Come evitare la violenza sulle donne – di Massimo Maniscalco

Come evitare la violenza sulle donne – di Massimo Maniscalco

In cosa può consistere la violenza sulle donne: uccidere, ferire con armi, colpire con oggetti una donna, (moglie, fidanzata, compagna, amica), che vive o si accompagna con un Uomo, di cui si fida. Costringere fisicamente una donna, ad attuare od a non attuare, un determinato comportamento; in modo aggravato ove il comportamento od il mancato comportamento de quo loquimur sia illegittimo od illecito.

Creare le condizioni, oggettive, mentali, comportamentali, economiche e finanziarie in funzione delle quali una Donna sia impossibilitata ad esercitare il proprio diritto all’autodeterminazione. Creare le condizioni in funzione delle quali la Donna percepisca che l’esercizio della propria autodeterminazione legittima contrasti con la volontà esplicita od implicitamente riferita, di un Uomo con cui è sposata, convive, coabita, ha una relazione. Creare, in senso lato, pretese di sottomissione ad un’autorità sovraordinata che dispone financo del potere di erogare sanzioni;

Ma anche sminuire la donna con la pretesa di indesiderate, incongrue e inopportune attenzioni sessuali, magari anche insistite, presuntamente legittimate da rapporti gerarchici che appartengono ad altri ambiti interpersonali; limitare la libertà della donna, vietandole di uscire se non per lavoro, vietandole di incontrare da sola altri uomini o Donne, vietandole di andare in determinati luoghi, etc; discriminare le donne sul luogo del lavoro; attraverso gap orari, gap di funzioni a parità di competenze e titoli di studio, gap stipendiali a parità di mansioni, con la scusa che acconto ad una donna c’è un uomo che integra.

Il tutto giustificato da atteggiamenti da “cultura del patriarcato” proveniente da una  “mascolinità tossica[1]” che porta gli uomini che ne siano intrisi a pretendere il controllo sulle donne alle quali siano legate da un legame, da parte loro, presuntamente affettivo.

E’ compito delle istituzioni sostenere e contribuire ad incrementare i centri antiviolenza, ove alle donne sia possibile autodeterminarsi attraverso un rinnovato potere di scelta.

“Il genere umano, che prende inizio dalla Creazione dell’Uomo e della Donna, corona tutta l’Opera della creazione[2]”. Uomini e donne sono nella Terra e nelle società per aiutarsi reciprocamente.

Quale debba essere la regola di comportamento tra uomo e donna, secondo la regola aurea, apparsa intorno all’anno 600 ante Cristo, è così determinato: “Non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a Te”.

I rapporti interpersonali, dettati dal Codice di Giustiniano, 2.000 anni fa, sono così  regolati: “Honeste vivere (vivere onestamente), Neminem Laedere (non offendere nessuno), Suum Unicuique Tribuere”(attribuire a ciascuno il suo).

 Tutte le regole di cui sopra sono superate da Gesù Cristo, che ai suoi discepoli, con insegnamento tramandato  tramite i Vangeli, dispone, perché venga osservato e ricordato: “Un solo Comandamento vi dò: “amatevi gli uni con gli altri”. Differenziandosi in tal modo anche dalle altre religioni monoteiste che ingabbiano i loro aderenti in un reticolo di minuti obblighi quotidiani relativi a singoli comportamenti.

Quale debba essere il comportamento giuridicamente corretto nel rapporto tra uomini e donne e tra donne e uomini oggi, nel nostro Paese è regolato dall’articolo 3 della Costituzione, norma che dà il senso alla nostra convivenza[3], che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla Legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”;  omissis.

Anche a causa di tutte queste affermazioni, in via di fatto, a livello di istituzioni, di imprese, di corpi intermedi, di università e centri di ricerca, di professioni nonché di ruoli dirigenziali in genere, le donne stanno meritatamente conquistando e gestendo importanti ruoli e recuperando posizioni rispetto alla situazione del secolo passato ed acquistando, conseguentemente, le relative sicurezze.

Ma una società non vive solo di classe dirigente; nella larga fascia del ceto medio, della borghesia, della fascia del disagio culturale ed economico, della povertà c’è ancora molto da fare.

“La violenza sulle Donne è un fenomeno ignobile, tristemente presente”. “Anche senza saperlo, ognuno degli Uomini che odiano (od invidiano) le Donne fino ad ucciderle, sta reagndo ad una perdita di status, alla fine di un Diritto di possesso[4]”.

