Una strategia per superare gli squilibri Nord Sud- di Alfonso Barbarisi

Una strategia per superare gli squilibri Nord Sud- di Alfonso Barbarisi

È di ieri una notizia di Agenzia che riporta la ripartizione territoriale dei progetti per la mobilità urbana (bus e metropolitane) presentati al ministro delle infrastrutture, Enrico Giovannini. Essa riferisce di una netta prevalenza del Nord, per un costo di 7.752 milioni, pari a oltre il 70% delle risorse disponibili. Mentre dal Sud sono arrivate proposte per soli 3.274 milioni, neppure il 30%. Tra i proponenti ci sono Napoli, Bari, Taranto, oltre ad un progetto della Regione Campania per la metropolitana di superficie per collegare Napoli con la stazione dell’Alta velocità di Afragola, già comunque finanziata precedentemente dalla EU.

Se il Governo centrale rinuncia a definire una chiara e trasparente strategia allocativa nazionale mirata a sanare gli ingiustificati squilibri strutturali e adotta un metodo che è quello di un Centro che risponde prevalentemente alla domanda dei territori, difficilmente potrà gestire una “sana ed equa costruzione” del Piano Nazionale Resistenza e Resilienza, richiesto dalla EU, per erogare i fondi del Recovery Plan.

Avviare un percorso durevole di ripresa e di tras-formazione dell’economia italiana, segnata sempre più da marcati fattori di debolezza strutturale e porre un argine alla nostra lunghissima crisi di “grande malato d’ Europa” è una priorità europea e, per questo, tale trasformazione deve essere vista al di là di una manutenzione e ristoro dell’attuale sistema economico italiano. Le “quote” devono essere determinate non dalla domanda localistica, bensì dalle condizioni e le esigenze dei servizi da fornire in coerenza ai dettami costituzionali di perequazione. In questo senso l’UE si è espressa con chiarezza. Il ministro Giovannini non può pensare che per distribuire i miliardi disponibili se la possa “cavare” soddisfacendo richieste che accentuano squilibri e sperequazioni.

Va stigmatizzato il grande rischio di “affidarsi a consultare i territori” e non definire una decisa linea di riequilibrio. Ciò non significa rifiutare il dialogo con i territori, ma armonizzarlo in sede nazionale ed elevarli verso una linea di inclusività di tutto il Paese.

Questo paradosso potrebbe ripresentarsi per ognuna delle “missioni” del Piano e allora “la domanda” del Sud sarà esaudita con una ripartizione delle risorse di gran lunga inferiore a quel 65%, che è la quota minima coerente con l’assegnazione dei 209 mld. all’ Italia. Questo sarà, forzatamente, giustificato in Europa dicendo che il Sud, oltre a non saper spendere, non sa neanche “domandare” e neanche fare progetti.

Ciò deve essere evitato e ci deve preoccupare è che al di là dei criteri di assegnazione, non sia stata ancora individuata dal Governo Draghi la linea di azione che uniformerà il PNRR: un difetto che al momento accomuna questo al precedente governo.

La drammatica ripresa, in tempo di pandemia, del divario Nord-Sud italiano investe, con l’economia, i diritti di cittadinanza, alimenta sperequazioni crescenti che frenano ulteriormente le potenzialità dell’intero Paese, con il risultato di alimentare un imbarazzante “secondo divario” tra l’Italia tutta (Nord e Sud!) ed il resto dell’UE. Per altro, se è vero, che la pandemia ha prodotto uno shock “simmetrico”, colpendo tutti i paesi su scala globale, nel nostro Paese vi sono avuti notevoli effetti asimmetrici, in virtù della natura fortemente dualistica del nostro sistema.

La verità è che il Sud è diventato la punta avanzata di una crisi che riguarda tutta l’Italia e che non può essere certo esorcizzata ricorrendo sistematicamente all’arma del rivendicazionismo territoriale, ma con una visione equa ed olistica del Paese. Tuttavia i Politici, le Istituzioni e la Cittadinanza attiva del Meridione devono impegnarsi, responsabilmente e rapidamente, a risentire degli impulsi del Governo centrale e a corrispondere ad essi, esprimendo compiutamente esigenze e progetti per la loro terra, rimanendo, altresì vigili a che i principi di coesione territoriali richiesti dall’Europa vengano declinati.

Alfonso Barbarisi