Carestia a Gaza: per l’Onu è un crimine di guerra

Carestia a Gaza: per l’Onu è un crimine di guerra

L’uso della carestia a Gaza come arma è un crimine di guerra. La denuncia è stata ufficializzata dalle Nazioni unite. Si aggiunge alle autorevoli voci che si erano fatte sentire per ricordare le condizioni in cui è costretta la popolazione della Striscia di Gaza dopo l’intervento militare di Israele in risposta alla strage condotta da Hamas il 7 ottobre dello scorso anno. Anche noi avevamo registrato al riguardo la dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione europea, Josep Borrell, che aveva condannato l’uso della fame come arma di guerra (CLICCA QUI).

Oltre 1,1 milioni di persone, circa la metà della popolazione di Gaza, vivono in condizioni di catastrofica insicurezza alimentare e stanno raggiungendo il livello in cui è prevedibile uno sterminio per fame.

Il rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC) sostenuto dalle Nazioni Unite prevede che, in particolare, il nord di Gaza potrebbe essere colpito dalla carestia in qualsiasi momento e che oltre il 70% dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia si trova ad affrontare già una “fame catastrofica”.

“La carestia è ora prevista ed imminente nei governatorati di Gaza Nord e di Gaza e si prevede che si manifesterà durante il periodo di proiezione da metà marzo 2024 a maggio 2024”, soprattutto a seguito dell’annunciato intervento israeliano nella città del sud della Striscia di Rafah dove si sono rifugiate nei mesi scorsi centinaia di migliaia di palestinesi.

Il rapporto aggiunge che moltissime sono le famiglie costrette a cibarsi del foraggio animale perché manca loro ogni altro tipo di cibo.

Gli organismi internazionali prevedono una scala composta da cinque livelli nel definire i livelli di gravità di situazioni del genere. E per quanto riguarda Gaza, viene sottolineato che almeno il 20% dei palestinesi di Gaza hanno raggiunto il quinto livello più alto, dopo il quale si verificano il più alto numero di morti per fame e malnutrizione e che già si registrano due morti al giorno ogni diecimila persone. Ma Jens Laerke, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), ha dichiarato che si è avviata una spirale per cui si teme che “si assisterà alla morte di fame di oltre 200 persone al giorno”. Particolarmente colpiti i bambini a proposito dei quali si ritiene che uno su tre sia gravemente malnutrito.

Anche il Segretario di stato Usa, Antony Blinken, ha parlato di una “prima volta” in cui una intera popolazione è ridotta in tali condizioni.