Gli atti della cessione Alitalia ad Ita non più segreti
I dipendenti ex Alitalia hanno diritto per ragioni difensive ad accedere agli atti ed ai documenti afferenti il processo di cessione, senza che si possano accampare esigenze di segretezza commerciale e industriale e senza che possano ritenersi compromessi gli interessi di natura professionale, finanziaria, industriale e commerciale di Ita o Alitalia.
Lo afferma il Consiglio di Stato nella importante sentenza odierna, dove, in riforma di una sentenza del TAR capitolino, ha accolto il ricorso di un lavoratore (sez. quinta sentenza n. 10498/2023) al quale gli atti erano necessari per sostenere in giudizio il suo diritto a mantenere il posto che aveva in Alitalia in Ita.
I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto che, ai fini del bilanciamento tra l’interesse difensivo del lavoratore che aveva chiesto i documenti per tutelare in sede civile il suo diritto all’assunzione, e la tutela della riservatezza opera il criterio generale della necessità ai fini della cura e della difesa di un proprio interesse giuridico, ritenuto dal legislatore tendenzialmente prevalente a condizione della sussistenza in concreto dei presupposti generali previsti in materia di accesso.
Il detentore dei documenti ed il giudice amministrativo non devono svolgere una loro valutazione sull’ammissibilità o influenza o decisività del documento richiesto in giudizio, poiché tale decisione compete al giudice dinanzi al quale gli atti ed i documenti ottenuti con l’accesso saranno esibiti. Al lavoratore ed al suo difensore è sufficiente evidenziare nell’istanza un “sia pur minimo” collegamento tra la richiesta degli atti e lo scopo difensivo.
Infatti, non poteva pretendersi dal lavoratore l’onere, con riguardo ad ogni singolo atto o documento, di indicare in modo specifico e dettagliato lo strumentalità della sua richiesta, perché”si tratterebbe di un livello di dettaglio non compatibile con la condizione di non conoscenza dei documenti e di necessità di ricerca degli stessi.
Il difensore del lavoratore, Antonino Galletti, amministrativista romano ed ex presidente dell’Ordine forense capitolino, ha dichiarato di essere particolarmente soddisfatto della decisione dei giudici d’appello “perché hanno correttamente riconosciuto la sacralità dei diritto di difesa scolpito all’art. 24 della nostra Costituzione che in questo caso si coniugava con la tutela del diritto al lavoro”.
Secondo Galletti “si tratta di diritti certamente prevalenti sulle esigenze di riservatezza degli operatori commerciali almeno per l’ipotesi in cui siano strumentali a garantire la pienezza ed effettività dell’attività difensiva”.