Papa Francesco e la pienezza della dignità umana – di Domenico Galbiati

Papa Francesco e la pienezza della dignità umana – di Domenico Galbiati

Non era difficile prevederlo.  Vi sono personaggi ed ambienti che – a fronte del recente documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, “Dignitas infinita” – hanno reagito, se non con stizza, almeno con delusione e con dispetto, anche con una certa sorpresa.

Avevano immaginato oppure, a modo loro, sperato in una Chiesa intimidita e compiacente con il “mondo”.
Come se la Chiesa “in uscita” di Papa Francesco fosse in uscita da sé stessa, disponibile, costretta o rassegnata a mostrarsi accondiscendente o disarmata a fronte delle trasformazioni sociali, culturali, ideali, antropologiche, morali che caratterizzano l’attuale fase storica. Insomma, sostanzialmente, per forza di cose, arrendevole, se non in balia di un “relativismo” ritenuto, a tutti gli effetti, oggi strutturale e necessario. In poche parole, storicamente superata.
Finalmente. Ed una volta per tutte…!

Taluni, tra costoro, mostrano, nei confronti della Chiesa, quei sentimenti di comprensione e di rispetto, si potrebbe dire, quel tono bonario, di affettuosa e compassionevole vicinanza con cui si accompagna una persona – in questo caso il cristianesimo – verso un exitus tutto sommato sereno perché ineludibile, inscritto nell’ ordine naturale delle cose, cioè, a loro avviso, storicamente scontato. Non hanno capito nulla. Hanno interpretato in modo distorto, cercando di piegarle alla cecità dei loro inossidabili presupposti ideologici, espressioni quali il camminare verso le “periferie”, l’ interpretare la Chiesa come “ospedale da campo”, il rispetto dell’ interiore, intangibile coscienza di ognuno, come un cedimento dottrinale, una declinazione sentimentale del Magistero.

Hanno spesso frainteso Papa Francesco. Non ne hanno compreso l’ansia pastorale, l’attitudine ad accostare e comprendere le persone, anzi la persona, ciascuna secondo la particolarità della propria condizione sofferta, senza venir meno né al comandamento della carità né alla verità dei valori in gioco. Peraltro, secondo la tradizione di sempre, il linea con l’invito di Papa Giovanni – che anche allora suscitò sorpresa e, presso taluni, perfino scandalo – a distinguere tra l’ errore e l’ errante.

Anche al momento di benedire. Come farebbero la madre oppure il padre di ogni figlio, qualunque sia la sua condizione. Senonché, come insegna la Dottrina Sociale della Chiesa, la dignità umana è un tutt’uno. Non si può farla a pezzi, per sceglierne alcuni profili e rifiutarne altri. Non si può plaudire, nel segno del “politicamente corretto”, a ciò che va incontro alla propria preoccupazione sociale e, nel contempo, pretendere di separare quest’ultima dal valore originario della vita. Come se bastasse fondarla su una qualunque convenzione sociale, storicamente fungibile.
Torna o meglio resta ancora e sempre attuale il monito autorevolmente rivolto ai cattolici – soprattutto a coloro che liberamente assumono, in prima persona, un impegno politico – dall’ allora Presidente della CEI, Cardinale Bassetti, a rimettere insieme, in vera sintonia tra loro i cosiddetti “cattolici del sociale” ed i “cattolici dell’ etica”.

Domenico Galbiati