Le spaccature sull’ambiente in Europa

Le spaccature sull’ambiente in Europa

IL Ppe si è spaccato al momento del voto sulla normativa europea sul “ripristino della natura” approvata dal Parlamento di Strasburgo con 329 voti favorevoli, 275 contrari e 24 astensioni. Le norme puntano al pieno recupero di almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Ovviamente, a partire dagli organi di comunicazione in mano alla maggioranza in Italia non se n’è parlato affatto.

Il voto è stato caratterizzato dalla spaccatura dei popolari e di Renew Europe. Il grosso dei parlamentari del Ppe ha votato con l’estrema destra di Id ( di cui fa parte la Lega) e con la destra dei Conservatori della Meloni. Anche la metà dei parlamentari di Renew Europe, cui aderiscono in Italia sia Renzi, sia Calenda, hanno votato contro.

Nel caso dei popolari c’è da chiedersi se il voto abbia un qualche significato per il dopo elezioni europee del prossimo giugno. Nel convincimento che sia possibile cambiare la cosiddetta “alleanza Ursula” formatasi cinque anni fa dando vita agli attuali equilibri di coalizione che poggiano sul grosso rappresentato dal Ppe e dai socialisti europei.

E’ una questione aperta da tempo che pone non pochi problemi a quanti vogliono il ritorno ad una dimensione davvero solidale della presenza politica popolare anche a livello europeo. Soprattutto, dopo il troppo pieno coinvolgimento del Ppe con le visioni di liberismo estremista servito a dare campo aperto a quella finanziarizzazione che ha creato non pochi problemi d’ordine economico e sociale. Una deriva fortunatamente interrotta dopo l’esplosione dell’epidemia da Covid -19 e le successive criticità create dalla crescita del costo delle materie prime e dell’inflazione.

Quella dell’Europa solidale, assieme a quella delle modifiche dei Trattati, che devono assicurare più partecipazione ed inclusione, e dell’avvio di profonde politiche di transizione economica, sociale ed ambientale, costituisce la vera sfida cui saranno chiamati gli europei a votare. E noi siamo tra quelli che, forti del richiamo alla Dottrina sociale della Chiesa e al grande insegnamento di Papa Francesco sulla tutela del Creato, non possiamo neppure lontanamente concepire la possibilità di un’intesa con quelle forze politiche che hanno in mente un ritorno al passato e di frenare, se non addirittura cancellare, i doverosi passaggi che pure l’Europa ha seguito negli ultimi anni lungo la strada per assicurare all’Europa il pieno coinvolgimento in un processo di trasformazione.

Non abbiamo alcuna visione ideologica da coltivare e non crediamo che il “partito” sia il fine che giustifichi il nostro impegno politico. E, dunque, animati da una visione programmatica non intendiamo partecipiamo ad alcuna logica di posizionamento acritica.

L’auspicio è ovviamente che il Ppe recuperi pienamente la piena adesione ai principi ispiratori al di là di ogni calcolo strumentale e di potere. E questo vale anche per altri, compresa Renew Europe che, evidentemente, prova a tenere insieme cose che insieme non possono sempre stare.