La ricerca di una soluzione in Ucraina – di Massimo Brundisini

La ricerca di una soluzione in Ucraina – di Massimo Brundisini

Scambiare punti di vista differenti è sempre un arricchimento. Se poi lo scambio potesse contribuire anche minimamente a trovare soluzioni condivise, nell’auspicabile formula  del cosiddetto “win-win”, allora si sarebbe ottenuto il massimo risultato. Mi auguro comunque, per le riflessioni che andrò a fare, di non essere bollato come putiniano, ritenendomi piuttosto un dilettante cercatore di verità.

Per contribuire all’obbiettivo del titolo, cercherò di rispondere alle considerazioni di Maurizio Cotta, che in un recente articolo mi ha onorato di una menzione (CLICCA QUI).

Mi soffermerò su un punto dirimente, e cito in merito le parole di Cotta a commento di mie affermazioni:” ….Brundisini (sempre su Politica Insieme CLICCA QUI) vede la rivoluzione di Maidan del 2013-2014 come una operazione essenzialmente americana, senza nemmeno menzionare che la estesa protesta popolare fu scatenata dalla decisione dell’allora presidente ucraino Yanukovitch di cancellare all’ultimo minuto l’accordo di libero scambio e cooperazione economica con l’Unione Europea (DCFTA) e di aderire invece sotto forti pressioni provenienti dal Cremlino ad un accordo con l’Unione Economica Euroasiatica promossa da Mosca. Per non parlare delle violenze commesse dagli apparati di polizia nei confronti dei manifestanti”.

Cercherò di conseguenza di approfondire la tematica e di fornire una più precisa valutazione della protesta popolare: a riguardo cito le cifre che fornisce Wikipedia basandosi su diversi sondaggi (CLICCA QUI)  :”Secondo i sondaggi sugli eventi dell’Euromaidan condotti tra il dicembre 2013 e il febbraio 2014 l’opinione pubblica ucraina si rivelò divisa, con marcate differenze regionali. Secondo una rilevazione eseguita su 2079 campioni (errore statistico ±2,2%) tra il 4 e il 9 dicembre 2013 il 49% supportava la protesta, mentre il 45% era contrario, il 6% gli indecisi. Il supporto alla protesta variava in modo consistente in base all’influenza culturale russa delle regioni considerate: regioni occidentali 84%, centrali 66%, meridionali 33% e orientali 13%. Distribuzioni regionali analoghe si potevano riscontrare anche relativamente all’avvicinamento dell’Ucraina all’Unione europea, in particolare a livello nazionale il 46% preferiva l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea, il 36% l’ingresso nell’Unione doganale eurasiatica e il 19% era indeciso. Risultati simili sono stati registrati anche da altri istituti demoscopici“.

Si poteva quindi fotografare una situazione di divisione di fatto della nazione, con evidenti spaccature geografiche. A questo punto la Politica con la P maiuscola sarebbe dovuta intervenire con l’obbiettivo di cercare di conciliare in tutti i modi possibili i diversi interessi per giungere ad una soluzione accettabile per tutti. Invece cosa si fa? Ci si inserisce nei fatti altrui e si interferisce pesantemente, copione già collaudato in scenari simili, vedi Kossovo, ovvero ci si comporta da incendiari e non da pompieri, si sobillano gli animi e si incentivano le faziosità. Ci si comporta cioè da anime belle in nome della difesa dei diritti di popolazioni delle quali però in realtà interessa men che nulla, ma che vengono strumentalizzate per altri fini. Stesso copione si era già registrato in Georgia, dove addirittura c’era stato un massiccio intervento di Israele con invio di armi, istruttori e supporto politico (un israeliano era diventato ministro): quella iniziativa era stata preceduta anni prima da precise minacce dello stesso Kissinger.

Ma tornando ai tragici fatti di Piazza Maidan, con decine di morti, cito sempre da Wikipedia:” Il presidente Viktor Janukovyč ha risolutamente negato di aver mai ordinato alla polizia di aprire il fuoco sui manifestanti, accusando l’opposizione di aver dato inizio alle sparatorie, dichiarando che “nessun potere vale una goccia di sangue” e che “molte volte i miei sostenitori mi hanno sollecitato ad agire in maniera più risoluta contro Maidan, ma non l’ho mai fatto. Avremmo dovuto disarmare gli elementi estremisti, gli stessi che ora sono un rompicapo per i nuovi leader”. Il ministro degli esteri russo Lavrov ha dichiarato che la Russia aveva informazioni riguardo al fatto che i gruppi di estrema destra ucraini avrebbero coordinato gli attacchi dei cecchini a Kiev“.

