Francesco e la massoneria: no!

Francesco e la massoneria: no!

È di questa settimana un intervento del magistero ecclesiale sull’adesione alla massoneria da parte di fedeli cattolici, contenuto in una risposta, al vescovo filippino Julito Cortes, da parte della Congregazione della dottrina della Fede, sottoscritta dal Pontefice il 13.11.2023 (cf. Vatican.va). L’autorevole documento, per quanto indirizzato a una Chiesa locale, coinvolge tutti i Paesi dove esiste una presenza massonica, Italia inclusa.

Su questa linea si comprende la storia della loggia massonica Propaganda 2 (P2), cioè della Massoneria deviata italiana: su un tronco legittimo si possono innestare forme perverse e antidemocratiche, come in tutte le istituzioni. E in questa linea vanno lette anche le analisi sulle nuove logge P (con diversi numeri a seguire); che sembrano riferirsi, per lo più in termini impliciti, al noto “Piano di rinascita democratica” della P2, scritto probabilmente nel 1976 da Licio Gelli (MicroMega, suppl. 3/2002).

Sin dal pronunciamento di Clemente XII, nell’enciclica “In eminenti” del 1738, in più di seicento documenti, la Chiesa ha espresso il divieto di partecipazione e/o collaborazione ad attività della massoneria. Il motivo del divieto è sia teorico che pratico, in quanto la Massoneria professa idee filosofiche e morali contrarie alla fede cattolica, a cui si oppone con le sue attività. Non a caso l’attuale documento parla di “formalmente iscritti e [che, ndr] hanno abbracciato i princìpi massonici”. Anche se si constatano atteggiamenti favorevoli di alcune logge verso la Chiesa (specie all’estero), un cattolico non può collaborare con chi segue un modello di società meccanicistico, in cui la fiducia assoluta nei poteri della ragione esclude ogni riferimento a Dio uno e trino, che ci ha salvato in Cristo Gesù, figlio di Dio fatto carne.

Non va trascurato, infine, che il documento citato presenta un secondo approccio al problema della doppia appartenenza; con questi termini: “Sul piano pastorale, il Dicastero propone ai Vescovi filippini di svolgere una catechesi popolare in tutte le parrocchie, riguardo alle ragioni dell’inconciliabilità tra fede cattolica e massoneria”. È qui il richiamo – a mio personalissimo avviso – a una formazione cristiana che sia “popolare” quindi diffusa e anche completa. L’essere cristiani non interpella solo alcuni temi morali (famiglia, aborto, fine vita, identità sessuale) ma tutta la vita del credente in tutte le sue dimensioni (familiare, relazionale, professionale, sociale, politica, culturale, economica). È il Vangelo che lo richiede: di essere annunciato a tutte le persone, in tutti gli ambienti e in tutti i tempi. E il Vangelo è “una grazia a caro prezzo” perché, come scriveva Dietrich Bonhoeffer, “è l’Evangelo che si deve sempre di nuovo cercare, il dono che si deve sempre di nuovo chiedere, la porta alla quale si deve sempre di nuovo bussare”.

Rocco D’Ambrosio

Pubblicato su www.globalist.it