“La principale sfida che abbiamo di fronte è salvare l’unità europea, non solo nell’Unione ma in tutta l’Europa[1].”

Stante il clima politico vigente oggi in Italia, appare impossibile ciò che sarebbe altamente auspicabile, che le teste pensanti della Classe Dirigente, Politica, Amministrativa, Imprenditoriale, Sociale si incontrino per cercare di capire come proteggere e salvaguardare la fragile Democrazia italiana.

La Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, persegue una sua strategia politica: essere più forte in Italia, approvando la Riforma “Premierato”, per contare maggiormente nell’Europa del Futuro.

Sembra, oggi, avere scelto la sua strada[2]: essere disposta a fare compromessi con l’attuale realtà, pur di potere pesare di più in Europa; studiando e realizzando una strategia percorribile per diventare parte di una ampia coalizione, incrementale rispetto a quella che, nel quinquennio precedente, ha sostenuto e sostiene Ursula von der Leyen, contribuendo ad esorcizzare la poco probabile affermazione della minoritaria alleanza di Destra.

“Il vero punto debole di questo Governo è l’assenza di un accordo di fondo, oltre al mantenimento del Potere, fra le sue principali componenti, su quale dovrebbe essere la collocazione internazionale dell’Italia, il nostro rapporto con il resto del mondo[3]”; in altri tempi, una tanto plateale divaricazione tra le posizioni della Premier e quelle del suo vice Salvini (vedi Le Pen a Pontida) avrebbe causato una crisi di Governo.

Un paese come l’Italia, necessitante di flessibilità sul tema Economia e riduzione del Debito, di solidarietà sul tema Immigrazione, che non vorrebbe eccessivo rigorismo dal nuovo Patto di Stabilità e  Crescita[4], (con fragilità irrisolte quali debolezza della Politica, debito pubblico, insuperabili difformità regionali, inefficienza amministrativa), che vorrebbe condivisione su dossier quali PNRR, vedrebbe malvolentieri che a governare l’Europa fosse l’alleanza delle destre, negli attuali sondaggi comunque minoritaria, anche perché, ad oggi, in deficit di consenso, contraria decisamente a queste impostazioni, mettendo in difficoltà il Governo in carica e preferirebbe poter contare sui progetti dei Partiti socialdemocratici.

Il fine, politico e non solo personalistico, da oltre 500 anni circa, giustifica i mezzi.

Il 26 settembre, a Palazzo Chigi, dopo il funerale laico del precedente Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e dopo la passeggiata a piedi da Palazzo Madama con il Presidente francese Macron, durante un incontro a due, senza gli Staff, durato 90 minuti, la Premier Meloni si sente apostrofare in modo diretto e senza preamboli: “Devi scegliere se garantire i voti per un bis di Ursula von der Leyen  (insieme al Ppe nel quale milita Forza Italiaed incidere su ogni scelta della futura Commissione, oppure schierarTi  con il fronte del no di Matteo Salvini e Marine Le Pen, ostile ad una nuova Maggioranza Ursula”.

I vantaggi politici sarebbero immediati: incidere sugli equilibri della nuova Commissione, orientare fin d’ora il dibattito sulla riforma del Patto di Stabilità e Crescita e quello sulla strategia europea sul tema Immigrazione, ottenere concessioni da far valere in campagna elettorale, partecipare adesso al gioco che conta.

Con quali approcci: evitando la pretesa di dilazionare ulteriormente la ratifica del Trattato MES; trattando non utilitaristicamente il tema Migranti; garantendo ragionevolezza.

Il presupposto è che i  27\28 voti sui quali conta Giorgia Meloni potrebbero essere utilissimi per la rielezione dell’attuale Presidente della Commissione.

Cosa avrà risposto, magari non subito, la Premier Meloni, per ora, non è dato sapere; ma la prossimità, anche logistica, in occasione di incontri ufficiali, tra la Meloni e Macron, se non è una prova è un  indizio.

Il Governo e la Pubblica Amministrazione non sono lo Stato, ma un Organo\Potere dello Stato, come il Parlamento e come la Magistratura, alla quale ultima spetta il compito di vigilare sull’operato degli altri Poteri per garantire, nell’esame di casi concreti, il rispetto della Costituzione, delle norme Europee e delle Leggi dello Stato.