Per ciò che può valere, il 22 novembre scorso, il Disegno di Legge Roccella, sul contrasto alla violenza contro le donne[5], è diventato legge, con il voto di maggioranza ed opposizione.

Oltre le regole, contro le culture, le tradizioni o presunte tali, abiti mentali del tempo che fu, trapiantate nel XXI secolo, bisogna proporre ricette congrue, basate sulla conoscenza e l’adozione di una “cultura dell’affettività” che, nonostante le remore fin qui vissute anche a causa di bombardamenti degli adolescenti da parte di “cattivi maestri” digitali e sociali, oggi ben può diventare materia scolastica, come il Governo ed alcune opposizioni, congiuntamente, hanno deciso molto opportunamente.

Opporre la “cultura dell’affettività corrisposta”, del darsi reciprocamente, del dono di se di cristiana derivazione, del tutelare chi a “Noi” si affida, del proteggere l’altro da “Te” dalle intemperie della vita, del godere nel sesso strumento e non fine ultimo, del creare ad un certo punto del percorso comune un nuovo nucleo generativo, con l’accortezza di formatori congruamente preparati alla bisogna, dovrebbe essere lo sbocco dello sforzo che la politica, non dividendosi opportunisticamente, dovrebbe essere capace di esprimere in ottica di risultato attinente al Bene comune e miglioramento della qualità della vita della nostra comunità nazionale.

Ovviamente, tutto questo non può nascere dalla mente di Giove. Dev’essere il frutto maturo che provenga da un “grande albero” i cui rami si chiamino asili nido disponibili, aule attrezzate con il meglio della tecnologia disponibile, con laboratori, biblioteche, cucine e mense, auditorium e palestre, tempo pieno, attività extracurriculari, in numero e modalità omogenee su tutto il territorio nazionale; maestri, maestre, professori e professoresse che vogliano esprimere la loro professionalità per contribuire a formare coscienze, per insegnare ad imparare, per insegnare a capire ed ad usare a fin di bene ciò che si impara e si capisce.

Non tutto potrà avvenire subito, anche se, tramite il PNR, i fondi ci sono. Ma la collettività dovrebbe poter recepire, qui ed ora, tramite le antenne disponibili, quale la politica, il Governo desiderano che sia da direzione di marcia che, almeno su questo punto, sia coesa nella direzione del cambio di passo ci cui sopra si è detto.

Per i femminicidi, necessita trovare una causa diversa dall’apparentemente colpevole “patriarcato”, che negli altri stati europei è certamente meno presente. Alcuni opinionisti trovano questa causa nella diffusione della figura del Single, svincolata da schemi familiari che proteggevano e sostenevano. Altri fanno dipendere lo scatto estemporaneo della violenza verso le “proprie donne” da una nuova ed ancora non assimilata parità che non garantisce all’uomo la pretesa supremazia nei tre ambiti, studio, lavoro, affettività, determinando nei protagonisti di sesso maschile nuove soggettive difficoltà da affrontare e risolvere senza disporre della rete di relazioni e della cultura di base indispensabile.

L’indice annuale del Global Gender Gap evidenzia che, lungo la strada intrapresa, mancano ancora 135 anni al raggiungimento della piena parità tra uomo e donna. “Nel frattempo, la difesa e l’espansione dei diritti delle donne devono restare il prioritario obiettivo civile, politico e culturale delle nostre società”.

Per tentare di intravedere un’ipotesi di soluzione a medio tempore, serve la capacità sociale di portare avanti una discussione sul tema “amatevi”, di evangelica provenienza, capendo che amore e possesso sono termini antitetici; nonché la capacità individuale di mettere in discussione le nostre incertezze, le nostre fragilità, noi stessi.

Dalle capacità generose della politica e da quelle nostre individuali di discussione dipenderanno le sorti di rapporti equilibrati e non degeneranti tra gli uomini e le donne delle nostre comunità.

Massimo Maniscalco

 

[1] Entrambe i virgolettati sono citazione di Giuseppe Savagnone, Se questo è Amore, Tuttavia, 23 11 2023..

[2] Genesi, 2° Capitolo.

[3] Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, 23 11 2023;

[4] Antonio Polito, La Lotta per conservare il Potere, Corriere della Sera, Corriere della Sera, 22 Novembre 2023.

[5] Sergio Mattarella, citato.