Il popolo ha sempre ragione quando vota? – di Luigi Milanesi

Il popolo ha sempre ragione quando vota? – di Luigi Milanesi

Quando il popolo vota ha sempre ragione. Questa frase, in apparenza ragionevole, riporta l’essenza della democrazia all’esercizio del voto. Il voto interpreta, esprime, rappresenta ed esaurisce ogni ragionamento.

Il voto è decisivo. Si cancellano così, con un colpo di spugna, tutti gli ingredienti che in una democrazia fanno del voto la migliore possibilità di espressione popolare. Divisione dei poteri, libertà di elettorato passivo e attivo, libertà di espressione, rispetto delle minoranze, equilibrio tra istituzioni, pluralismo partitico, terzietà dell’amministrazione pubblica (specialmente delle forze armate e degli apparati di sicurezza), libertà di controllo sul voto e possibilità di ricorso a tribunali indipendenti di fatto e di diritto dal governo, etc. Tutto cancellato.

Non esiste un ragionamento sulla qualità del voto. Il voto in quanto tale è accettato. E’ palese che a questo punto tutto è possibile rileggere e ricondurre alla capacità di gestire, in maniera legale o illegale, i processi di influenza dell’esercizio del voto. Dagli omicidi degli oppositori politici, ai militari nei seggi elettorali ai ricatti nei confronti dei dipendenti pubblici, al monopolio dell’informazione.

Il voto non è l’atto finale di una società democratica ma semplicemente l’occasione di una parte di affermarsi dandosi un vestito di legalità, quindi, di legittimazione. Non basta. Dando ad una identità mai definita, il “popolo”, la responsabilità del risultato elettorale si costruisce un alibi individuale e collettivo dove ognuno comodamente può trovare il suo spazio dovesse un giorno essere chiamato a rispondere.

In Italia vogliamo questo?

Luigi Milanesi