaccettabile, un’ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia”.

Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia: “L’idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. 25 anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l’Italia intera”.

“La scarcerazione di Brusca riapre una ferita dolorosa per tutto il Paese. Una vergogna senza pari, un insulto alla memoria di chi è caduto per difendere lo Stato” dichiara la grillina Paola Taverna, Vice Presidente del Senato.

Il ricorso alla collaborazione dei pentiti ha permesso in qualche modo allo Stato di aprire un varco tra le maglie serrate della mafia. Non sempre le rivelazioni dei pentiti sono veritiere, ma a volte hanno portato in carcere mafiosi insospettabili, a volte collusi anche con la politica.

Ma la legge dei pentiti voluta anche da Falcone è messa ora in discussione da alcune forze politiche che ne richiedono la revisione. In particolare lo chiedono Lega e Forza Italia attraverso Salvini, Ronzulli e la Carfagna, Ministro per il Mezzogiorno. Dopo la liberazione del mafioso di San Giuseppe Jato non vogliono più sconti di pena, permessi premio per i mafiosi e nessuna protezione dopo la loro liberazione. Ma abbandonare la legge sui pentiti significa probabilmente fare un favore alla mafia. E’ quanto pensano i cittadini di ogni ceto sociale, di tutti coloro, cioè, che conducono una vita normale e nel rispetto delle leggi. I cittadini, coloro che incontriamo ogni giorno sulla metro, per strada e al bar, sono pieni di rabbia per quanto ha potuto fare un mafioso di un piccolo paese della Sicilia. E probabilmente non accettano di vedere un assassino, un macellaio, libero dopo una serie di omicidi che nessuna mente umana riesce a concepire: uccidere oltre 150 persone, strangolare e sciogliere nell’acido un bambino di soli 13 anni. No, non si può proprio accettare.

Giuseppe Careri