I nostri politici seguono disciplina e onore?

I nostri politici seguono disciplina e onore?

Abbiamo sempre cercato su queste pagine di non occuparci delle vicende personali dei nostri politici. Anche se non manca giorno in cui tanto ci sarebbe da scrivere. E, in molti casi, facendo riferimento all’art. 54 della Costituzione che rimanda a due parole diventate in qualche modo abbastanza “desuete” in relazione al comportamento di coloro cui sono affidate funzioni pubbliche: disciplina e onore.

La vicenda del deputato Emanuele Pozzolo, da Vercelli, un laureato in legge, oltre che parlamentare di Fratelli d’Italia,  è ampiamente nota anche perché le opposizioni ne hanno fatto un altro motivo di polemica contro il Governo Meloni, in generale, e il sottosegretario DelMastro, in particolare.

Maneggiare la pistola a Capodanno è una stupida cosa, come ci confermano ogni anno i feriti e i morti di qualche veglione di Fine anno. Un normale, ancorché deprecabile fatto di cronaca, si sarebbe detto, e si dice in casi del genere. Diventato però di natura politica, però, per il seguito che esso ha avuto.

Abbiamo già detto delle polemiche degli avversari. Cui è giunta addirittura una risposta ufficiale di Fratelli d’Italia che prova a derubricare la portata dell’accaduto. Peccato, però, che il comportamento dell’on Pozzolo, per il fatto in sé e, stando alle prime dichiarazioni della Procura competente, per il tiramolla condotto con gli inquirenti sul sottoporsi al  test necessario a verificare se avesse o meno proprio lui sparato accidentalmente al giovane ferito, sorprende a  maggior ragione perché egli è parlamentare e uomo di legge.

Così la domanda su come l’art.54 della Costituzione  venga vissuto da tanti  che hanno responsabilità pubbliche sembra essere d’obbligo in questo caso, così come, ahinoi, in moltissimi altri che coinvolgono i nostri politici.

E lo stesso quesito siamo obbligati a porcelo per quanto riguarda la vicenda in cui è finito coinvolto il giovane Tommaso Verdini tuttora ai domiciliari per l’ennesimo scandalo Anas. E dobbiamo farlo in relazione al comportamento del Ministro Matteo Salvini, “cognato” del Verdini. Perché il Ministro non può sottrarsi al confronto parlamentare su di un caso comunque di sua competenza. Certo, la situazione è molto imbarazzante visto che tra i tanti indagati è finito anche l’altro Verdini, l’ex parlamentare Denis, nei cui confronti non sono stati adottati provvedimenti cautelari, padre  di Tommaso e della fidanzata del Ministro.

Salvini non può pensare di cavarsela sostenendo che si tratti di cose accadute prima della nascita del Governo Meloni. Perché, in ogni caso, egli è il responsabile ultimo di tutto ciò che avviene nel mondo delle infrastrutture pubbliche, di cui l’Anas fa parte.

Non possiamo che immaginarci cosa invece egli avrebbe fatto se il coinvolto fosse stato qualcuno di qualche altro partito avversario. Di sicuro avrebbe disposto immediatamente un’indagine, provveduto a sospendere i funzionari pubblici chiamati in causa, in aggiunta ai provvedimenti propri dell’autorità giudiziaria, e sicuramente ne avrebbe fatto motivo di duro scontro politico.

Non è cosa da poco che i Verdini siano finiti sotto inchiesta perché la loro società, la Inver, offre  consulenze alle aziende interessate agli appalti pubblici. Nel caso specifico, le accuse riguarderebbero le informazioni che avrebbero messo a disposizione di alcuni partecipanti a bandi dell’ANAS promettendo ai funzionari dell’ente di stato favori e promozioni grazie alle loro relazioni con politici importanti.

Non dovrebbe essere proprio Salvini il primo a dimostrare che egli, comunque, ha sempre svolto le sue funzioni con ” disciplina e onore”? Parole desuete perché è dura viverle davvero…