L’Occidente e l’America – di Domenico Galbiati

L’Occidente e l’America – di Domenico Galbiati

C’è un pezzo di Occidente – inteso come “persona collettiva”, se così si può dire, a prescindere dai rispettabilissimi singoli soggetti che vi si riconoscono – che dovrebbe stendersi sul lettino dello psicanalista.

Per capire, se possibile, se non sia un radicato complesso di colpa e di quale natura , il bisogno di sublimarlo, l’urgenza di proiettare fuori di sé le ombre di un trauma o di quale altro turbamento, ad accompagnare e giustificare – ovviamente in nome della pace, senza se e senza ma – quell’ accesa avversione nei confronti degli Stati Uniti e tutto ciò che, in qualche modo, vi ha a che vedere, che si coglie in trasparenza in queste posture ideali.

Detto senza ironia, perché sono effettivamente tali, si tratta delle “anime belle” che – in nome della pace e dei nobili sentimenti di cui si sentono testimoni e custodi – grazie alla libertà di pensiero, di parola e d’azione di cui giustamente godono in questa parte del mondo, non mancano di manifestare diffidenza e sospetto, anzi, spesso, livore e disprezzo nei confronti dell’ Occidente.

Insomma, l’Occidente come sentina di ogni male, nido di vipere che tramano nell’ombra inganni e complotti a detrimento di popoli e regimi se non inermi, sicuramente votati a serenità e pace. Senonché, costretti, loro malgrado, in un estremo tentativo di doverosa e legittima difesa, a muovere contro la Cecenia, l’Ossezia, la Georgia e, buon ultima, l’Ucraina. E forse ci dimentichiamo qualcosa.

Eh, sì. Ci dimentichiamo i dissidenti, gli oppositori del regime, i giornalisti della libera stampa, perfino i “plutocrati”, complici di un regime oscuro che, una volta caduti in disgrazia, vengono sacrificati alla gloria del principe.
In questo mondo alla rovescia, un fantoccio di Biden – tale Zelenskj, messo lì apposta, nottetempo, all’ insaputa, anzi, a dispetto del popolo ucraino – ha mosso guerra al Cremlino. Con le arti subdole della provocazione di cui la NATO è maestra e poi permettendosi di rispondere in armi ad una benemerita “operazione speciale” di denazificazione.

Non si tratta di approvare in modo acritico e pregiudiziale gli USA ed, in generale, l’Occidente. Dalla tratta degli schiavi, al genocidio degli indiani, dal colonialismo selvaggio, al razzismo, dall’imperialismo alle interferenze nella vita di altri paesi ed a sostegno di feroci regimi dittatoriali, dalla bomba di Hiroshima, al Vietnam, alla guerra del golfo, prima e seconda – ed anche qui ci dimentichiamo qualcosa – non si contano le nefandezze di cui anche il mondo al di là ed al di qua dell’Atlantico si è reso responsabile.

Ma è, pur sempre, il mondo delle libertà e della democrazia. Il mondo in cui, con le ingiustizie, le fratture sociali, le diseguaglianze di cui soffre, vorrebbero vivere coloro che continuano a patire l’avvilimento e l’umiliazione della dignità loro negata. Errori non emendabili, che pesano sulla memoria delle democrazie. Errori che si potrà non ripetere – forse – a condizione che li si possa denunciare, se ne possa parlare a cuore aperto, in modo libero e spregiudicato perché la coscienza civile dei popoli prenda atto del loro carattere tragico.

Di quale pace, di quale terra, di quale dignità ci verranno raccontando, ad esempio, Michele Santoro e Raniero La Valle? Che splendida lezione di pace ci darebbero se dedicassero un giorno della loro prossima campagna elettorale a sventolare le bandiere arcobaleno sulla Piazza Rossa!

Domenico Galbiati