8 marzo. Appello delle donne palestinesi

8 marzo. Appello delle donne palestinesi

Lo Stato generale delle donne ha diffuso anche in Italia il seguente Appello che in occasione dell’8 marzo le donne palestinesi hanno indirizzato alle donne di tutto il mondo per richiamare l’attenzione sulla situazione determinatasi nella Striscia di Gaza a seguito dell’intervento militare di Israele provocato dopo il sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre 2023

 

Appello delle donne palestinesi alle donne del mondo

Fermate la nuova Nakba – Alzate la voce per un cessate il fuoco immediato e permanentemente

Alzate la voce affinché gli aiuti entrino e l’assedio venga revocato – Alzate la voce per la protezione delle donne palestinesi

In questo momento in cui le donne del mondo celebrano la Giornata Internazionale della donna, esaminando i propri successi, e in un momento in cui si tiene la sessantottesima sessione della Commissione delle donne delle Nazioni Unite per valutare risultati e fallimenti e sviluppare orientamenti e interventi per sviluppare la condizione delle donne, i loro diritti e la loro partecipazione, le donne palestinesi stanno affrontando da cinque mesi il crimine del genocidio, di una guerra per fame, sfollamenti forzati, distruzione delle proprie case e rifugi , arresti.

Ad oggi, lo Stato di Israele, potenza occupante, ha ucciso almeno quindicimila donne e ragazze, oltre a quelle che sono ancora sotto le macerie delle loro case, e le decine di migliaia di ferite, e la loro sofferenza è aggravata dai bombardamenti mirati e deliberati contro gli ospedali insieme al taglio dell’elettricità, di acqua e carburante. Di conseguenza, trenta ospedali sui trentasei nella Striscia di Gaza sono attualmente fuori servizio, il che ha raddoppiato la crisi sanitaria e la sofferenza delle donne in particolare, costringendole a partorire in tende, case rifugio e giardini, in condizioni che violano palesemente la loro umanità e privacy. A sostegno delle sue punizioni collettive, le forze di occupazione hanno deliberatamente chiuso i valichi all’ingresso di soccorsi e aiuti umanitari, soprattutto alimentari, blocchi che minacciano la diffusione della malnutrizione tra le donne, soprattutto tra le donne incinte e i bambini, e la diffusione del fenomeno della carestia, di una portata mai vista prima nel mondo. Oltre a tutto ciò, l’esercito di occupazione arresta le donne nelle loro case e per strada, le tortura, le spoglia e pratica molestie sessuali contro di loro allo scopo di degradare la loro dignità e umiliarle.

Mentre apprezziamo e valorizziamo la vostra posizione nei confronti del nostro popolo dall’inizio della guerra genocida e di sfollamento forzato, che ha contribuito a cambiare l’opinione pubblica globale a favore del nostro popolo e del suo diritto alla libertà, all’autodeterminazione e all’indipendenza, attendiamo con ansia ulteriori movimenti di sostegno, come le imponenti manifestazioni organizzate che hanno avuto luogo nella maggior parte dei paesi del mondo, insieme ad attività di solidarietà contro il genocidio e l’aggressione razzista. Come anche le petizioni firmate da voi che fanno pressione sui partner e complici dell’occupazione nel suo barbaro genocidio contro Gaza. Queste attività hanno avuto un impatto significativo sulle nostre donne, oltre ad avere un impatto positivo sulle posizioni di alcuni governi che inizialmente sostenevano lo stato occupante e le sue brutali aggressioni.

Oggi rinnoviamo le nostre richieste e attendiamo con ansia azioni serie durante le attività dell’8 marzo per esercitare una forte pressione per fermare le aggressioni militari sulla Striscia di Gaza e in Cisgiordania e obbligare Israele, la potenza occupante, a mettere fine di colpire i civili e usarli come scudi umani e strumento di vendetta, punizione e pressione politica sul nostro popolo affinché si arrenda e obbedisca.

Rinnoviamo anche la richiesta di ritenere l’occupazione responsabile e di punirla per i suoi crimini descritti nel Diritto Internazionale e per la violazione della Quarta Convenzione di Ginevra sui diritti dei civili e dei prigionieri durante la guerra, sostenendo la richiesta del Sud Africa alla Corte Internazionale di Giustizia contro l’occupazione, e rafforzando la richiesta di imporre sanzioni deterrenti allo Stato occupante e delegittimarlo come preludio alla sua espulsione dalle Nazioni Unite, soprattutto perché non ha mai aderito a nessuna delle sue decisioni.

In conclusione, sulla base di quanto è stato detto, vi chiediamo di concentrarsi sull’efficacia delle risoluzioni delle Nazioni Unite, come la Risoluzione 1325, per la protezione delle donne, e di invitare le donne di tutto il mondo a esercitare una reale pressione per trasformare queste risoluzioni in azioni concrete, e l’importanza di disporre di meccanismi effettivi per le risoluzioni.

AOWA, Association for Women Action