Città della cultura 2024: Pesaro e la ricerca delle radici- di Francesco Iannitti
Nei minuti subito dopo la diagnosi penso che il cuore delle future mamme già inizi a battere all’unisono con i loro feti e il pensiero non si limita più ad essere unico. La pluralità di pensieri, infatti, è lì dettata dall’amore, mentre nell’hic et nunc di questo folle mondo il pensiero diventa unico quasi a mo’ d’imperativo. Non di quelli ormai riprodotti solo nei colossal cinematografici o in fantascientifici film, ma la percezione che nulla è lasciato al caso, tutto è già scritto o riscritto e, laddove non lo fosse, l’IA farà il resto.
Abbiamo preteso una perfezione inumana e abbiamo barattato la nostra reale natura: “… tuttavia è indubbio che il rigoroso primato dello spirito, e quindi del pensiero e della coscienza, tende a elevare la persona umana verso una sfera trascendente, pur essendo sempre coinvolta e vincolata anche alla corporeità e all’estensione.”[1]. Il Presidente della Repubblica, nel discorso inaugurale l’apertura dell’Anno della cultura in quel di Pesaro, ci ha ricordato l’importanza della cultura per onorare il nostro Bel Paese, e così ribadire quella meritata posizione di prestigio internazionale che ricopriamo, ma probabilmente ce ne stiamo dimenticando nonostante l’industria del turismo faccia del suo meglio per riuscire nell’intento di scongiurarne l’oblio. Cosa manca dunque?
Oserei dire quel libero pensiero che di libero ormai ha solo il ricordo dei tempi in cui il potersi confrontare con chi la pensava in modo diverso dal nostro, per mettere a fattor comune le convergenze e migliorare l’offerta, era una reale possibilità scevra da razzismi o linguaggio da hater privo di empatia e voglia di generare valore aggiunto alla nostra umana società.
Non starò qui ad elencare le tante situazioni che la città di Rossini elargirà per soddisfare le curiosità culturali dei turisti. Da cittadino della provincia di Pesaro-Urbino so che non deluderà, così come non deluderà la sua provincia che, con città come Urbino, Fano e Vallefoglia, solo per citare le più popolose, ha un cospicuo patrimonio culturale da poter mostrare e far vivere, dai tempi dell’antica Roma, passando per il Rinascimento italiano e fino ad oggi, Valentino Rossi (“the Doc è un’ “artista” sportivo dei nostri giorni, ad esempio), e dunque le mura di cinta di Fano e il Castello Ducale urbinate e la Rocca Costanza pesarese e poi, Raffaello Sanzio, Giovanni Santi, Gioacchino Rossini, Papa Clemente XI (Albani), Paolo Volponi, l’ex Rettore dell’Università di Urbino, Carlo Bo e tanti altri “pesaresi” illustri.
Che la cultura possa riconfermare il posto di lignaggio, che soprattutto nel nostro Bel Paese non può assolutamente non essere annoverato, anche per questa città a dimensione d’uomo, pena ne sarebbe un immeritato castigo mentre sappiamo l’interesse che da sempre l’Italia tutta suscita nel resto del mondo e nei nostri visitatori e cosa, grazie al nostro savoir-faire, alla nostra proverbiale ospitalità, alle moderne strutture ricettive ed infrastrutture, riusciamo a trasmettere al genere umano che continua a citarci e ad emularci. Continuiamo a perpetuare quell’immagine lusinghiera dell’Italia nonché le comodità da parte degli avventori di poter soggiornare e spostarsi da Nord a Sud, isole comprese, con reti autostradali, navi, aerei e rete ferroviaria. Pesaro Capitale italiana della Cultura 2024, Pesaro della pizza Rossini, Pesaro della Palla di Pomodoro che osserva il mare Adriatico, Pesaro con la sua stazione ferroviaria, Pesaro della Cattedrale di Santa Maria Assunta. Approfittiamo di questa grande opportunità affinché la riscoperta delle nostre radici, oltre ad inorgoglirci, ci apra all’incontro e al dialogo costruttivo perché: “Ma per tenere alto il livello della selettività è necessario che la democrazia, oltre a conoscere e al limite accrescere la complessità, mantenga in vita tutte le possibilità non scelte, conservandole pur nella sospensione della loro attuazione.”[2]
Francesco Iannitti
[1]Gianfranco Ravasi, Breve storia dell’anima, il Saggiatore, Milano 2022, pag. 248
[2]Umberto Galimberti, L’etica del viandante, Feltrinelli, Milano 2023, pag. 273