Si avvicina sempre più il momento sarà  necessario da parte di Giorgia Meloni, che ha dovuto prendere atto degli insuccessi elettorali dei suoi alleati Pis e Vox, sciogliere l’antinomia tra ideologismo e pragmatismo;  seguirà, come auspicabile, la “logica di Governo, che chiede all’Italia di stare in una maggioranza europea a guida Partito Popolare che conterrà i liberali di Macron e probabilmente anche il partito socialista europeo”?. Positivo sarebbe che i tre maggiori Paesi Fondatori dell’Europa, in un frangente tanto delicato storicamente, facessero da blocco aggregante di una maggioranza ampia, consapevole della propria forza trainante a favore di Valori e Visione connotati da Pace, Crescita, Sviluppo, Democrazia, Libertà, Giustizia, Bene Comune e costante miglioramento della Qualità della Vita della Comunità Europea. .

“Il vero pericolo: l’offensiva da destra che sarà il vero rumore di fondo delle Europee[5].”

Con le Elezione del 15 Ottobre, “la Polonia è tornata in Europa[6]”, secondo  indizio, dopo quello di Vox in Spagna, coinciso con la prima smentita delle posizioni di FdI dopo il 25 Settembre 2022: sono sufficienti per pensare che le Agende anti UE non paghino?

Difficilmente, altrimenti, i delicati attuali equilibri di Governo italiani reggeranno al logoramento dei prossimi sette mesi. Sullo sfondo, con sorniona lievità e probabile condivisione, si affaccia una ipotesi, resa anche possibile dalle coincidenze temporali:

Che Ursula von der Leyen possa prendere in considerazione l’idea di restare a Bruxelles ancorchè cambiando sede,  cioè sostituendo Stoltenberg, in scadenza di mandato, ne suo ruolo alla Nato.

Che a presiedere la Commissione Europea possa essere eletto, un personaggio davvero illustre e capace, l’italiano Mario Draghi, che la Presidente von der Leyen ha chiamato a predisporre uno studio sul Futuro dell’Europa che sarà e con il quale non dovrebbe essere difficile, per la Presidente del Consiglio italiana, andare d’accordo.

Massimo Maniscalco

 

[1]  Vertice di Granada, Ottobre 2023.

[2]  Come adombrato nelle due precedenti riflessioni sullo stesso tema di quella odierna, pubblicate su queste colonne CLICCA QUI e CLICCA QUI.

[3] L’immigrazione e gli europei legati l’uno all’altro, in PoliticaInsieme.com, 7\10\2023; Angelo Panebianco, Le nostre pericolose fragilità, Corriere della Sera, 6 Ottobre 2023.

[4] Il nuovo Patto di Stabilità è una rivoluzione. Dovremmo essere grati a Gentiloni, Francesco Giavazzi, Il Foglio, 14 Ottobre 2023. “Nel nuovo Patto di Stabilità e crescita c’è una novità che non sempre viene colta: le Regole non attengono più al deficit ma alla spesa; differenza fondamentale perché con queste Regole, in caso di recessione, non è più necessario fare correzioni al Bilancio; si può continuare a spendere, al netto delle componenti cicliche, tipo sussidi di disoccupazione; autentica rivoluzione rispetto al precedente patto, della quale l’Italia dovrebbe essere grata al Commissario Gentiloni, che ha fatto prevalere questa Regola sulle precedenti;  Infatti, i Paesi rigoristi del Nord vorrebbero che comunque il deficit non superasse un certo livello ogni anno, ma questo è contrario alla Regola sulla spesa, perché il deficit deve proprio poter superare quel livello, se c’è una ragione per farlo”.

[5] Massimo Franco, Il muro europeo che separa Salvini dagli Alleati, Corriere della Sera, 11 Ottobre 2023.

[6] Tusk sarà, quasi certamente, il nuovo Capo del Governo di una Polonia che si considera moderna, europea, tollerante, democratica, cambiando tono, atteggiamento, una certa idea del modo polacco di stare nell’Unione Europea.