Israele che deve salvarsi da se stesso – di Massimo Brundisini

Israele che deve salvarsi da se stesso – di Massimo Brundisini

Vorrei subito ringraziare il giornalista Maurizio Blondet per il suo instancabile lavoro di ricerca di informazioni utili a comprendere i tumultuosi tempi attuali. Scorrendo i suoi numerosi articoli, sono stato colpito da un titolo in particolare: “Presentazione del Talmud babilonese con Mattarella e Meloni (CLICCA QUI).

Confesso la mia scarsa conoscenza dei testi sacri, e confesso anche che mi capita a volte di dire, come battuta provocatoria, che se fossi nato in India conoscerei meglio la Bhagavad Gita, se fossi nato in Egitto il Corano (ma dovendo scegliere tra il ramo sunnita e lo sciita, forse deciderei di cambiare religione), ecc ecc

Ho fatto allora una breve ricerca per capire quale importanza potesse rivestire la traduzione parziale di un testo ebraico antico, al punto di meritare la presenza simultanea delle due più rappresentative cariche della Repubblica Italiana, accompagnate tra l’altro da due corazzieri: come conseguenza, le mie perplessità sono molto aumentate. Tra l’altro consiglio di ascoltare attentamente le parole della Meloni che parla di cultura europea.

Innanzitutto è bene sapere che la realizzazione del Progetto Talmud è stata resa possibile grazie al finanziamento del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Il Progetto Traduzione Talmud Babilonese è una Società consortile a responsabilità limitata (Searl) con soci il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Collegio Rabbinico Italiano.

Rosh Hashanah, il  volume presentato, è un testo della Legge ebraica che si trova nella Mishnah, che a sua volta forma la base dei trattati ebraici dei due Talmud, quello babilonese e quello gerosolomitano. È l’ottavo trattato dell’Ordine di  Moed. Il testo comprende le importanti regole del calendario ebraico annuale – insieme ad una descrizione dell’inaugurazione dei mesi – le leggi sulla forma e uso dello shofar e quelle sui servizi liturgici durante la festività di Rosh Hashanah.

Ora, già l’uso di questi termini, per noi un po’ astrusi, mi aveva messo in allerta, ma ho voluto comunque cercare di combattere la mia ignoranza: Torah è la prima parte della Bibbia ebraica (Tanakh) e raggruppa i primi 5 libri attribuiti a Mosé, Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. Il Talmud, parola ebraica che significa letteralmente «studio», è invece la legge “orale”, la compilazione delle interpretazioni rabbiniche della Torah, supporto per le infinite interpretazioni prodotte nel passato, nel presente e anche di quelle future. In sostanza, è una raccolta di disposizioni, commenti e pareri sulle norme etiche, giuridiche e rituali del popolo ebraico, una raccolta datata circa duemila anni.

Quindi, se dovessi dare una mia sintetica definizione del Talmud, direi che sono 37 libri che contengono dispute teologiche tra rabbini vissuti più di 2000 anni fa, spesso con interpretazioni contorte, criptiche e controverse. E allora una considerazione sorge spontanea: la Bibbia è il testo dell’ “occhio per occhio, dente per dente”, ma mi sembra che Qualcuno sia venuto a correggere quella impostazione dei rapporti umani. Ora, poiché è su Quel Qualcuno che si basa il nostro credo religioso, è francamente, a mio avviso, perlomeno bizzarro che lo Stato Italiano debba sovvenzionare una traduzione di un testo che contiene dispute teologiche anacronistiche e fondamentalmente di scarsa utilità. Ma, evidentemente, forse persistono a riguardo sensi di colpa, o, sembrerebbe, complessi di inferiorità, o forse solo un po’ di pigra e interessata piaggeria.

Non commenterò l’articolo di Blondet, dove vengono riportate affermazioni molto pesanti nei confronti dei non ebrei, i goim. Vengono infatti riportati passi che lasciano allibiti, ma non essendo io in grado di verificare quanto scritto, lascio agli eventuali interessati il giudizio ultimo.

