Gaza e gli affamati

Gaza e gli affamati

Nuove accuse dei funzionari delle Nazioni Unite contro Israele per l’avere impedito “sistematicamente” che gli aiuti raggiungessero i palestinesi di Gaza. E dopo l’eccidio di due giorni fa,  lungo la strada costiera al Rashid della Striscia, nel corso del quale hanno perso la vita circa 120 persone in attesa della distribuzione di cibo, le accuse sono diventate ancora più veementi. E dev’essere registrata la ferma presa di posizione anche dell’Unione europea e di tanti capi di stato stranieri che hanno espresso la condanna con quanto avvenuto.

I funzionari delle Nazioni unite avvertono che almeno un quarto della popolazione di Gaza, che assomma ad oltre due milioni di abitanti, è ad un passo dalla carestia. Mentre le autorità palestinesi locali dicono che i morti, a  cinque mesi dalla risposta di Israele al sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 sono costate le vita di oltre 30 mila persone, nella stragrande maggioranza civili oltre che un enorme numero di feriti di cui nessuno può prevedere la sopravvivenza di molti di loro viste le condizioni degli ospedali e la carenza di ogni ausilio medico e chirurgico.

Ramesh Rajasingham, vice capo dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite (OCHA), ha sostenuto che a rischio di morte da fame sarebbero almeno 576.000 persone per la carenza di alimenti ed acqua che scarseggiano da tempo dopo la chiusura pressoché totale di tutti i punti d’ingresso a Gaza.

I responsabili Onu sostengono che, nel nord di Gaza,  un bambino su sei sotto i due anni soffre di malnutrizione acuta e deperimento e praticamente tutti i 2,3 milioni di persone nella Striscia devono contare sull’arrivo a singhiozzo di aiuti alimentari che non assicurano loro neppure la sopravvivenza.

CV