A questo punto penso quindi che sia lecito chiedersi come Victoria Nuland abbia speso i cinque miliardi di dollari investiti, per sua ammissione, in Ucraina: forse grandi commesse di grano? O di patate? Ognuno si potrà fare la sua idea. In proposito cito un articolo della BBC nel quale ci si interroga sulla identità dei cecchini, al di là delle accuse reciproche (CLICCA QUI).  Cito anche un articolo del Manifesto (CLICCA QUI):”Kiev 2014: chi sparò davvero a Maidan?”. Nell’articolo si riportano le dichiarazioni di due contractors georgiani: «Durante i giorni caldi del 2014 in Ucraina siamo stati reclutati da un membro del governo Usa. Lo scopo: fare i cecchini e uccidere più persone possibile”. Per quello che può contare, ricordo in quei giorni un video drammatico in cui si sentivano spari nella piazza, ed una voce di commento diceva che gli stessi cecchini sparavano sia sulla folla che sui poliziotti, innescando una spirale di violenze esasperate. La cosa viene confermata in un video di Euronews che riporta le parole del Ministro degli Esteri lettone Urmas Paet al telefono con Catherine Ashton, rappresentante per gli Esteri dell’Unione Europea (CLICCA QUI). A questo punto, se quella fosse la verità, dobbiamo convenire che si sia trattato di una strategia vincente, ma chi l’avesse pianificata avrebbe sulla coscienza decine di migliaia di vittime e una nazione in ginocchio. Rifacendomi ancora alla saggezza latina, è lecito allora interrogarsi sul “Cui prodest”.  Una certa idea ce la possiamo fare tutti ricordando la famosissima intercettazione della solita Nuland:” Fuck Europe! Sull’Ucraina decidiamo noi…”. Mi sembra di una chiarezza lapidaria. In questo caso specifico, si è gettata la pietra ma non si è fatto in tempo a nascondere la mano.

Nel mio articolo parlavo anche della diversa statura tra i politici coinvolti nella crisi di Cuba e quelli attuali. Sessant’anni fa veniva ucciso una grande figura politica di allora, protagonista di quella crisi, John Kennedy. Per ricordarlo, allego il link di una struggente ballata a lui dedicata di Bob Dylan: mi sembra giusto ricordare un uomo che forse poteva cambiare la storia, ma volontà negative, in quella come in tante altre occasioni, hanno impedito che l’Umanità potesse progredire verso destini più luminosi. La canzone è sottotitolata (CLICCA QUI) Al minuto 8:50, qualcuno dice: ” l’epoca dell’anti Cristo è appena iniziata”, e poi :”l’anima di una nazione è stata strappata via”. Da allora le cose sono cambiate, e certamente non in meglio. E allora ricordiamo che le vicende possono avere sempre diversi risvolti, ma quello che conta è non comportarsi come ultras di questa o quella tifoseria, ma avere una visione a tutto campo.

Per quel che riguarda poi i giudizi sui governi e sulla storia russa, dico solo che sono un convinto fautore dell’autodeterminazione dei popoli. Al di là dei risultati, un’affluenza del 75 % alle ultime elezioni russe è indice di partecipazione popolare, i contrari potevano rimanere a casa. Sulle presunte mire imperiali della Russia, mi viene da pensare che per chi si trova già a dover gestire la nazione più grande al mondo, si tratterebbe solo di una stupida e assurda velleità.

All’indomani della dissoluzione dell’URSS, siamo sicuri che chiunque altro avrebbe avuto la capacità di Putin di mantenere l’unità della nazione? Ma soprattutto, siamo sicuri che si sarebbero potuti utilizzare metodi diversi? La NATO, che avrebbe dovuto dissolversi all’indomani dello scioglimento del Patto di Varsavia, ha tentato di comportarsi come Fabrizio Maramaldo, ma ha trovato un forte oppositore. Continuando a palesare l’entrata di Kiev nell’organizzazione e un contributo, ancora però solo ipotetico, di 100 miliardi di dollari in cinque anni all’Ucraina, si perpetua la ragione scatenante della guerra e si perpetua anche la sofferenza di una nazione: si vuole salvare la faccia, ma come ha detto Papa Francesco, niente vale come anche una sola vita umana.

Non sono mai stato un estimatore di Berlusconi, ma la sua Ostpolitik è stata un grande momento di vera grande politica.

Massimo Brundisini