Il Terzo settore e la sfida dello sviluppo sociale -di Mario Pavone

Il Terzo settore e la sfida dello sviluppo sociale -di Mario Pavone

Premessa

Le Associazioni del Terzo Settore sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale nell’ambito delle nuove sfide da affrontare per lo sviluppo sociale.

In particolare, possono garantire sviluppo e contribuire a contrastare le diseguaglianze, ma devono porsi in ascolto dei territori e saper lavorare con le Istituzioni svolgendo compiti di fondamentale importanza bell’ambito del c.d. welfare territoriale.

Come ha dimostrato quanto è accaduto durante la recente pandemia, il ruolo dei territori e delle comunità locali può essere potenziato in termini di attivazione di progettualità e collaborazioni, capaci di mobilitare risorse economiche, organizzative e ideative aggiuntive e/o di rendere più efficiente l’utilizzo di quelle già esistenti proprio nelle aree di bisogno attualmente più scoperte, perseguendo una logica aggregativa e inclusiva.

Si pensi alle categorie fragili tra cui vi sono gli anziani, i disabili, i disoccupati, i migrati…

Quella territoriale sembra essere anche una dimensione adatta per sperimentare innova zioni capaci di intercettare i bisogni poco tutelati.

Il cosiddetto “welfare territoriale” non si limita, quindi, a quanto i Comuni possono offrire con le poche risorse a disposizione.

Il territorio si è trasformato sempre più in un eco-sistema socio-economico e culturale nel quale le Amministrazioni pubbliche e gli attori privati, profit e non profit, possono diventare attori-chiave della risposta ai bisogni collettive non solo nelle urgenze.

L’impegno delle Associazioni del Terzo Settore può spaziare nel promuovere e/o facilitare processi capaci di aggregare, mettere a sistema e liberare risorse presenti nel favorire l’integrazione tra ambiti di policy, anche in modo inedito e non scontato, e nell’assicurare che i processi attivati seguano logiche inclusive, orientate possano garantire sviluppo e contribuire a contrastare le diseguaglianze, ma devono porsi in ascolto dei territori e saper lavorare con le Istituzioni.

Il ruolo crescente delle Associazioni nel Secondo welfare

È in questo contesto  che si è fatto strada e rafforzato il cosiddetto “Secondo welfare”, ossia quell’insieme di interventi e progetti a finanziamento privato avviati “dal basso” da una pluralità di attori che si propongono di aggregare e mettere in circolo risorse aggiuntive per contrastare gli effetti legati ai tagli della spesa pubblica per il sociale (si pensi al c.d. reddito di cittadinanza)e per contribuire alla sostenibilità sociale, economica e ambientale del nostro Paese.

Nel corso dell’ultimo decennio nuovi” soggetti – provenienti dalla sfera delle Associazioni intermedie, del Terzo Settore (dalle associazioni di volontariato ai soggetti della cooperazione sociale) hanno affiancato gli enti pubblici nella progettazione, sperimentazione e attivazione di interventi di welfare in un’ottica sussidiaria.

Il protagonismo di questi soggetti tradizionalmente esclusi o ai margini del welfare statale ha quindi favorito profondi mutamenti e proposte di rinnovamento per quel che concerne i servizi sociali.

Ne costituisce un esempio il recente l’affidamento alle Associazioni del Terzo Settore dei Centri di Giustizia Riparativa, nell’ambito della Riforma della Giustizia, che costituisce un vero banco di prova dell’impegno a collaborare per un miglioramento complessivo in un ambito così delicato come quello della Giustizia sul territorio.

In tal senso il Governo e gli Enti locali hanno avviato una sorta di sperimentazione diretta ad individuare possibili soluzioni all’annoso problema del funzionamento della Giustizia.

Si tratta, quindi, di un nuovo percorso a cui sono chiamate le Associazioni del Terzo Settore che potrebbe favorire il loro intervento in ambito sociale affiancando, ma non sostituendo, il lavoro dei Tribunali.

Si pensi anche alla possibilità di svolgere un ruolo importante e decisivo per la composizione dei conflitti sociali in ambito familiare e nei confronti dei Minori ma, anche in relazione aduna possibile risposta per la prevenzione dei reati e l’assistenza delle Vittime in ambito territoriale, riabilitazione e reinserimento sociale delle stesse.

