Il voto di Monza e la conferma della crisi di un intero sistema

Il voto di Monza e la conferma della crisi di un intero sistema

Ambienti della politica monzese, dall’ una e dall’altra parte, dalla destra e dalla sinistra, pronosticavano e speravano che almeno il 30% degli elettori si recasse alle urne per la “suppletiva” diretta ad eleggere il successore di Silvio Berlusconi a Palazzo Madama.

Ci si è fermati, nel computo complessivo dei 55 Comuni della Provincia di Monza e Brianza, al di sotto della soglia del 20%. Contro il 70 di affluenza al voto del 25 settembre dello scorso anno.

Per i “forzisti” che si sono buttati a dichiarare il loro entusiasmo per la vittoria(?) di Galliani e, addirittura, a celebrare la resurrezione del loro partito, l’astensione paurosa registrata sembra essere un particolare trascurabile.
Vince Galliani, ma, in effetti, perdono tutti, Galliani compreso, perché a perdere sono, anzitutto, la politica e la democrazia.

Perdono i candidati che, a cominciare dal “vincitore” e dallo stesso Cappato, non hanno “attratto” elettori, perdono le coalizioni e le singole forze che le compongono. Perde l’opposizione, ma, in fondo, perde soprattutto una maggioranza narcisisticamente tronfia di sé stessa. Perde il principio di rappresentanza democratica.

Viene eletto un senatore pienamente legittimato dal punto di vista istituzionale, ma politicamente dimezzato, sostenuto dal consenso di meno del 10% dei 700.000 elettori chiamati ai seggi. Perde un sistema politico che, paradossalmente fallisce proprio nella misura in cui si conferma nella sua logica di polarizzazione ed è talmente rattrappito su di sé da creare disaffezione e fastidio in gran parte degli italiani, per quanto le cose siano andate meglio sia a Trento ed a Bolzano che a Foggia. Dietro Galliani e Cappato si piazzano altri sei candidati, tutti tra l’1 ed il 2%, a cominciare da Cateno De Luca che, nella sua presuntuosa crociata nordista, ha raccolto meno delle briciole.

C’è, però, chi – da vero “uomo del fare” – ha la soluzione in tasca e propone un rimedio tanto semplice quanto drastico e risolutivo d’ un botto. Basta abolire le elezioni – le “suppletive”, ben inteso – e prevedere per ogni collegio un supplente…..sperando che a nessun eletto tocchi come supplente un “menagramo” che gli tolga il sonno… Ma c’è’ poco da ironizzare. C’è solo da vergognarsi a vedere la crisi della nostra democrazia e di una classe dirigente, e al mondo della comunicazione del tutto indifferenti al significato del messaggio comunque lanciato dai mancati elettori.

Su numeri talmente risicati è quasi proibitivo analizzare flussi elettorali e quant’ altro suggerisca alcunché sulla stato di salute delle singole forze politiche, eppure anche su questo sarà necessario tornare e non solo guardando a Monza.