La maratona, “in solitudine”, di Papa Francesco per la Pace

La maratona, “in solitudine”, di Papa Francesco per la Pace

Una cura radicale del male della guerra che sconvolge la vita delle persone e sfilaccia i rapporti internazionali è la proposta di Papa Francesco per quest’anno preparatorio al Giubileo della speranza che si aprirà nel prossimo Natale.
La proposta è compresa nel pacchetto di discorsi e omelie, appelli natalizi, concentrati nella forma più organica, nell’incontro per gli auguri del nuovo anno con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Possono apparire parole di circostanza e, invece, costituiscono una sorta di “maratona per la pace” che Papa Francesco invita ogni paese del pianeta a correre con determinazione. Egli motiva la sua parola sulla certezza della fede unita al pizzico di utopia che sorregge la vita quotidiana nella speranza di un futuro migliore.

Quest’anno – si legge a conclusione del discorso agli ambasciatori ispirata al profeta Isaia – la Chiesa si prepara al Giubileo che inizierà il prossimo Natale: “Esso può essere per tutti – cristiani e non cristiani – il tempo in cui spezzare le spade e farne aratri; il tempo in cui una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, né si imparerà più l’arte della guerra”.

Obiettivo ambizioso, ma verso cui bisogna tuttavia avviare un cammino concreto. Che fare dunque? Rileggendo il magistero sulla pace proposto da Papa Francesco nel tempo di Natale, si scopre un disegno compiuto:

– aiutare a cambiare mentalità generale di prospettiva;
– aiutare a conoscere i punti di conflitto operativo nel mondo con le cause prossime e remote;
– aiutare a scegliere e imboccare vie concrete per la pace.

Temi che ricorrono come filo rosso nei diversi interventi papali. Vengono indicate le vie della pace, considerata un valore inestimabile strettamente congiunto con la vita da promuovere a ogni costo, con la coscienza che, se veramente si vuole porre fine alle guerre legittimate da grandi interessi economici, la prima cosa da fare è non costruire armi e non alimentarne il commercio.

Senza le armi le guerre non possono combattersi e quindi ogni Paese – grande e piccolo che sia – dovrà risolvere le contese con mezzi pacifici. “Elementare, mio caro Watson, elementare”, direbbe Sherlock Holmes. Ma sulle armi non pare proprio, poiché manca la volontà politica di risolverlo per la pace invece che per interessi di pochi potenti. Ne consegue la fatica nell’imboccare le vie per la pace che richiedono una mentalità nuova che non si improvvisa. Si tratta di una mentalità urgente da acquisire. Anzitutto, rispetto alla questione della parità della donna che potrebbe accelerare la volontà di pace nel mondo. “Di Maria – ha chiarito Papa Francesco a Capodanno – la Chiesa ha bisogno per riscoprire il proprio volto femminile: per assomigliare maggiormente a lei che, donna, Vergine e Madre, ne rappresenta il modello e la figura perfetta; per fare spazio alle donne ed essere generativa attraverso una pastorale fatta di cura e di sollecitudine, di pazienza e di coraggio materno.

Ma anche il mondo ha bisogno di guardare alle madri e alle donne per trovare la pace, per uscire dalle spirali della violenza e dell’odio, e tornare ad avere sguardi umani e cuori che vedono”. La prima cosa da vedere è appunto
la questione delle armi. Papa Francesco ripropone alla Diplomazia il coraggio di guardare in faccia un tema ritenuto tabù: “Le guerre possono proseguire grazie all’enorme disponibilità di armi.

Occorre perseguire una politica di disarmo, poiché è illusorio pensare che gli armamenti abbiano un valore deterrente. Piuttosto è vero il contrario: la disponibilità di armi ne incentiva l’uso e ne incrementa la produzione. Le armi creano sfiducia e distolgono risorse. Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti? Non sarebbe meglio investirle in favore di una vera sicurezza globale? Le sfide del nostro tempo
travalicano i confini, come dimostrano le varie crisi – alimentare, ambientale, economica e sanitaria – che stanno caratterizzando l’inizio del secolo” e la minaccia tuttora incombente degli arsenali nucleari.

Dove passano – occorre chiedersi – le vie della pace? Le guerre, la povertà, l’abuso della nostra casa comune e il continuo sfruttamento delle sue risorse, che sono alla radice di disastri naturali, sono cause che spingono pure migliaia di persone ad abbandonare la propria terra alla ricerca di un futuro di pace e sicurezza. In proposito Papa Francesco ribadisce: “la vocazione propria del Mare Nostrum, che non è quella di essere una tomba, ma un luogo di
incontro e di arricchimento reciproco fra persone, popoli e culture”.

Dinanzi a questa sfida “nessun Paese può essere lasciato solo, né alcuno può pensare di affrontare isolatamente la questione attraverso legislazioni più restrittive e repressive, approvate talvolta sotto la pressione della paura o per accrescere il consenso elettorale”.

Stimolante poi la saldatura tra pace e vita prospettata da Papa Francesco: “La via della pace esige il rispetto della vita, di ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, che non può essere soppressa, né
diventare oggetto di mercimonio. Al riguardo, ritengo deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio”.

La via della pace “esige il rispetto dei diritti umani, passa per il dialogo politico e sociale, poiché esso è alla base della convivenza civile di una moderna comunità politica”. La via della pace “passa pure attraverso il dialogo interreligioso, che innanzitutto richiede la tutela della libertà religiosa e il rispetto delle minoranze”. Infine, la via della pace passa per l’educazione, che è il principale investimento sul futuro e sulle giovani generazioni.

E in questo contesto va curato “un uso etico” delle nuove tecnologie. “Occorre dunque una riflessione attenta ad ogni livello, nazionale e internazionale, politico e sociale, – chiede Papa Francesco – perché lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si mantenga al servizio dell’uomo, favorendo e non ostacolando, specialmente nei giovani, le relazioni
interpersonali, un sano spirito di fraternità e un pensiero critico capace di discernimento”.

L’invito a partecipare alla “maratona della pace” – se fosse raccolto – troverebbe eccellenti materiali di riflessione e azioni non violente nel pacchetto di magistero natalizio proposto dal Papa come compagnia di vita cristiana per l’intero 2024 che per la Chiesa potrebbe segnare, anche con la conclusione autunnale del Sinodo, un anno memorabile.

Carlo Di Cicco

Pubblicato su Comunità in Cammino – Periodico della Parrocchia Nostra Signora delle Nazioni di Palermo