La “marchetta” elettorale della Sanità

La “marchetta” elettorale della Sanità

Vista la facilità con la quale partono le querele, ci limiteremo a dire che la corsa con cui il Governo ha improvvisamente deciso di occuparsi della Sanità non sappiamo se dovrebbero spingere ad uscire in una fragorosa risata o in un pianto disperato.

A quattro giorni dal voto europeo a Palazzo Chigi, quelli del popolo!, scoprono le liste d’attesa. E questo sarebbe stato un bene se il provvedimento adottato avesse previsto i miliardi necessari ogni anno a tagliarle davvero. E, magari, non solo a puntare a quello, visto il disastro in cui abbiamo finito per mettere il Servizio nazionale, a proposito del quale tutti si sono sperticati a fare solenni promesse nel corso della terribile stagione del Covid.

Ma le chiacchiere servono per raccogliere pochi voti. E magari a perderne tanti, e tutti assieme, quando ci si renderà conto che solo chiacchiere restano. Non c’è un euro investito al riguardo.

Inevitabile andare con il pensiero a quanto la stampa ha attribuito al Ministro Giorgetti nella giornata del 2 giugno, quando avrebbe detto ai suoi colleghi di prepararsi a fare a meno di lui. Ma vuoi vedere che il povero cireneo sapesse già cosa stesse per bollire in pentola? Ben sapendo che soldi non ce ne sono. Così, ecco il compromesso sulle chiacchiere. Tanto … non costano nulla… Diverso sarebbe stato, e questo sì avrebbe assunto la dimensione di seria “marchetta” elettorale, se ci fosse stato un impegno affinché l’Europa riattivasse il Mes Sanità che, lo ricordiamo, ci avrebbe consentito di attingere fino a 36 miliardi di euro per rimettere in piedi il Servizio sanitario nazionale. Quello sì non sarebbe stato un vuoto vaniloquio elettoralistico. Ma anche chi ci governa oggi fu preso contro quel Mes da una contraria furia ideologica.