Quando Andreotti diceva: non querelare mai

Quando Andreotti diceva: non querelare mai

60 anni fa , si diceva che, vista dallo spazio, l’Italia si riconosceva per il bianco delle cambiali. Oggi per le querele.

A Giulio Andreotti venne attribuita, tra le numerosissime altre, una celebre frase: querelare mai. Potrebbe non essere vero che egli l’abbia mai pronunciata. Ma è certo che non risulta che egli abbia ne abbia mai sporto una contro qualcuno dei suoi avversari politici o i numerosi giornalisti sempre pronti a non perdere occasione per attaccarlo e legarlo a molto di quello che di indecifrabile o di criticabile veniva commesso.

Probabilmente, un pò perché egli accettava il gioco della politica, sempre stato fatto anche di cattiverie, di insinuazioni e di attacchi personali, persino di bugie. In più, c’era e c’è l’ovvia considerazione che una querela non fa altro che continuare a far parlare e sparlare di un qualcosa che, probabilmente, qualche giorno dopo finirebbe altrimenti in grande dimenticatoio che costituisce il cruccio, ma anche una forte ancora di salvezza per tutti noi. Infine, però non sappiamo se questo facesse parte del pensiero del “prudente” Andreotti, c’è pure da considerare che non sai in che mano finisci in Procura e in tribunale…

Il ricordo della saggia riflessione di Andreotti torna in questi giorni quando si assiste ad un gran via vai di carte bollate che giungono in Procura per le querele annunciate dai politici di ogni grado e condizione che non gradiscono quest’articolo o quella dichiarazione.

Di sicuro, al momento, il caso più clamoroso, è quello della querela che la Presidente del consiglio, Giorgia Meloni ha annunciato contro Luciano Canfora per alcune frasi che l’intellettuale le avrebbe indirizzato del tipo “neonazista nell’anima” e “poveretta”. Canfora sembra che non veda l’ora di spiegare ai magistrati le ragioni filologiche delle sue espressioni.

Se la querela non verrà archiviata la questione finirà in un pubblico dibattimento e sicuramente verrà tirata il ballo la libertà d’espressione e il diritto di critica che chi si mette sul “mercato” della comunicazione e della politica non può certo far finta non esista. Una situazione in cui, probabilmente, Giorgia Meloni ha più da rimetterci che da guadagnarci …