Polizia e democrazia – di Maurizio Cotta

Polizia e democrazia – di Maurizio Cotta

Il recente episodio che ha visto la polizia manganellare duramente a Pisa giovani studenti che partecipavano ad una manifestazione per la Palestina, ma anche precedenti casi di interventi pesanti nel corso di manifestazioni, o su persone arrestate, oppure di violenze della polizia penitenziaria su detenuti chiedono, al di là delle valutazioni puntuali che ne dovrà fare la magistratura, una riflessione sul rapporto tra forze dell’ordine e democrazia.

Non c’è bisogno di ribadire che la democrazia vive della libertà di opinione e di manifestazione, quindi del rispetto rigoroso dei diritti politici dei suoi cittadini e della loro dignità ed incolumità. Nello stesso tempo, proprio per assicurare il pieno e pacifico svolgimento di questi diritti, ogni democrazia ha bisogno anche di apparati di polizia
variamente articolati in grado di impedire che l’esercizio di questi diritti da parte di qualche gruppo metta a repentaglio i diritti ugualmente rilevanti di altre parti della popolazione.

Questo compito può richiedere in determinate circostanze anche l’uso della forza, purché questa sia proporzionata a pericoli seri e reali (e non vagamente presunti) che l’esercizio di quei diritti possa causare. Tutto questo almeno in teoria dovrebbe essere ovvio e pienamente condiviso da tutte le forze politiche e dagli apparati di polizia. Nella pratica però i confini tra un intervento corretto e uno che invece non lo è sono spesso sottili; questa relazione è dunque delicata e si regge su alcune precise condizioni.

La prima e fondamentale è che le forze di polizia abbiano pienamente interiorizzato i principi della democrazia. Il dubbio che sorge di fronte al verificarsi di questi episodi è che la preparazione dei nostri corpi di sicurezza (a cominciare da ufficiali e graduati) su questo tema non sia del tutto adeguata. Mi pare un tema sul quale non si dovrebbe transigere e che richiede che tutte le forze politiche vi dedichino attenzione e non cerchino facili assoluzioni.

La seconda condizione è naturalmente che le manifestazioni politiche pur nella loro intensità rifuggano
da forme violente e che ove queste si presentino siano adeguatamente condannate da tutte le forze politiche.

Maurizio Cotta