Operazione ombre rosse – di Giuseppe Careri

Operazione ombre rosse – di Giuseppe Careri

Due dei tre terroristi degli anni di piombo latitanti si sono costituiti ieri alle autorità francesi dopo l’arresto di altri sette terroristi. Al momento è ancora latitante Maurizio Di Marzio condannato in via definitiva dai tribunali italiani per il tentato omicidio di un dirigente della Digos di Roma.

L’operazione “ombre rosse”, condotta in collaborazione con la Magistratura italiana, ha portato all’arresto di sette uomini e due donne facenti parte delle Brigate Rosse e di altre organizzazioni terroristiche.

Tra i terroristi arrestati ci sono quattro condannati all’ergastolo, due uomini e due donne. Narciso Manenti, oggi 65 anni, dei Nuclei armati, condannato per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Guerrieri nel 1979.

Sergio Tornaghi, Brigate Rosse, condannato all’ergastolo per l’omicidio del Direttore Generale della Marelli Renato Briano, avvenuto nel novembre del 1980.

Roberta Cappelli, delle Brigate Rosse, condannata all’ergastolo per gli omicidi del Generale Galvaligi, del Vice questore Vinci e per il ferimento di due poliziotti.

Marina Petrella, appartenente al nucleo delle Brigate Rosse, oggi 67 anni, condannata all’ergastolo per l’omicidio del Generale Calvaligi a dicembre del 1980 e l’uccisione dei due agenti della scorta. E poi, per il sequestro del Giudice Giovanni d’Urso; infine per il sequestro dell’Assessore Regionale Ciro Cirillo.

Gli altri sono stati condannati a pene che variano dagli 11  ai 24 anni. Secondo l’agenzia Ansa, a tutti i latitanti sono stati ritirati i passaporti; in serata i terroristi sono stati rilasciati con l’obbligo di presentarsi in questura nel corso delle prossime giornate in attesa del processo.

La latitanza dei terroristi in Francia è stata possibile grazie alla dottrina del Presidente francese Francois Mitterand negli anni 1981/1983, formalizzata poi nell’’85 con l’annuncio che non avrebbe estradato i terroristi, tranne di coloro che avevano  commesso dei crimini di sangue.

La precisazione di Mitterand su chi si era macchiato le mani di sangue, ha poi permesso all’attuale Presidente Francese di concedere l’estradizione dei terroristi dopo un colloquio con il Presidente del Consiglio Draghi. In precedenza c’era stato già un accordo tra la Ministra della Giustizia Maria Cartabia e il Ministro italo francese Morfetti tendente a rimediare a una ferita indelebile inferta a tanti familiari delle vittime. In una intervista a Repubblica, la Ministra Cartabia afferma: “Ha vinto la sete di giustizia, di riconciliazione, non di vendetta”.

E’ il 17 maggio del 1972, ore 8 del mattino. Il Commissario Luigi Calabrese esce di casa per andare al lavoro; si accinge a salire nella sua fiat 500 quando un commando di due persone lo uccide con due colpi di pistola alla nuca. In precedenza dalla questura di Milano era precipitato nel vuoto il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli e l’organizzazione di Lotta Continua ritienne responsabile il Commissario Calabresi. Dopo la confessione di un pentito, Marino, che ha partecipato al delitto, si scopre che il mandante dell’uccisione di Calabresi è Giorgio Pietrostefani condannato, dopo numerosi processi di revisione, a 9 nove anni di carcere. Pietrostefani, come tantissimi altri terroristi, si rifugiano in Francia, un paese per certi versi “protettore” dei latitanti.

Gli anni 70 rappresentano per l’Italia un periodo di crescita civile ma anche di terrorismo nero e rosso. Inizia con la strage di piazza Fontana, continuò, sempre con il terrorismo nero, con l’attentato al treno italicus, seguito poi con la bomba a Piazza della Loggia durante un comizio sindacale. Infine l’attentato del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna: 85 i morti, 200 i feriti

In questi anni 70/80 s’inseriscono poi le Brigate Rosse con l’uccisione o il ferimento di uomini delle istituzioni, magistrati, generali, giornalisti, poliziotti con l’intento di colpire al cuore dello stato. Una farneticazione che li vide infine sconfitti dalla storia.

Chi non è più giovane ricorda quei dieci anni terribili, carichi di tensione, incredulità paura, a volte anche semplicemente di uscire di casa.

Gli anni di piombo rimangono sullo sfondo ai tanti terroristi che, dopo interminabili processi, furono condannati in via definitiva, molti, moltissimi dei quali, scappati in altri paesi per sfuggire al carcere.

I dieci terroristi latitanti, ma sono molti di più magari deceduti o prescritti, subiranno un regolare processo per estradizione; anche se dovremo aspettare la sentenza fra due o tre anni per sapere se pagheranno il loro debito con la giustizia.

Giuseppe Careri