L’avvertimento a Israele della Corte Internazionale

L’avvertimento a Israele della Corte Internazionale

La Corte Internazionale ha stabilito che ci sono tutti gli estremi per valutare la denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica contro Israele per quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza dove ieri si è raggiunto il bilancio di oltre 26 mila morti, stando ai dati quotidianamente forniti dalle autorità di Hamas che Gaza controlla. Per una decisione finale si dovrà attendere molto tempo.

Intanto, la Corte ha “ordinato” a Israele un immediato intervento per evitare azioni che possano essere considerate genocidio e di consentire l’arrivo a Gaza di tutto ciò che può servire alla popolazione civile. Non ha ordinato l’immediata cessazione delle operazioni militari.

I sudafricani, i palestinesi e molti paesi arabi hanno apprezzato la sentenza. Benjamin Netanyahu l’ha invece fortemente criticata rilevando che, comunque, questo primo pronunciamento della Corte non ordina ad Israele di fermare il proprio esercito, mentre ha chiesto ad Hamas un immediato rilascio degli ostaggi ancora nelle sue mani.

Si tratta di una sorta di avvertimento che costringe il Governo di Israele a valutare bene il prosieguo della propria campagna militare e tutti ad affrontare il punto fondamentale della questione.

Israele ha diritto alla propria esistenza. Esistenza riconosciuta dalla stragrande maggioranza del paesi presenti alle Nazioni Unite. Ha il diritto di mettere in atto tutte le misure necessarie a garantire la propria sicurezza. E, tra l’altro, fino al 7 ottobre del 2023, quel giorno sanguinoso in cui Hamas sferrò un attacco costato la vita a migliaia di persone del tutto innocenti, gran parte dei paesi arabi erano coinvolti in un processo di “pacificazione” che avrebbe portato ad una “normalizzazione” dei rapporti in una regione in cui lo Stato ebraico si è trovato per decenni in un permanente stato generalizzato di guerra con molti dei suoi vicini. Il problema è quello dei limiti entro cui Israele può condurre le proprie azioni militari.

Sullo sfondo resta la questione centrale, quella che ha ricordato ieri, nel giorno della Shoah, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sul diritto che anche i palestinesi hanno alla costituzione di un loro stato.

In effetti, la decisione preliminare della Corte, costringe le autorità dello Stato ebraico ad interrogarsi se la loro risposta alla strage perpetrata da Hamas non sia andata, e non continui ad andare, oltre i limiti del consentito provocando un numero altissimo di morti e feriti tra i civili, costringendo a continui spostamenti di centinaia di migliaia di persone ridotti a vivere in condizioni catastrofiche. Quelle che, stando alle dichiarazioni di importanti esponenti del Governo di Netanyahu, che la Corte ha preso in considerazione, porrebbero agli abitanti di Gaza la sola prospettiva di essere sradicati dalla loro terra e di aggiungersi alla “diaspora” dei palestinesi iniziata con il 1948.

Israele è una democrazia, l’unica in quel delicato scacchiere del mondo in cui si trova. Non può fare finta che la Corte non sia stata chiara, così come i paesi arabi mediorientali che aspirano anch’essi alla pace debbono impegnarsi di più per risolvere lo storico conflitto che li coinvolge in ogni caso.