Il Terzo Settore, come emerge anche dal Rapporto “Sussidiarietà e sviluppo sociale” (CLICCA QUI) ha dato prova di essere una risorsa preziosa e strategica anche in situazioni di emergenza (si pensi ai terremoti ed alle calamità naturali),capace di reagire usando strumenti nuovi e innovativi in grado di fornire servizi essenziali, calibrati sui bisogni emergenziali e sopperire alle carenze statuali nell’intervento legate a vecchi parametri obsoleti non più compatibili in ambito emergenziale..

A fare la differenza sono stati il bagaglio di esperienze pregresse e la struttura organizzativa dei numerosi enti del Terzo Settore territoriali, oltre alla disponibilità ad aprirsi all’innovazione e alla flessibilità, alla centralità delle persone e il rafforzamento delle reti e, ultime ma, non meno importanti, le risorse economiche, tecnologiche e comunicative messe in campo nelle situazioni più difficili agendo con spirito di solidarietà umana verso i più fragili e bisognosi di assistenza e le categorie più deboli..

È proprio facendo leva su queste risorse che il Terzo Settore è chiamato oggi a una duplice sfida: da un lato, non può sottrarsi alle richieste (comprese quelle contingenti e quotidiane) che provengono dai territori continuando a essere reattivo e innovativo e, dall’altro, cogliere le opportunità di avviare un processo profondo di rinnovamento che lo porti a rafforzarsi e a fare i conti con le criticità  esistenti nel tessuto sociale

Il Terzo Settore e lo sviluppo sociale come ambito di intervento

La sfida per il Volontariato è anche quella di concorrere alla promozione dello sviluppo sociale del territorio e al contrasto delle crescenti diseguaglianze economiche e sociali, contribuendo all’attivazione delle comunità locali e, insieme, creare le condizioni per un’inclusione  di soggetti fragili e poco o per nulla tutelati.

Gli enti del Terzo Settore possono contribuire all’individuazione dei bisogni emergenti e alla promozione di misure innovative destinate a contrastare le nuove fragilità per realizzare un welfare che sia sempre più territoriale e inclusivo.

A tal fine, le Associazioni dovrebbero aprirsi a collaborazioni con soggetti pubblici e con altre organizzazioni private e al mondo produttivo, per favorire nuove sinergie e reti innovative.

Un ponte tra domanda e offerta di servizi

Il Terzo Settore è chiamato, inoltre, ad essere complementare all’incontro tra domanda e offerta di servizi e alla professionalizzazione delle competenze, per rafforzare il cosiddetto Terziario sociale oggi ancora debole in Italia.

Si pensi alla Formazione dei disoccupati, alla individuazione di posti di lavoro, allo svolgimento dei tirocini formativi presso le Aziende, all’avviamento di nuove start-up, alla ricerca di mercati interni ed esteri per il collocamento dei prodotti, etc.

Altrettanto importante è poi creare connessioni tra i fornitori di servizi favorendone la co-produzione per individuare piste possibili di integrazione tra settori di intervento e prestazioni, sfruttando il potenziale delle piattaforme digitali.

In altre parole, attraverso il coinvolgimento dell’intera galassia di organizzazioni non profit, pratiche e interventi possono favorire un rinnovato protagonismo del Terzo Settore generando interventi sociali positivi per il territorio e le comunità e connotando di nuove caratteristiche il welfare del presente e del futuro con un’attenzione specifica all’innova zione e alla sostenibilità sociale e ai processi, possibilmente, di co-progettazione e co-produzione di servizi e interventi dentro reti multi stakeholder ancorate territorialmente ed intenzionate a rimettere le persone e i loro bisogni al centro del mondo produttivo.

In definitiva, gli Enti del Terzo Settore (ETS) costituscono “enti privati che promuovono e realizzano attività di interesse generale” e, dunque, con una finalità analoga a quella della pubblica amministrazione, indipendentemente dal modo di operare che li caratterizza.

L’art. 55 del Codice del Terzo Settore, in particolare, ha contribuito in modo decisivo ad una svolta nelle relazioni tra Enti Pubblici e Terzo Settore, dovendosi intendere questi ultimi non più come soggetti contrapposti, bensì come alleati. (Segue)

Mario Pavone