Quello che mi viene in mente è che potrebbe essere possibile che da parte degli studiosi della religione ebraica non si sia voluta accettare la grande novità rappresentata dalla venuta di un Salvatore perché tale novità poteva mettere in discussione le prerogative del popolo ebraico che lo ponevano al di sopra degli altri popoli. Gli ultimi eventi ci mostrano come tale presunta superiorità debba confrontarsi con grossi limiti e risulti palesemente non giustificata alla prova dei fatti: lo si evince dall’evidente incapacità politica di risolvere un conflitto pluridecennale, al di là degli ostacoli e delle difficoltà oggettive. E questo, nonostante la grande e riconosciuta intelligenza del popolo ebraico, ma poiché sappiamo che esistono diversi tipi di intelligenza, forse quella che qui è mancata è proprio l’intelligenza politica.

Arik Ascherman, un rabbino israeliano di origine americana che ha fondato l’organizzazione ebraica per i diritti umani Torat Tzedek– o Torah della Giustizia – si è rivolto ai membri di Reform for Human Rights, una nuova organizzazione di ebrei canadesi nel movimento di riforma liturgicamente liberale dedito alla difesa dei diritti umani dei palestinesi (CLICCA QUI).https://www.maurizioblondet.it/assassinii-e-saccheggi-dei-coloni-in-cisgiordania-spiegati-bene-da-un-rabbi/

Ascherman, che trascorre molto tempo in Cisgiordania con attivisti ebrei e palestinesi urbani per creare una “presenza protettiva” contro la violenza dei coloni, è stato recentemente incarcerato per aver violato il divieto di 15 giorni di ingresso in Cisgiordania

Sempre Ascherman, commentando la Torah, e riferendosi all’attuale guerra, ha detto, fra l’altro: “Un giorno usciremo dall’arca (facendo un paragone con l’arca di Noè dopo il diluvio) sia nella comunità internazionale che forse in Israele, e vedremo cosa abbiamo fatto sotto la copertura di questa guerra e per molti anni alcuni di noi saranno indignati. Inizieremo a puntare il dito contro i terribili coloni e i nostri terribili governi. Ma se non avessimo fatto nulla per fermarlo, dovremmo prima di tutto puntare il dito contro noi stessi e dire: “Cosa abbiamo fatto per protestare, per fare tutto il possibile per fermare tutto questo?”. In realtà negli Stati Uniti ci sono molti movimenti che chiedono altre politiche.

Per avere una visione dei fatti molto approfondita, segnalo i testi scritti a due mani da due autorevolissimi esponenti della cultura ebraica: Noam Chomsky, considerato il più autorevole intellettuale del Pianeta, da sempre uno dei più decisi critici delle politiche israeliane, e Ilan Pappé, uno dei maggiori storici del Medio Oriente, nato ad Haifa da genitori ebrei sfuggiti alla persecuzione nazista: si è laureato alla Hebrew University e ha conseguito il dottorato a Oxford. Nel 2005 ha sostenuto il boicottaggio (incluso quello accademico) di Israele e per questo, dopo aver insegnato per anni a Haifa, si è dovuto trasferire in Gran Bretagna, all’Università di Exeter. I testi sono: “Palestina e Israele: che fare?”(CLICCA QUI)    e “Ultima fermata Gaza. Dove ci porta la guerra di Israele contro i Palestinesi”(CLICCA QUI).

Per chi poi vuole considerare Israele come baluardo dell’occidente nello scontro di civiltà, io direi che certe visioni politiche, che portano solo sofferenze infinite e morte, andrebbero sostituite con visioni che possano portare all’incontro di civiltà, il solo modo in cui queste ultime possono onorare il loro nome e il solo modo per evitare finali catastrofici.

Concludo con alcune brevi frasi che mi vengono in mente a commento dei dolorosi fatti attuali: “non si può costruire la propria felicità sull’infelicità degli altri”; “se un violentatore è stato violentato da piccolo rimane comunque un violentatore”, e, ricordando la cultura latina “est modus in rebus.

Massimo Brundisini