Il 25 aprile – di Giancarlo Infante

Il 25 aprile – di Giancarlo Infante

“L’Italia rivive una drammatica ma esaltante esperienza ed approfondisce la sua identità nazionale. Quella identità nazionale che si rivela in momenti di svolta, destinati ad esercitare una decisiva influenza nella storia dei popoli. La Resistenza fu uno di questi momenti. Ad essa dunque, ancora oggi, facciamo riferimento. Ad essa ci rivolgiamo come al luminoso passato, sul quale è fondato il nostro presente ed il nostro avvenire”. Così Aldo Moro intervenne in occasione del trentennale della resistenza, nel 1975 ( CLICCA QUI ).

Nella nostra fase storica, in cui i punti di riferimento culturali ed esistenziali appaiono soverchiati da un processo di de storicizzazione, dal tentativo di introdurre modelli che perdono ogni strutturazione ideale, dal restringere l’orizzonte  ad una mera semplificazione di quel complesso sentire, ma unico in grado di dare un senso profondo al significato della nostra vita, dal promuovere una visione meramente consumistica, che appare indifferente rispetto ai processi che hanno determinato il mondo in cui siamo inseriti, il 25 aprile per noi italiani, ma nel ‘45 fu un aprile fondamentale per il processo democratico di gran parte dell’Europa, diventa uno di quegli appuntamenti cruciali con il quale misurarsi.

Questo perché, come già sostenuto più volte in precedenza (CLICCA QUI ), il 25 aprile non segna solo la fine del fascismo e della sua alleanza e acquiescenza ai criminali nazisti. E’ il faticoso e drammatico arrivo sulla scena di una visione alternativa degli uomini e delle cose perché quel giorno, che ne riassume tanti altri, giunse finalmente un’Italia democratica in senso moderno.

Come disse Moro 46 anni orsono ciò che portò al 25 aprile fu “ fatto di popolo, fatto sociale di rilevante importanza” costellato da   “un’infinità di episodi spontanei”. Ed è questo che serve a spiegare il perché fu data simbolica, capace di agire tanto “ in profondità nella vita politica del nostro Paese, dando una nuova dimensione allo Stato, arricchendo la vita democratica e creando una originale mentalità antifascista, la quale superò quella formale e parlamentaristica che aveva in certo modo caratterizzato in precedenza la opposizione al fascismo”.

Fortunatamente, molto è rimasto di quello spirito e di quei contenuti. Eppure, come dimostrano tante manifestazioni pubbliche, ancorché limitate a infimi gruppetti, ma in grado di trovare sui social nuovi terreni di coltura, pulsioni fascisteggianti, razzistiche ed antisemite permangono e non si fa mai abbastanza per contenerle e metterle a tacere definitivamente.

Del resto, anche questo è stato già varie volte sottolineato, gli atteggiamenti propri del fascismo sono frutto di una categoria dello spirito, sempre in agguato in tanti singoli individui e in tanti gruppi. Sicuramente in quelli più pronti a recepire le sirene dalla prepotenza, dell’arroganza e dell’egoismo.

Così, il 25 aprile di quest’anno, ancora nel pieno della pandemia che un anno fa toccò uno dei livelli più alti in termini di contagio e di decessi, alcuni gruppi parafascisti utilizzano le evidenti difficoltà sanitarie ed economiche per creare confusione e distorcere il consenso sulla base di parole d’ordine irrazionali e, alla fine, illiberali.

La conferma che, dunque, è necessario  vivere il 25 aprile come un’occasione per tornare alle fonti dei nostri principi democratici, umanitari e spirituali. Un’ulteriore occasione da non lasciar  cadere nel vuoto sapendo che, in realtà, si tratta di vivere tutti i 365 giorni dell’anno lungo una continua riscoperta degli ideali di libertà, partecipazione ed inclusione che sostanziarono la nostra rinascita democratica.

Giancarlo Infante