Migranti ed economia: la Meloni stretta da tutte le parti – di Giancarlo Infante

Migranti ed economia: la Meloni stretta da tutte le parti – di Giancarlo Infante

Speriamo che il ritorno a Roma del Ministro Mario Piantedosi non debba finire come quello di Vittorio Emanuele Orlando destinato poi a dare la stura al “mito” della “Vittoria mutilata”. Orlando e il suo Ministro degli esteri, Sonnino, infatti, furono costretti a tornare alla Conferenza di Parigi sulla sistemazione del Primo dopoguerra.

Più prudentemente, Piantedosi, sia pure con la teatralità di non partecipare all’incontro ufficiale organizzato per la firma del Patto europeo sui migranti, è tornato a Roma per un esame del piano di mediazione avanzato dalla Germania. Immaginiamo, per un pieno coinvolgimento di tutto il nostro Esecutivo.

E così vedremo come il Governo riuscirà a passare la “porta stretta” di una situazione davvero complicata. da cui traiamo la conferma della necessità di muoversi con fermezza, sì, soprattutto ora che tutti dicono di non voler lasciare sola l’Italia, ma anche con capacità diplomatiche. Che poi sono quelle che risolvono i contesti più complicati.

Il rischio è che non sia D’Annunzio a parlare di “Vittoria mutilata”, ma che lo faccia l’intero Governo preso com’è a fare i conti con chi la spara più grossa per guardare alle prossime elezioni europee, inevitabilmente destinate ad  essere fortemente influenzate dalla vicenda emigrazione. E  Matteo Salvini ha appena dato qualche assaggio al riguardo.

L’Italia ha già una serie di questioni aperte con Bruxelles. Il Pnrr, il Mes, il debito pubblico, cui si aggiunge in queste ore la necessità impellente di sforare assolutamente il bilancio. Temi che possono davvero mettere a repentaglio le sorti del Paese, a partire da quelle che riguardano la stessa maggioranza. Non è un caso se il Ministro Giancarlo Giorgetti, tirando la coperta all’insù verso la testa per lo sforamento, si sia affidato alla comprensione degli altri europei affinché ci sia possibile non scoprire del tutto i piedi. Chi pensa, allora, di riuscire a tenere distinte, sui numerosi tavoli aperti, le diverse tematiche rischia di fare un grande errore pratico, e di prospettiva. Difficile non comprendere le oggettive difficoltà in cui si trova Giorgia Meloni.

In occasione dell’incontro di ieri è venuta, in ogni caso, la conferma di chi siano i veri “nemici” dell’Italia. Purtroppo per lei, e per noi, coincidono con i principali alleati, sul piano ideologico e politico, di Giorgia Meloni. E cioè quell’Ungheria e quella Polonia che, sia pure in maniera diversa, si mettono di traverso ed impediscono qualunque ragionevole, ed equa, soluzione unitaria, per la redistribuzione dei migranti da accettare come rifugiati. Solo Budapest e Varsavia hanno espresso la loro totale contrarietà a partecipare alla redistribuzione, anche se è questo un tema su cui si vota a maggioranza.

E’ certo che la posizione italiana è importante. Anche perché, al momento, il nostro Paese costituisce una delle rotte mediterranee più importanti su cui si muovono i migranti alla ricerca del passaggio in Europa. Interessati molto più al resto del Vecchio continente che all’Italia. E questo ce lo dicono i dati ufficiali in grado di raccontare che i paesi con la più alta accoglienza di rifugiati sono la Germania con il 24%  la Francia con il 15%, la Spagna con il 13% e l’Austria 12%.

Non abbiamo, insomma, dalla nostra parte i numeri per fare solo la voce grossa. Se non nel caso degli sbarchi e di tutto ciò che essi implicano a livello di prima accoglienza, determinazione del rispetto delle norme internazionali sul riconoscimento dei diritti dei richiedenti asilo e sui rimpatri. E su questo le ragioni da vendere sono inequivocabili, al punto che giustamente riceviamo sempre più esplicitamente la solidarietà del resto d’Europa. Ad eccezione però degli alleati di Giorgia Meloni. Che a questo punto deve decidersi se intenda solo restare in campagna elettorale o meno. E, ad esempio, smetterla con questa storia delle Ong che, come sappiamo da tempo, raccolgono in mare solo il 10% dei migranti salpati dal Nord Africa. Su questo tema, la Germania, rea di aver finanziato un paio di queste Ong, ha risposto per bocca della sua  Ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, cui non sfugge la “sfida ” in cui è impegnata l’Italia. Ma comunque ribadendo che “ogni vita ha un valore e ogni persona annegata non è solo un numero nelle statistiche ma un padre, un figlio, un amico. Almeno 2.300 persone sono morte dall’inizio dell’anno: sono 2.300 destini, persone, speranze per un futuro migliore. Questo non deve diventare routine”. Ovviamente, anche in Germania è in corso una campagna elettorale e da quelle parti, come dalle nostre, tutti devono tenere assieme logica politica e propaganda.

Ecco è proprio questo il punto, e senza ricordare tutto il resto per cui l’Italia ha bisogno dell’Europa, c’è da chiedersi: vogliamo cogliere ogni possibilità che ci viene offerta per partecipare ad un corale impegno in materia di migranti o continuare con una retorica che già in passato all’Italia è costata tanto?

Giancarlo Infante