Sull’autobus impazzito delle riforme istituzionali

Sull’autobus impazzito delle riforme istituzionali

Giorgia Meloni si è battuta per anni per la Repubblica presidenziale. In continua sintonia con il suo primo mentore Giorgio Almirante e della P2 di Licio Gelli.

Poi, pur di stravolgere una Costituzione mai accettata pienamente dai neo fascisti, post fascisti, chiamateli come vi pare, si è accontentata di quell’intruglio senza capo né coda costituito dall’elezione diretta del Presidente del consiglio. Da lei definita la “madre di tutte le riforme”. E a ragione, perché con quel passaggio si entrerebbe in una “terza repubblica” che non avrebbe alcuna continuità con la Costituzione nata dalla Resistenza la cui lontananza dalla cultura fascista andava trovata, soprattutto, nell’equilibrio tra i poteri e i corpi dello Stato.

Ma ieri sera, nel corso della solita intervista compiacente, si è detta disponibile pure a tornare all’idea primigenia dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Una boutade? O l’intenzione di aumentare la possibile confusione su quella delicatissima questione che tira in ballo i livelli apicali della Nazione?

Su che autobus siamo stati costretti a salire… Ha ragione il giudice Gratteri: fate ai magistrati i testi psico attitudinali, ma non limitatevi a loro che sono necessari anche per chi ci governa…