Il “buon ladrone” e la speranza – di mons Michele Pennisi

Il “buon ladrone” e la speranza – di mons Michele Pennisi

Soltanto il Vangelo di Luca parla di un buon ladrone, come viene normalmente chiamato nella tradizione cristiana. Il malfattore pentito crocifisso alla destra di Gesù ne difende l’innocenza, lascia spazio al riconoscimento del proprio male, ha la fede e il coraggio di affidarsi totalmente a Lui, che per tutta la vita ha perdonato i peccatori.

Il buon ladrone si rivolge i direttamente a Gesù con confidenza, chiamandolo per nome invocando il suo aiuto. “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” è il grido accorato della sua preghiera. E la risposta di Gesù non tarda a farsi sentire, preceduta dalla formula caratteristica delle sentenze più importanti: «In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso». Mentre il buon ladrone parla al futuro, la risposta di Gesù non si fa aspettare; parla al presente. È un’assicurazione solenne di una salvezza già per “l’oggi”, che è un intreccio tra il presente e l’eternità, perché il futuro escatologico della salvezza è già qui in Cristo Crocifisso. Gesù non gli dice: sarai accolto in paradiso, ma “con me sarai in paradiso”. Il Regno, il Paradiso, è stare con Gesù, è la sua compagnia.

La salvezza del ‘buon ladrone’ è la sintesi e il primo frutto della “buona notizia” del Vangelo della misericordia, che consiste nella comunione con Gesù nel suo Regno. Nell’ora della croce, la salvezza di Cristo raggiunge il suo culmine; e la sua promessa al buon ladrone rivela il compimento della sua missione: è il dono gratuito del regno a chi non ha fatto nulla per meritarselo, è la parola scandalosa della croce che dice che Gesù muore per i peccatori.

Nella parole di Gesù al ladrone pentito, che ribaltano qualunque nostro criterio di giustizia retributiva, si sottolinea che ogni uomo, anche il più colpevole, può salvarsi fino all’ultimo istante della sua vita, se si apre alla fede in Gesù.

mons Michele Pennisi