Il sistema elettorale italiano all’esame della Corte dei diritti umani
Dinanzi alla Corte europea dei diritti umani (Cedu) arriva il ricorso presentato contro l’Italia da alcuni cittadini, guidati dall’ex segretario dei Radicali italiani Mario Staderini, per contestare la legittimità del nostro sistema elettorale con cui si è andati al voto nel settembre de 2022. La tesi è che esso viola i diritti degli italiani.
Non ne sapeva nulla nessuno nonostante la Corte avesse accettato di esaminare il ricorso, ed è già cosa di non poco conto, lo scorso febbraio. La notizia non era stata fatta circolare. A partire dal Governo Meloni che, adesso, ha tempo fino al 29 luglio per presentare la propria memoria difensiva secondo quanto hanno stabilito i giudici.
Il Governo di Giorgia Meloni ha già definito infondato il ricorso. Ma lo stesso sarebbe stato se a Palazzo Chigi ci fosse stata una coalizione di parte opposta. Entrambe partecipi, da trent’anni, di quella “conventio ad excludendum” che favorisce chi già ha acquisito uno spazio politico ed impedisce un autentico ricambio della classe dirigente del Paese. Sono tutti appassionatamente abbarbicati a questo metodo elettorale, nonostante la Corte costituzionale sia stata costretta ad intervenire per sancire l’incostituzionalità di simili sistemi utilizzati anche prima del 2022.
Il punto vero, però, è quello di ridisegnare tutto il sistema politico. Fatta salva l’importanza di una legge elettorale che serva soprattutto a rappresentare davvero l’intera società, ad andare oltre la “casta” che ogni giorno di più fa sentire il proprio peso e i costi gravanti su un contesto civile che non ne può più, a ricucire il grave strappo provocato nei rapporti tra eletti ed elettori.
La discussione dinanzi alla Corte sarà di natura molto tecnica e, probabilmente, non entrerà nel merito del quadro più generale che ci porta a parlare di una democrazia dimezzata. E allora bisognerà trovare altre occasioni e altri temi per interrogare la stessa Corte, perché l’Italia, da se stessa, sembra davvero incapace a ristabilire un quadro di democrazia sostanziale fatta di più partecipazione e più inclusione.
Bisognerà attendere tutto un processo decisionale inevitabilmente non breve, ma siamo già finalmente ad un punto di partenza per superare le tante iniquità che stanno alla base del sistema politico italiano, di cui il metodo elettorale costituisce solo uno degli elementi critici. E non ci dispiacerebbe se si dovesse tornare al voto con un sistema nuovo, con buona pace di tutti coloro che continuano ad illudersi che con i pannicelli d’acqua fredda si abbassi una febbre tanto alta e che dura da troppo tempo.