Il Mediterraneo è da tempo zona di Cicloni ma nessuno sembra essersene troppo accorto

Il Mediterraneo è da tempo zona di Cicloni ma nessuno sembra essersene troppo accorto

Come se la Sardegna avesse subito un improvviso attacco di guerra, di guerra vera, estremamente violenta e generalizzata. La Protezione civile parla di 16 morti e di 2700 sfollati, oltre a enormi danni a tutto e ovunque. Gran parte dell’isola, per non dire tutta, è stata, infatti, travolta da un ciclone che ha portato morte e distruzione. E’ prima volta che in Italia per definire una tempesta di pioggia e vento si utilizza il termine Ciclone, nonostante si sia di frone a fenomeni che avvengono da oltre 20 anni.

Il ciclone è una tipica perturbazione del mar dei Caraibi e si ingrandisce a mano a mano fino a raggiungere il Golfo del Messico seguendo l’acqua calda della corrente del golfo. Ora, soprattutto per 1olbia4l’aumento delle temperature, il clima è cambiato, a cominciare dal centro Africa dove si formano violente perturbazioni di aria calda che raggiungono il Mediterraneo e l’Italia. Qui, scontrandosi con l’aria fredda del nord sono cominciati a nascere i cicloni, fino a poco tempo fa perturbazioni per noi misteriose e terribili proprie di luoghi lontani oggetto solo di terrificanti racconti e leggende. Ormai il ciclone è di casa qui in Italia, e dobbiamo abituarci a difenderci e a conviverci. Basta con le tragedie a sorpresa, basta con i funesti bollettini di guerra. Che i servizi metereologici svolgano con professionalità il proprio lavoro e che siano davvero nelle condizioni di prevedere.

1olbia5I cicloni del Mediterraneo, benché di piccole dimensioni, sono ben più pericolosi di quelli dei Caraibi, in quanto non si muovono e restano nello stesso punto formando un mulinello. E finché si alimentano di aria calda e di aria fredda continuano a scaricare l’acqua che cadrebbe in 6 mesi solo in 8 o 10 ore. Basti ricordare le 2 volte di Genova, le Cinque Terre, Roma, il napoletano, la Calabria e la Sicilia.

Concetti questi già da tempo noti a chi ha davvero avuto a che fare con il Meteo e ha visto da protagonista i cicloni dal livello del mare. “L’avevo già intuito nel 1994 in occasione di un nubifragio a Giarre, qui vicino a Catania – ci dice Gianni Belfiore, marinaio di lungo corso con all’attivo 150 crociere nei caraibi e decine di traversate atlantiche su Michelangelo, Raffaello e Leonardo da Vinci – quando morirono 2 persone ed io mi salvai per miracolo 1belfiore5in via Gallipoli. Mi accorsi subito che il vento non cambiava direzione e faceva appunto mulinello scaricando una enorme massa d’acqua. Durò cinque o sei ore provocando un disastro. E dettero la colpa alla cementificazione selvaggia, alle costruzioni abusive sui letti dei torrenti. Ma in quel caso, come accade ora, niente avrebbe potuto evitare morte e distruzione. Non è stato ancora capito che da vent’anni da noi il clima è divenuto sub tropicale”.

Scusi Belfiore, ma secondo lei i rimedi?

“C’è necessità di stazioni meteo a terra, come negli Stati Uniti, e non esclusivamente basarsi sui computer che osservano la situazione solo dall’alto, fornendo spesso indicazioni imprecise e inefficaci. Qui è un problema di adeguamento della metereologia, non tanto di rafforzamento della Protezione civile che già fa tanto e pure bene. Occorre l’allestimento di stazioni di rilevamento a terra dislocate opportunamente sul territorio. Quel che è peggio è che le stazioni meteo a terra, seppur in numero insufficiente, ci sono, ma svolgono realmente 1belfiore9quel ruolo di allarme che gli compete? Mi sembra proprio di no, come se gli operatori si basino e credano solo alle indicazioni di satelliti e computer. Non mi stancherò mai di dire che le tragedie si evitano e si risolvono anche e soprattutto con le previsioni dal basso”.

La provincia più colpita e che ha subito i maggiori danni è Olbia-Tempio, dove si contano tredici vittime. In provincia di Nuoro è morto un poliziotto mentre era in servizio di scorta a un’ambulanza che portava un malato grave verso l’ospedale del capoluogo: stavano transitando lungo un ponte sul fiume Cedrino, il viadotto ha ceduto e il fuoristrada della polizia che faceva da apripista è precipitato. L’uomo della Polizia non ce l’ha fatta, ma tre colleghi a bordo sono stati salvati e ricoverati in gravi condizioni.

Riccardo Marini