Benvenuti a casa di Alberto Sordi – di Giuseppe Careri

Benvenuti a casa di Alberto Sordi – di Giuseppe Careri

“Mi dispiace, ma io so io e voi nun sete un cazzo”! E’ la celebre frase di Gioacchino Belli pronunciata nel film dal Marchese del Grillo, interpretato da Alberto Sordi, rivolta al popolo romano che accetta i soprusi con fiducia in attesa del riscatto finale. Il film è uno delle centinaia interpretati dal grande attore romano nato nel lontano 1920 e scomparso nel 2003 all’età di 83 anni.  Alberto Sordi riposa al cimitero monumentale del Verano della città eterna.

La sorella dell’attore e la Fondazione Alberto Sordi, nata nel 2001 allo scopo di diffondere e valorizzare la storia artistica e umana dell’attore, hanno deciso di aprire le porte della storica villa di fronte a Caracalla dichiarata di interesse culturale e sottoposta al vincolo dei Beni Culturali. La mostra allestita nel museo della villa illustra tutta la vita artistica di Alberto Sordi con gigantografie, film e una documentazione capillare della carriera artistica e umana del grande attore romano.

Accanto alle gigantografie di Alberto Sordi, dei suoi tantissimi film e di partecipazione a spettacoli televisivi, la mostra racconta sin nei particolari lo snodo della carriera di Alberto Sordi in una Italia che cambia dopo i tumultuosi avvenimenti della seconda guerra mondiale.

Alla fine degli anni quaranta, esattamente il 1 gennaio 1948, l’Italia ha una Costituzione nuova di zecca nata dopo il disastro della seconda guerra mondiale. Inizia così, faticosamente, con sacrificio e abnegazione la ricostruzione industriale e culturale a cui si affiancano il cinema e la televisione che entra di prepotenza nelle case degli italiani a partire dal 3 gennaio del 1954, dopo 7 anni di sperimentazione a Torino e Milano. Arriva così il miracolo economico italiano rappresentato dalla ricostruzione delle macerie e dai primi elettrodomestici che entrano nelle case degli italiani e, nel 1955, dal colosso automobilistico della Fiat di Agnelli che presenta i suoi simboli e i suoi primi gioielli tra i quali spicca in quegli anni la Fiat 600.

Il cinema si assume, a sua volta, il compito di raccontare una nazione fuori ormai dalla retorica fascista del recente passato attraverso la genialità e il mestiere di Maestri del cinema come Federico Fellini, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica che inaugurarono la stagione del cinema di denuncia attraverso capolavori come Roma Città aperta interpretata da attori presi dalla strada e dalla grande Anna Magnani.

In questo periodo neorealista, Alberto Sordi partecipa da attore con i suoi slanci generosi e le sue miserie. Nel 1952, con Federico Fellini gira lo Sceicco Bianco e subito dopo, sempre con Fellini, interpreta i Vitelloni con la famosa scena dell’incontro con gli operai che Sordi sfotte con una pernacchia ed è poi costretto a fuggire perché la sua auto si ferma e gli operai lo inseguono per malmenarlo.

L’anno successivo Alberto Sordi ottiene un successo clamoroso con il film “Un americano a Roma” di Steno nella parte di Nando, l’americano del Kansas City, una parodia dei costumi americani che gli italiani conoscono appena. In questo film Nando fa la parodia grottesca e assai divertente della vita americana entrata prepotentemente anche nel vivere italiano. Ricordiamo la scena memorabile di Sordi seduto a tavola con un piatto di spaghetti: “Maccaroni, voi mi avete provocato e io adesso me te magno”.

La commedia italiana si inserisce così nei progressi della democrazia e delle misure di carattere sociale che prepotentemente si affacciano anche nella politica italiana. Grazie a Marisa Merlin, con la legge 20 febbraio 1958, l’Italia dice addio alle case di tolleranza introducendo i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.  Nelle sue interpretazioni Sordi mostra tutta la sua bravura quando fa il furbastro di periferia nei panni del sottoproletariato, ma conserva pur sempre la sua umanità felliniana e la sua italianità. Negli anni ’60, Alberto Sordi diviene così uno degli interpreti più significativi della cinematografia insieme a Gassman, Manfredi, Tognazzi, Mastroianni. La commedia italiana, scrive Monicelli in quegli anni, tratta temi comici, divertenti, ironici e umoristici che sono invece spesso drammatici. Alberto Sordi è l’incarnazione dell’uomo medio, con le sue furbizie, le sue paure, le meschinerie e la viltà dei piccoli uomini, ma con lampi inaspettati di coraggio e di solidarietà, come nella Grande Guerra di Monicelli, nello splendido Tutti a casa di Luigi Comencini e di Una vita difficile di Dino Risi.

Nella nel museo, Sordi viene rappresentato come uomo di spettacolo anche nel mondo televisivo. Partecipa infatti a un programma di Canzonissima dove accetta di ballare il Tuca Tuca con Raffaella Carrà, che al Vaticano non era piaciuto affatto. Nel Tuca Tuca, l’attore romano ormai affermato, sfiora i seni con la punta delle dita senza però toccarli e sdoganando, di fatto, il ballo bocciato dal Vaticano.

Ci fu poi la sua partecipazione a Studio Uno dove l’attore ballò con le sorelle Kessler. Nel divertente siparietto con Mina Sordi le si rivolse in maniera esilarante. Disse: Mina…. Quanto sei bella! Sei grande, grande. Sei na fagottata de robba!!!

Dopo i successi cinematografici e televisivi di Alberto Sordi a partire dal dopo guerra, l’Italia attraversa, dopo il miracolo economico, un periodo di turbolenze sociali e politiche. Dopo il miracolo economico l’Italia affronta la protesta di piazza degli operai e degli studenti nel ’68, a cui seguono l’anno successivo le manifestazioni dei metalmeccanici. Ci fu poi la strage di Piazza Fontana che provocò la morte di 17 persone e 88 feriti; seguì la strage di Piazza della Loggia a Brescia e sul treno Italicus nell’agosto del 74, e poi i referendum per l’aborto e il divorzio con manifesti dell’epoca e didascalie esaurienti.

La mostra nella villa di Alberto Sordi si snoda attraverso tutti gli avvenimenti storici che ha attraversato l’Italia dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri. In tutti quegli anni Sordi interpreta tanti film di successo, come un detenuto in attesa di giudizio di Nanny Loy, Polvere di Stelle con Monica Vitti diretto dallo stesso Alberto Sordi sul mondo dell’avanspettacolo che lui conosceva perfettamente, soprattutto per le sue interpretazioni di Padre Pio e del “Compagnuccio della parrocchietta” che tutti gli italiani ricordano ancora con simpatia“.

La mostra al museo della Villa di Alberto Sordi continua fino al 22 novembre.

Giuseppe Careri